Passarono altri due giorni. Facevamo come se nulla fosse successo, come se Akash non fosse mai esistito. Io pensavo che almeno Liam avrebbe provato un po' di tristezza, ma non sentii piangere nessuno e in nessun loro volto vidi il senso di colpa. Tutti i miei migliori amici erano dei falsi bugiardi anche con loro stessi.
Una sera Antares aveva preparato un piatto che ad Akash piaceva molto, la piadina con piccante e pollo. Glielo avevo detto io, solo come esperimento per vedere come reagivano Diana, Liam e Harley, non per affetti personali.
Non dissero nulla. Non piansero, e non lo nominarono. Quando gli dissi che quello era il piatto preferito di Akash, Liam aveva alzato le spalle.
Io avevo alzato gli occhi al cielo, colpita dallo schifo della loro falsitá.
Antares continuava a darci dritte su come sopravvivere nel bosco, ma ormai lo faceva una mezz'oretta al giorno perché preferivamo riposarci. Io in realtà volevo vivere a casa di Antares per sempre.
Non per lui, ma per il luogo, la struttura... La prima volta che ci entrai fu come se tornassi a casa. Nella mia vera casa.
La foresta faceva paura a tutti, ma a me invece piaceva. Mi sentivo piú forte nell'affrontare gli altri circondata tra i pini e gli abeti della Demoniaca.
Passavo i giorni disegnando con Antares e conoscendolo meglio. I miei amici mi disprezzavano, in una situazione simile non mi degnavano nemmeno di uno sguardo.
Uno di quei due giorni stavamo parlando in sala. Era notte e nessuno ci sentiva.
"Tu da quanto sei qui?"
"Nella foresta? Non lo so... Forse da quando sono nato."
"Non hai mai visto Stoccolma?"
"Ne ho solo sentito parlare dagli esploratori che sono passati, ma non vorrei andarci."
Continuammo a guardare il film.
"Vuoi qualcosa da mangiare?" Chiese.
"No, grazie."
Dolcemente mi prese il retro delle ginocchia e posó le mie gambe sulle sue.
Istintivamente gli cinsi il collo per tenermi in equilibrio. Antares cinse con una mano il retro della mia testa, mentre con l'altra mi accarezzava un ginocchio.
Si avvicinó a un palmo da me.
"Non devi ringraziarmi." Sussurró, e lasció andare la testa gentilmente.
Cazzo, il suo odore, la sua voce, le sue mani... Ogni volta che mi toccava impazzivo.
Appoggiai la testa qsulla spalla, ci arrivavo perché ora ero un po' piú in alto, mentre lui mi accarezzava con una mano le gambe e con l'altra la schiena.
Dopo un po' mi sdraiai. Lui mi fece fare e continuó ad accarezzarmi le gambe ma con entrambe le mani.
Finito il film lasciammo i titoli di coda.
"Ti è piaciuto?" Mi chiese.
"Sí." Sorrisi.
Con gentilezza mi prese le gambe con una mano e le alzó, per poi posarle sul divano. In due secondi me lo ritrovai ai piedi, appoggiato al divano con braccia e gambe.
Si avvicinó gattonando verso il mio volto.
Quando arrivó sopra la pancia la sfioró con una mano, alzando la maglietta. Era fredda e ogni suo tocco mi provocava brividi.
Cominció ad accarezzarla dolcemente. La mia pancia era magra e la sua mano era grande quanto metá di essa.
Mi guardó in cerca di una conferma, se lui poteva toccarmi. Annuí ansimando.
Si abbassó per baciarla, e dopo la morse leggermente. L'altra mano salí fin sopra la maglietta, accarezzandomi lo sterno, ma non andando sul mio seno.
Lui bació la mia pancia per un po', lasciandomi anche dei deboli succhiotti, mentre rabbrivivo sotto di lui. Quando mi morse un fianco inarcai di poco la schiena.
Lui smise di baciarmi e mi rimise a posto la maglietta con gentilezza. Avanzó fino a che non ritrovai il suo volto davanti al mio.
Gli misi le mani nei suoi bellissimi capelli setosi, massaggiando anche il collo. Sfiorai il suo pomo d'Adamo spigoloso e bollente.
Lo guardai e anche lui annuí. Potevo toccarlo anch'io.
Misi le mani sotto la maglietta, sfiorando i suoi addominali. Erano caldi, tondi e forti. Li accarezzai tremante con le mie mani piccole e fredde. Poi avanzai verso il suo petto.
Antares si sedette su di me, togliendosi la maglietta quando avevo ancora le mani sui suoi addominali.
Alla luce della tv sembrava una divinità greca; i suoi pettorali erano scolpiti, e con gli addominali erano un duo perfetto.
Si abbassó di nuovo su di me per permettermi di toccare meglio il suo corpo.
Gli toccai i pettorali forti e bollenti, sfiorando i suoi capezzoli, e scoprii che aveva un cicatrice a forma di x poco sotto essi.
"Come te la sei fatta?" Gli chiesi con il fiato pesante.
"È una lunga storia." Rispose, guardando le mie mani che accarezzavano i suoi muscoli.
Mi avvicinai con il volto al centro del suo petto e cominciai a baciarlo passionatamente.
Lo sentii ansimare mentre gli baciavo i pettorali e passavo agli addominali. Gli morsi la pelle un paio di volte, e quando gli baciai un pettorale lo sentii gemere rocamente.
Arrivai con una scia di baci umidi al suo collo; gli morsi piano il pomo d'Adamo, e gli leccai le curve.
Quando mi staccai lui mi diede dei baci sul collo, poi ci guardammo, ansimando e sorridendo.
Lui mi fece girare di scatto, e in due secondi mi ritrovai sdraiata sopra di lui mentre mi massaggiava dolcemente i fianchi.
I titoli di coda finirono ma lui lasció la tv accesa.
"Sei stanca?" Mi chiese.
"Sí..." Mormorai, mentre mi godevo il contatto con il petto cosí bollente e profumato di muschio. I suoi pettorali erano cosí comodi...
Si alzó delicatamente, lasciandomi distesa sul divano. Poi mi prese in braccio a mo' di principessa e mi portó in camera. Mi mise sotto le coperte e si sdraió di fianco a me.
Mi abbracció subito dopo, lasciandomi sul suo petto.
"Sei al caldo?" Chiese.
"Sí..."
"Buonanotte nebbiolina." Disse e mi diede un bacio sulla fronte.
"Notte..." Mugugnai, e dopo pochi secondi sprofondai nel sonno.
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Il Demone di Stoccolma
Mystery / ThrillerUna delle leggende urbane piú spaventose della Svezia è quella del Demone di Stoccolma; un essere mutaforma che abita nei boschi cupi e selvaggi della cittá e rapisce le persone per usarle come cavie nei suoi terribili esperimenti. Un gruppo di ami...