Sapore di lavanda

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"Dobbiamo andare a cercare nel bosco." Disse Antares mentre si preparava il latte caldo con lo zucchero. "Non l'avrá preso da molto."
"E come fai a saperlo?"
"Il sangue era fresco, e la volpe ha smesso di respirare quando sono entrato."
Bevve un sorso. "La finestra era coperta di sangue, l'avrá trascinato via da lí."
"Io nel bosco non ci vado, ok?" Rispose Harley, decisa.
"Infatti andremo in gruppi. Tu, Liam e me andrete a est. Diana e Scarlett a ovest. Diana, non avevi detto che tu facevi tiro con l'arco?"
"Sí."
"Te ne presteró uno insieme a una faretra."
In poco tempo eravamo giá tutti armati e pronti per andare. Antares ci diede anche una fotocamera per riprendere eventuali scene troppo terrificanti da descrivere.
Io e Diana partimmo, subito dopo anche Antares e gli altri.
Nel bosco Diana aveva l'arco con la freccia caricata, ma lo teneva basso. Io avevo il coltellino svizzero in tasca.
"Diana, tu che ne pensi?"
"Di che?"
"Di questa situazione."
Sospiró. "Sinceramente non lo so. Non mi fido completamente di Antares, ma ci sta aiutando. E credo che Akash lo vedremo morto sicuramente, anche se non capisco perché questo Demone debba lasciare animali morenti in giro."
"Del Demone di Stoccolma ho ascoltato tutte le fonti piú attendibili del web, e nessuna diceva che lasciava cadaveri animali in gir-"
Inciampai su qualcosa di morbido. Un... Corpo?
Diana mi aiutó a rialzarmi, per poi spaventarsi di colpo e fare un passo indietro.
"Che cazzo è?!" Urló.
Mi girai, e mi accorsi di essere inciampata su un cadavere umano. Era coperto di aghi secchi, cosí con un bastone lo scossi per toglierle.
Quello non era un cadavere qualsiasi.
Era Akash.
Aveva gli occhi cavati, la mandibola storta, la schiena aperta e una gamba mozzata.
Vicino a lui c'erano delle candele spente, e sulla testa erano appoggiate delle corna di capra.
Diana mi passó la fotocamera mentre andata a vomitare. Gli feci due foto, e decidemmo di tornare alla casa di Antares.
Aspettammo un'ora e arrivarono.
"Trovato qualcosa?" Chiese Liam.
"Voi?"
"Il bosco è pieno di volpi impiccate da quella parte." Rispose Harley, facendoci vedere delle foto. Avevano tutte delle corna di capra affianco o posate sulla testa. Alcune erano divorate dai serpenti neri.
Feci vedere a loro cos'avevamo trovato.
"Akash?!"
"È lui."
"Dove lo avete trovato?" Chiese Antares.
Ci seguirono fino al punto stabilito, ma del cadavere di Akash non c'era traccia.
"Cazzo era qui!" Esclamó Diana.
"Per questo vi ho dato la fotocamera. I mostri tendono a farlo." Disse Antares.
"E ora che dobbiamo fare?"
"State piú attenti la notte e non uscite. Non sappiamo se Akash era andato fuori oppure stava dormendo quando l'hanno ucciso."
Liam deglutì. "Lui era sonnambulo, magari era uscito mentre dormiva..."
"Speriamo solo che questa teoria sia vera. Ora andiamo in casa."
Non vidi piú Antares fino a metá pomeriggio, dove lo trovai in camera sua che disegnava su una delle tele.
Finalmente le avevo viste girate. Aveva uno stile elegante e delicato, attento ai minimi dettagli. I suoi non erano semplici disegni, ma capolavori.
La stereo era accesa su una canzone metal di una band che conoscevo fin troppo bene.
"Ascolti i The Hivers?" Chiesi sulla soglia della porta.
Lui si giró di scatto, guardandomi e spegnendo la stereo. "Da quanto tempo sei qui?"
Feci un piccolo passo indietro. "Qualche secondo..."
Quando vide che mi ero allontanata sorrise. "Scusa, non volevo sembrare aggressivo. Entra pure."
Entrai e chiusi la porta. Stava disegnando con una matita su una tela grande, ma era seduto e stava completando la parte inferiore. Rappresentava una lince sdraiata sulle radici di un albero secolare piantato sulla curva spigolosa di una montagna. Il paesaggio era il protagonista, cupo e misterioso, e la lince si vedeva appena.
"Sei bravissimo a disegnare." Dissi.
"Grazie. Mi aiuta a rilassarmi e a pensare lucidamente."
Mi avvicinai fino a che non gli fui affianco per ammirare la tela da vicino.
Lui continuó tranquillo, mentre andavo a vedere anche le altre tele piú piccole e i suoi schizzi sul suo quaderno.
Sfoglia delicatamente le pagine. Disegnava veramente bene gli occhi, che riempivano metá dello sketchbook.
"Come fai a disegnare cosí bene? Soprattutto gli occhi... Sono fantastici."
Lui si fermó per guardarmi. "Vuoi che ti insegno a disegnare?"
Riflettei guardandolo. Sorrisi. "Se per te non è un problema..."
Tolse la grande tela e la scambió con una delle stesse dimensioni, riempita completamente con diversi tipi di occhi.
"Questa la continuo da tre anni, e ogni giorno cerco un nuovo modo per rendere ogni occhio che disegno unico. Saró felice di averne anche uno o piú disegnati da te." Disse, e si picchiettó una gamba due volte.
"Siediti."
Lentamente mi sedetti sulle sue ginocchia, mentre il suo odore di muschio mi inebriava le narici. Il suo petto era contro la mia schiena, i suoi capelli neri mi sfioravano le guance e il suo respiro caldo mi accarezzava la testa.
Mi porse la matita e la impugnai con la sinistra.
"Scusa, sono mancina..."
"Tranquilla, io so scrivere e disegnare con entrambe."
La sua mano sinistra mi sfioró il braccio, fino ad arrivare ad abbracciare la mia, adattandosi all'impugnatura.
La sua mano era veramente enorme in confronto alla mia, e anche calda, morbida e leggermente ruvida.
Mi diede un paio di indicazioni mentre guidava la mia mano verso la tela e cominciava a creare la base dell'occhio.
Sentivo la sua voce profonda e calda sul mio orecchio, e cercavo di concentrarmi.
Finito l'occhio mi lasció la mano.
"Prova tu." Mi sussurró, sorridendo.
Ne feci uno affianco con le indicazioni di Antares, e in effetti venne carino.
"Sei brava." Disse.
Gli ridiedi la matita. "Grazie."
Lui l'appoggió sulla scrivania e mi abbracció i fianchi. La mia schiena rilasció brividi caldi.
Con una mano mi spostó i capelli da un orecchio, poi sentii il suo respiro premere sul timpano.
"Non devi ringraziarmi, nebbiolina." Sussurró con la sua voce morbida e seducente.
Spostó le sue labbra sulla mia mascella e cominció a lasciarmi baci umidi. Poi gentilmente passó al collo.
Presi con entrambe le mani quella di Antares che mi teneva la pancia e la strinsi, mentre le sue labbra mi facevano venire brividi di piacere. Il fiato divenne affannato. Cercai di non gemere quando mi bació la parte laterale del collo.
"Antares..." Lo chiamai, ansimando.
Cominció a leccare la mia pelle e a morderla dolcemente.
A un certo punto si fermó sotto il mio mento. Sentivo il suo fiato caldo, mentre con le narici mi annusava.
"Sai di lavanda, nebbiolina." Sussurró, prima di continuare a mordermi e a baciarmi.
Quando raggiunse un altro punto sensibile gemetti e lui si fermó per la fortuna di dio, sennó sarei morta di bellissimi brividi. Fermandosi aveva rallentato la presa alla mia pancia.
Non so cosa mi passó per la testa, ma mi alzai di scatto e mi allontanai di qualche metro. Mi avviai camminando all'indietro alla porta, fino a che non trovai la maniglia.
Lui si giró, guardandomi. Il suo sguardo affascinante era ridotto in un misto di confusione, rimorso e tristezza.
Presa dai sensi di colpa uscii subito dalla stanza, chiudendo la porta.
L'ho ferito. Non avrei dovuto andarmene cosí.
Scesi giú per le scale, andando a mangiare qualcosa cercando di dimenticare.

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