"Quindi avete diciott'anni, giusto?" Chiese Antares.
"Sí."
Lui distribuii i piatti di riso al pomodoro sul tavolo della cucina. Aveva sei sedie, tre per lato.
"Io in realtà li compio a ottobre." Disse Akash.
Dopo aver distribuito tutti i piatti, ci fece accomodare. Lui era al terzo posto nella fila sinistra, io al terzo della fila destra. In poche parole, eravamo l'uno davanti all'altra.
"Spero che vi piaccia il riso." Disse Antares.
"Molto buono, grazie." Rispose Diana di fianco a me, che si stava giá strafogando di forchettate.
Liam era di fianco a lui. "Antares, sei molto gentile a darci un piatto caldo e un posto dove dormire, ma noi dovremo riandare a Stoccolma. Son giá passati due giorni, e alla Hills le sará preso un infarto non vedendoci arrivare. Quindi abbiamo bisogno di ritornare a Stoccolma l'indomani."
L'uomo sorrise e si mise a ridere. Cazzo che bella risata.
"Sapete, io vivo qui da tempo, ma non son mai riuscito a uscire da qui. La foresta è tutta uguale, ed è impossibile uscirci."
Harley s'impanicó. "E allora che facciamo?"
"Non lo so." Rispose serio lui. "Ma di tutti gli esploratori che sono usciti da casa mia cercando di tornare a Stoccolma, pochissimi sono veramente tornati in cittá."
"Cosa ci consigli?"
"Di stare qui. Vi insegneró con semplicità come difendersi e sopravvivere nella foresta anche per anni. Poi potrete andare."
Liam annuí, convinto. "Hai ragione."
"Quanto tempo ci serve?" Chiese Akash.
"Due settimane bastano."
"Due settimane?!" Esclamó Harley.
"Se volete apprendere al meglio, anche di piú." Rispose Antares alzando le spalle. Prese un altro boccone di riso e lo mangió.
Si accorse che lo stavo guardando e sorrise schiudendo le labbra.
Non avevo mai arrossito, e non sapevo se ne ero capace, ma per sicurezza abbassai lo sguardo verso il mio piatto.
Dopo cena andarono tutti a vedere la tv.
"Hai campo?" Chiese Liam.
"No, ma Netflix funziona lo stesso." Rispose Antares.
Cosí Diana, Akash, Harley e Liam occuparono il divano. Cercai di mettermi anch'io, ma nessuno voleva farmi posto. Pazienza.
La nebbia grigia che aleggiava sulla Demoniaca c'era ancora anche nel buio piú pesto. Dalla finestra della porta vedevo tutta lo spiazzo e il bosco. Era un po' inquietante, ma anche interessante.
In lontananza vidi un alce che trotterellava. Poi, quando cominció a piovere, decisi che sarei andata in camera.
Mi girai, ma mi trovai davanti due occhi viola.
Non mi spaventati piú di tanto, ma stavolta erano molto vicini. Il mini corridoio era buio, e dalla luce della tv in sala vedevo solo un pezzo di guancia, naso e labbra.
Antares era inclinato in avanti, per sostenere la mia altezza.
Insomma, lui era alto forse due metri e io ero solo uno e settantacinque.
"Ha bisogno di qualcosa, nebbiolina?" Chiese con la sua voce calda. Sentivo il suo respiro profondo che mi sfiorava il naso. Era a tre palmi di distanza da me, e aveva un odore di muschio inebriante.
"Ancora con questo soprannome?"
"Sí, mi piace."
"Be' a me no. E poi, perché nebbiolina?"
Mi prese con una sua enorme mano la guancia, sempre con una delicatezza divina.
"Un giorno lo capirai." Disse, e tolse a malincuore la mano dalla mia guancia.
"Tutti hanno preso uno dei quattro letti, vero?" Chiesi.
"Sí. Se vuoi puoi dormire in camera mia."
"È camera tua, spetta a te. Dormo sul divano, tranquillo."
"Se vuoi puoi dormire con me."
Sorpresa, sgranai un po' gli occhi. Non so perché, ma mi fidavo di lui.
"Ti potrei disturbare..."
"Vieni." Mi prese delicatamente per mano e salimmo le scale.
La sua mano era cosí grande e calda, in confronto alla mia, piccola e fredda.
Entrammo nella sua camera chiusa.
Aveva le pareti in legno, insieme a soffitto e pavimento. In un angolo c'era una scala a pioli che terminava con una botola che portava al tetto. A destra c'era il letto, enorme e lungo tra due comodini. All'angolo sinistro c'era l'armadio, e tra lui e la porta uno specchio. Il resto era pieno di tavolini con sopra delle tele o dei fogli girati, e in mezzo alla stanza c'era un tappeto rosso. Tra armadio e la scala a pioli c'era la porta che conduceva al bagno.
"Fa come se fossi a casa tua." Disse semplicemente, e andó verso l'armadio.
Mi avvicinai al letto, e stavo per fargli una domanda ma decisi di tacere quando si tolse il mantello.
Vidi distrattamente la sua bellissima schiena nuda, ma non vidi il suo petto. Il mantello, infatti, ti faceva vedere solo gli addominali, ma non anche i pettorali. Era la prima volta che vedevo un uomo mezzo nudo.
Sentii lo sguardo di Antares su di me quando ero girata a guardare dalla parte opposta.
Poi lo sentii indossare qualcosa e mi girai. Ora indossava una maglietta a maniche corte bianca e dei pantaloni lunghi fino al ginocchio neri.
I suoi capelli lisci e corvini erano liberi sulle sue spalle, come prima.
"Non credo di avere vestiti della tua taglia nebbiolina, ma se vuoi ti do una mia maglietta." Disse.
Perché ogni volta che diceva nebbiolina tremavo?
"Emh, va bene..." Mormorai.
Riaprii l'armadio e prese una maglia uguale alla sua, peró nera.
Si avvicinó e me la diede gentilmente. Ora, sotto la luce della lampada appesa al soffitto, avevo notato che aveva le orecchie leggermente a punta e i canini lunghi qualche millimetro in piú del normale, ma non mi fece paura.
"Se vuoi vai in bagno a cambiarti." Disse.
Andai in bagno e mi misi la maglietta. Era veramente larga per me, mi arrivava fin sotto il ginocchio, e quindi decisi di togliere i pantaloncini. La maglia odorava di muschio e di uomo. Uscii e trovai Antares sul letto, seduto come se fosse Cleopatra.
Merda, merda, merda... Perché è cosí sexy?
Ma che pensieri mi vengono in testa?
"Perché arrossisci, nebbiolina?"
"Niente."
Cazzo. So arrossire.
Sorrise gentilmente e mi fece spazio, chiedendomi che lato preferivo.
Io gli dissi il sinistro, e lui andó sul destro.
"Sei stanca?"
"Un po'..."
"Dormi tranquilla." Disse, accarezzandomi gentilmente la testa per qualche secondo.
Tremai.
"Ti dò fastidio quando ti tocco?" Chiese.
"No, stai tranquillo."
"Ok."
In poco tempo mi addormentai nelle lenzuola calde, e tra il profumo inebriante della maglietta di Antares.
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Il Demone di Stoccolma
Mystery / ThrillerUna delle leggende urbane piú spaventose della Svezia è quella del Demone di Stoccolma; un essere mutaforma che abita nei boschi cupi e selvaggi della cittá e rapisce le persone per usarle come cavie nei suoi terribili esperimenti. Un gruppo di ami...