Diciottesimo compleanno

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- Scarlett Johnson

Si narra, che nella foresta svedese chiamata "La Demoniaca", nei pressi della capitale Stoccolma, abiti il Demone di Stoccolma, una creatura mutaforma che ama praticare gli esperimenti piú brutali sulle sue vittime.
Poche notizie si hanno di lui, nessun video o immagine vere e poche chiare descrizioni, ma i sopravvissuti dicono che sia una creatura alta, con capelli lunghi, munita di corna e che faccia nascere vipere e serpenti da dietro la propria schiena.
Secondo un moderno testimone-
"Scarlett! Sei sveglia?" Urló mia madre.
"Sí!"
"Preparati per la scuola! Sei in ritardo!"
"Ok!"
Corsi in bagno, accorgendomi dell'ora. Quel giorno era il mio primo da diciottenne, e il mio primo di scuola.
Mi vestii in fretta con dei cargo neri e una maglietta corta bianca, mettendo i miei braccialetti dorati e i miei orecchini eleganti.
Mi pettinai i capelli lunghi e biondi, mantenendoli ondulati, e mi misi le lenti a contatto, truccandomi leggermente.
Guardai il risultato allo specchio, sorridendo: mi sentivo molto meglio con le lenti che con gli occhiali.
Spensi il computer, ancora bloccato sul video sulle leggende metropolitane nordiche. Staccai le cuffie nere e me le misi al collo, scendendo giú per le scale.
"Hey! Auguri pulcina!" Esclamó mio padre, abbracciandomi forte. Era sempre lui il primo a ricordarsi dei miei compleanni.
"Grazie papá." Risposi sorridendo.
"Auguri. La colazione è pronta." Disse secca mia madre.
Mi sedetti, cercando di non perdere il sorriso, e mangiai una fetta di crostata.
Mia sorella maggiore arrivó in cucina, scompigliandomi i capelli.
"Auguri Scarlett."
"Grazie Grace."
Ci sorridemmo, mentre si sedeva di fianco a me.
Velocemente finí la colazione e presi una mela.
"Ci vediamo dopo!" Dissi prendendo lo zaino.
Tutti mi salutarono, meno mia madre.
Uscii, correndo alla fermata dell'autobus.
Ero felice. Avevo diciott'anni! Ero adulta al cento per cento ora!
Salí sul bus, trovando Harley agli ultimi posti ad aspettarmi.
Harley, me e altre tre persone eravamo un gruppo, che si conosceva dai primi anni delle superiori. Uscivamo sempre insieme, era divertente, anche se qualche volta ero tagliata fuori ed ero la piú esposta alle critiche...
"Auguri Scarlett!" Disse lei.
"Grazie Harley." Mi sedetti di fianco a lei, sorridente.
"Sei bellissima senza occhiali!"
"Grazie?"
Harley era sempre stata bella in ogni situazione. Aveva i capelli rossi e ricci, sempre perfetti, un volto ovale e degli occhi azzurri e stupendi. Il suo fisico era sempre stato magro, ma aveva un seno enorme e il culo sodo, e tutti i ragazzi della scuola le cadevano dietro.
Io ero sempre stata la sfigata di turno; mai magrissima, con il seno piccolo e il sedere magro. Non sapevo truccarmi bene, non sapevo pettinarmi bene, avevo sempre avuto gli occhiali che mi rovinavano il viso e degli occhi grigi, tristi, brutti. Eravamo letteralmente il contrario l'una dell'altra.
"Com'è andata l'estate?" Chiese.
"Be'... Son stata tranquilla a casa..." Morsi la mela.
"Davvero? Io sono andata a Las Vegas e in Malesia! Ti giuro, una figata pazzesca! Mi dispiace che tu non sia andata da nessuna parte, ma perché?"
"Be'... Sai le condizioni della mia famiglia..."
"Giusto, i tuoi vogliono divorziare." Disse ad alta voce.
"Abbassa la voce!" Sussurrai.
"E che c'è di male? La verità non si nasconde." Rispose.
"Ancora guardi i video sulle leggende metropolitane?"
"Sí."
Sbuffó. "Ma quando crescerai?"
"Sono storie spaventose! Non sono per bambini!"
"E gli anime?" Rise.
"Nemmeno quelli son per bambini."
"Se lo dici tu.." sorrise. Poi mi diede una gomitata. "Entra Liam!" Sussurró.
Liam era un altro ragazzo del nostro gruppo. Era alto, palestrato, con i capelli castani e curati e gli occhi verdi. Insomma, un sogno per tutte le ragazze. Harley ne era completamente innamorata.
Quando ci vide ci salutó, e Harley sorrise con gli occhi dolci. Si sedette di fianco a lei.
"Hey ragazze! Come va?"
"Bene, grazie." Risposi.
"Benissimo, grazie mille Liam." Rispose con voce dolce Harley.
Liam mi guardó. "Auguri Scarlett."
"Grazie." Sorrisi, sincera.
Harley mi fulminó, alzando gli occhi al cielo.
Guardai subito in basso.
Dopo dieci minuti arrivammo a scuola. Nel cortile c'erano giá Akash e Diana che ci aspettavano.
Il primo era un ragazzo basso, indiano, dai capelli lisci e neri e gli occhi castani scuro. Molte ragazze lo inseguivano a scuola, perché comunque era carino.
Diana invece aveva i nonni materni danesi, ed era albina, ma era bella anche lei, con i suoi capelli lunghi color platino e i suoi occhi azzurri e verdi.
"Ciao ragazzi!" Ci salutarono.
"Hey!" Salutammo.
Si abbracciarono tutti, ma nessuno volle abbracciare me...
"Auguri Scarlett!" Disse Diana, dandomi una pacca sulla spalla.
"Ah, giusto. Auguri." Disse Akash.
"Grazie."
"Andiamo?" Chiese Harley.
Cominciammo a camminare nel cortile. I quattro parlavano molto, io come sempre cercavo di partecipare ai loro discorsi, ma la maggior parte delle volte venivo derisa. Ma stavo al gioco, per loro criticarmi era il modo con cui provavano affetto. Ne ero abituata.
Anche se dentro, qualcosa mi diceva che gli amici non erano cosi. Che non ti trattavano come un'estranea. Ma forse esistevano tipi diversi d'amicizia.
"Scarlett." Mi chiamó Liam, di fianco a me, mentre Harley, Diana e Akash parlavano d'altro.
"Dimmi."
"Sai, quest'estate ho visto l'anime che mi hai consigliato." Disse.
"Davvero? Ti è piaciuto?"
"Per niente. Ma almeno so che non sono una persona nata per guardare anime." Sorrise.
Ci restai un po' male, ma almeno avevo aiutato una persona a conoscere la propria identitá e i propri interessi.
"Hey, alla casa ci sei oggi?" Mi chiese.
Deglutii piano. "Sí."
"Ok."
La campanella suonó, ed entrammo in classe. Mi sedetti di fianco ad Harley, negli ultimi banchi.
Cercai di stare attenta le prime lezioni, ma era impossibile, visto che Diana, Harley e Akash parlavano molto, ma non mi lamentano e nascondevo il fastidio.
Alla quarta ora, la nuova professoressa di storia attiró l'attenzione di tutti noi. Era una donna alta, che si vestiva bene, con occhi color nocciola, capelli neri e una cicatrice sulla mandibola. Alcuni dicevano che se l'era fatta inciampando giú dalle scale di casa sua e finendo su una porta munita di vetrata.
"Quest'anno ci sará una gita scolastica a Stoccolma, per conoscere meglio la scuola finlandese. So che è una meta completamente diversa da quelle proposte, e soprattutto nell'ambito linguistico sarete svantaggiati, ma la scuola ha deciso di cambiare e mandare cinque studenti a scelta di questa classe a Stoccolma per due settimane." Disse. "È un'occasione rara e imperdibile, soprattutto perché voi siete la classe con gli alunni dai risultati piú brillanti dell'istituto. Ma solo cinque scelti potranno andare a Stoccolma sotto la mia salvaguardia. Elenco i prescelti: per primo, Akash Kumar."
Tutti applaudirono mentre il ragazzo si alzava, sorridente.
"Diana Smith."
La ragazza si alzó e s'inchinó, facendo muovere la coda alta color platino.
"Liam Walker."
Lui si alzó e fece un cenno del capo.
"Scarlett Johnson."
Mi alzai timida, mentre la classe mi applaudiva.
"E infine, Margaret Dolcevite."
La ragazza si alzó, ma invece di congratularsi, parló.
"Mi dispiace professoressa, ma io sono giá stata scelta per il viaggio a Edimburgo, e si svolge la stessa settimana di quello a Stoccolma." Disse timidamente.
"Ah, va bene, errore mio. Allora Harley Greens sará felice di venire a Stoccolma?" Chiese la professoressa.
"Felicissima!" Si alzó sorridente, sotto gli applausi dei compagni.
Sorrisi anch'io, felice del fatto che sarei andata a Stoccolma con il mio gruppo di amici.

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