L'assassina con i sensi di colpa

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- Scarlett Johnson

Mi svegliai appoggiata a qualcosa di morbido e caldo, illuminata solo da un debole raggio di sole. Ero completamente nuda e qualcuno mi abbracciava con dolcezza.
Alzai lo sguardo e vidi Antares. Mi guardó e sorrise. "Buongiorno nebbiolina."
Mi avvicinai ancora di piú a lui. "Giorno..." Mugugnai, la bocca impastata dal sonno.
Mi strinse ancora piú forte, baciandomi la testa.
"Come stai?" Chiese.
"Bene..."
"Ti è piaciuto ieri sera?"
Arrossii un po' al ricordo della notte scorsa. "Molto."
"Mi fa piacere." Rispose in modo sensuale, accarezzandomi la schiena.
"Antares... Tu lo sapevi?"
"Cosa?"
"Che io ero vergine."
Sgranó gli occhi preoccupato, mentre mi prese il viso tra le mani guardandomi. "Scusa, dovevo andare piú piano..."
"Hey, mi è piaciuto non ce n'era bisogno..." Risposi sorridendogli sincera. "Solo, era per dirti che ho perso la verginità grazie a te... E non voglio fare l'amore con altri."
Sorrise, rassicurato. "Tu un giorno te ne dovrai andare da questa foresta Scarlett..."
Cazzo aveva ragione. Ero giá qui da troppo tempo. Mi vennero gli occhi lucidi.
"No, io non voglio lasciarti..."
"Nemmeno io nebbiolina." Disse baciandomi la fronte. "Ma tu hai una famiglia che ti vuole bene..."
"Io voglio stare con te qui." Dissi decisa. "Non me ne frega niente di nessuno. I miei amici erano falsi, e anche se mio padre e mia sorella tengono a me mia madre mi odia. La mia famiglia sarebbe migliore se non ci fossi, e col tempo passerebbe tutto."
"Tu devi tornare proprio per tuo padre e tua sorella."
"Ed essere sottoposta a mille domande? Harley e Akash sono scomparsi, e so che tra poco toccherà a Liam e Diana. Se anche riuscissi a scappare dal Demone sarei sotto il controllo della polizia, interrogata per ore un una stanza di merda. No grazie."
Dolcemente mi bació le labbra, calmandomi. Chiudemmo gli occhi insieme, godendoci le nostre lingue che si univano e incrociavano.
Quando ci staccammo Antares appoggió la sua fronte sulla mia, mentre io ero piú docile.
"Deciderai tu se restare o meno, io non ho il diritto di fermarti qualsiasi cosa tu faccia." Disse.
Gli sorrisi mentre lo ribaciavo, felice della sua comprensione.
Gli accarezzai per caso la schiena, sentendo la pelle scorticata in alcuni punti.
Lo guardai stranito mentre mi diva la schiena per mostrarmi il macello che avevo fatto.
La sua schiena era piena di striscie rosse e alcune scorticate. Erano graffi piccoli ma erano tanti.
"Questa sei tu nebbiolina." Disse lui. "E gli orgasmi che ti faccio venire."
Si rigiró e gli chiesi scusa, ma m'ignoró e ci baciammo.
Poi mi venne fame, cosí feci per alzarmi.
"No!"
Antares mi prese e mi rimise sotto le coperte.
"Cosa vuoi da mangiare?"
"Che-?"
"Ti porto io la colazione, tu devi stare qua tranquilla. Cosa vuoi da mangiare?"
Restai due secondi a riflettere. "Porta quello che vuoi."
Prima andó in bagno, uscendo vestito con dei boxer, i suoi pantaloni lunghi fino al ginocchio e pettinato. Con un sorriso uscii dalla porta e la chiuse, mentre sentivo i suoi passi andare al piano di sotto.
Appoggiai la testa al cuscino, sospirando, e sorrisi guardando il soffitto.
Dopo un minuto mi vestii del mio intimo e mi rimisi sotto le coperte. Anche se il sole quel giorno era molto piú luminoso di altri, era comunque fine settembre, o inizio ottobre.
Avevo perso il conto dei giorni. Forse ero qui da due settimane o piú.
Dopo parecchi minuti risentii i suoi passi, poi la porta si aprii.
Sulla soglia c'era lui con un tavolino pieghevole in legno, uno di quelli che si usa per le colazioni a letto, colmo di una ciotola di porridge, una brioche al pistacchio, una ciotolina piú piccola piena di frutti di bosco, dei Ringo posizionati vicino alle ciotole e un bicchiere alto riempito con del latte.
Mi sorrise mentre posizionava il tavolino, piegandolo sulle mie ginocchia tese sotto le coperte.
"Mangi anche tu con me, vero?" Chiesi, allarmata da tutto quel cibo.
"È tutto per te nebbiolina." Risposi baciandomi la fronte. "Non devi avere paura d'ingrassare, sei bellissima cosí come sei."
Gli sorrisi, convinta.
Mentre mi godevo il pasto lui si era sdraiato vicino a me, mentre leggeva un libro girato su un fianco.
Qualche volta lo controllavo mentre sfogliava le pagine, gli accarezzavo i capelli con la mano pulita e gli davo un mirtillo.
Lui mi prendeva la mano e me la baciava delicatamente, preso dal racconto, mentre se gli offrivo un frutto mi bosco lo mangiava volentieri, leccandomi e baciandomi le dita.
Quando finii feci per alzarmi per portare tutto giú, ma lui si alzó prima di me con fretta e mi rubó il tavolino dalle mani.
"Porto io."
"Ma-"
"Stai tranquilla." Aggiunse, poi si avvió al piano di sotto.
Mi alzai per andare in bagno e sistemarmi, ma non mi vestii e restai in intimo.
"Che vuoi fare nebbiolina?" Chiese Antares, mentre mi accarezzava i fianchi da dietro.
Lo guardai dal riflesso dello specchio, mentre era intento osservare le mie curve.
"Andiamo a fare una passeggiata?"
"Ok."
Ci vestiamo velocemente e uscimmo di casa. Il sole era veramente forte quel giorno.
Iniziammo a camminare nella foresta e parlare un po', qualche volta ci fermavano per baciarci.
Dopo due ore ritornammo a casa. Diana ci aspettava sulla veranda, mentre beveva una tazza di té e osservava il bosco.
Quando la vide Antares tolse la mano dal mio fianco.
"Non voglio che sanno che siamo fidanzati. Perderanno tutto il resto si rispetto che hanno nei tuoi confronti." Disse.
"Hai ragione." Risposi convinta. In effetti, avevo avuto anche io questo tipo di ragionamento.
Diana si accorse di noi e sorrise sincera. Aveva delle occhiaie viola sotto gli occhi, non le avevo mai notate prima.
"Ciao ragazzi." Ci salutó con voce bassa e stanca.
"Ciao." Risposi.
Antares fece un cenno con la mano.
"Posso parlare con te in privato, Scarlett?"
Guardai Antares, lui annuí e andó dentro, salutandomi con uno sguardo di dolcezza e un sorriso.
Mi appoggiai sul bordo della veranda vicina a Diana, mentre lei beveva ancora un sorso di té. La studiai con la coda dell'occhio.
Era cambiata. Aveva la pelle opaca, gli occhi lucidi di sonno, i capelli scombinati, le labbra grezze. Sembrava che aveva perso le speranze.
"Come stai?" Mi chiese. Non aveva avuto lo stesso tono che aveva usato Harley. Il suo era sincero, quasi dispiaciuto.
"Bene. Tu non molto vedo."
Sorrise e fece una smorfia cercando di ridere, ma il suo umore non lo permetteva.
"Lo so. La Demoniaca mi ha fatto un bell'effetto. Ormai ho capito cosa succede qui... Non si puó andare via."
"Che intendi?"
Prese un altro sorso di té. "Solo Antares sa come uscire da qui, ma non vuole che noi usciamo. È ció che sostengo."
Mi guardó con sinceritá. "È lui il re della Demoniaca Scarlett. Siamo sotto il suo dominio. E dai Demoni non si scappa."
"Mi stai dicendo che..."
"Credo che Antares sia il Demone di Stoccolma."
Il silenzio improvviso fu colmato dai rumori della natura, mentre Diana beveva tranquilla il suo té e io guardavo sotto la veranda, pensierosa.
Non credevo a Diana, anche se le sue teorie le avevo azzeccate anche io.
"Sai Scarlett... Io ho fatto altre ricerche su questo Demone prima di partire."
La guardai, in segno che stavo ascoltando.
"Tutte le persone che ha preso erano criminali e persone orribili. Stupratori, assassini, ladri, mafiosi, vecchie carogne e corrotti... Tutta gente che si è ritrovata qui per puro caso e non è mai piú uscita, tranne alcuni che son puliti da ogni crimine."
Fece una pausa.
"Io ho ucciso una persona."
Sgranai gli occhi, lievemente sorpresa.
"Mio fratello minore... Mi stava disturbando mentre studiavo e l'ho soffocato. Pensavo di avergli solo fatto perdere i sensi, ma in realtà era morto..."
Tiró su col naso.
"Ho nascosto il corpo e ho detto ai miei che era uscito con i suoi amici... Mi vergogno da matti..."
Cominció a piangere seriamente.
Le sue erano lacrime veramente dispiaciute, piene di sincerità. Anche se il suo senso di colpa non poteva riportare in vita suo fratello, e lei lo sapeva bene.
"Il Demone di Stoccolma lo sa... Sa che tutti qui siamo sporchi di schifezze che non dovrebbero essere definite umane... E anche se non só se è Antares o un'altra creatura, so che lui verrá a prendermi presto e punirmi. Lo so. Me lo sento."
Tiró su col naso, e con le guance rigate mi guardó e sorrise.
Provai vero dispiacere per Diana. Non eravamo mai state molto legate, per via del fatto che Harley si appiccicava sempre a me avevo avuto la fortuna di parlare a lungo con Diana poche volte.
Non sapevo che peccati avevano commesso i miei amici, ma lei sapevo che era una criminale, ma lo riconosceva.
"Io... Mi dispiace, ma non so cosa fare." Dissi.
"Tu non puoi fare niente Scarlett. Ma è meglio cosí. Sono un'assassina e una codarda, ho bisogno di giustizia." Annuí sicura, poi mi guardó nuovamente, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano. "Avrei voluto conoscerti meglio, davvero. Mi dispiace per tutte le volte che ti ho derisa insieme agli altri, anche se le scuse adesso sono vane... Voglio che almeno tu sappia che sei una brava persona da parte mia."
"Grazie." Risposi.
Restammo ancora sulla veranda per un po' a guardare il bosco e la nebbia che aleggiava tra i tronchi.
"Dopo vuoi fare una passeggiata con me?" Le chiesi.
Lei mi guardó e annuí felice. "Sí. Grazie."

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