Tra due giorni

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La mattina dopo non vidi Diana. Quando controllai la sua stanza era vuota, e in cucina o in sala non c'era. Sapevo che non l'avrei piú rivista, se non morta.
Anche se lei aveva preso parte al gruppo della mia amicizia tossica, era stata coraggiosa a dirmi che aveva ucciso una persona e che provava dispiacere per ció che aveva fatto sia a me sia a suo fratello minore.
Mi ero rintanata sulla poltrona a mangiare dei Ringo, guardando pensierosa il vuoto, quando sentii dei passi pesanti arrestarsi sulla soglia della sala.
Alzai lo sguardo e vidi Antares che mi ammirava, appoggiato con una spalla allo stipite dell'entrata.
Mi sorrise dolcemente, poi quando vide il mio morale basso si avvicinó cauto.
Si accucció davanti a me, accarezzandomi le gambe e appoggiando il mento sulle mie ginocchia.
"Tutto bene nebbiolina?"
"Sí, stai tranquillo..."
Mi diede un bacio sulle ginocchia, sempre guardandomi. "Mi sembri giú... Qualcosa non va, lo so."
Non risposi. Era cosí evidente?
"Diana è andata. Stanotte."
"Andata?"
"Morta."
Sgranó gli occhi e si arrestó per un secondo.
"L'hai vista?"
"Ci ho parlato... Ha detto che il Demone di Stoccolma l'avrebbe presa, che lo sentiva dentro che sarebbe morta ieri notte..." Sospirai.
"Mi dispiace... Ma ti ricordi cosa ti ha fatto insieme agli altri?"
"Lo so, e non solo a rovinato la vita a me. Ma comunque si era scusata ed era dispiaciuta. Anche se il dispiacere non puó fare nulla, comunque lei se n'è pentita."
Restó un attimo a ragionare sulle mie ginocchia, accarezzando la mia pelle.
"Mi dispiace, ma il pentimento non cambia ció che ti ha fatto. Che sia stata dispiaciuta o meno, ció non cambia per te." Disse serio e protettivo.
Gli accarezzai la testa, convinta. "Hai ragione."
Continuammo cosí per qualche minuto.
"Credi che verrá a prenderci?"
"Chi?"
"Il Demone di Stoccolma."
Lui rimase muto, pensieroso, mentre poggiava la guancia sulle mie ginocchia.
"Se verrá, voglio passare i miei ultimi momenti di vita con te, tenendoti la mano." Mi prese la mano e le unimmo, incrociando le dita.
La sua mano era sempre enorme, calda, leggermente ruvida e chiara.
La mia piccola, fredda e sottile.
Sempre uniti da quel contatto, lui si alzó e si sporse per baciarmi.
Accolsi le sue labbra morbide con piacere, mentre le nostre lingue si attorcigliavano. Stavolta ero stata io a cominciare il limone.
Con l'altra mano mi prese la guancia, e io gliela strinsi con l'altra mia libera.
Dopo ci staccammo, guardandoci e sorridendo.
Mi tiró sú in piedi e mi fece fare una piroetta, mentre ridevo. Poi ci abbracciammo.
"Ti amo Antares." Gli mormorai.
"Anch'io nebbiolina." Rispose.
L'ora dopo la passammo nella sua camera. Io stavo ascoltando la musica con gli auricolari e leggendo, mentre lui disegnava su una delle tele.
All'improvviso Liam spalancó la porta.
Era sulla soglia, spaventato come non mai.
Bloccai Sippy Cup di Melanie da Spotify e tolsi una cuffia.
"Venite a vedere!" Esclamó.
Io e Antares ci guardammo rapidamente, sorpresi e straniti, mentre seguivamo Liam, colto dal panico.
La camera di Diana e Harley era un macello: il letto era colmo di sangue, con una capra sgozzata sulle lenzuola e un tasso impiccato sulla testiera del letto. Il resto era come le altre volte; occhi cavati sul materasso, serpenti neri attorcigliati e corvi che gracchiavano calmi.
Io e Antares non ci stupimmo piú di tanto, mentre Liam era nel panico.
"Ha preso anche lei!" Urló Liam.
"E?"
Mi guardó sorpreso e terrorizzato. "Come 'E?'?! Siamo rimasti in due!"
"Tre." Lo corresse Antares.
"Prenderá anche noi!"
"Per me non è un problema." Dissi. "Non ho commesso crimini." Aggiunsi borbottando.
Ritornai in camera a leggere e ascoltare la musica, mentre Antares chiedeva a Liam se poteva pulire la stanza delle ragazze.
Continuando ad ascoltare musica e leggere, gli occhi mi si stancarono. Aprii il cassetto e ci misi il libro chiuso.
Ma qualcosa non lo faceva entrare bene... Una scatoletta.
La presi. Cavolo, era lei. Quella che mi avevano regalato papá e Grace.
La guardai e sorrisi. Me ne ero completamente dimenticata. Ma non volevo ancora aprirla. La rimisi nel cassetto.
La sera scesi per guardare un film. Antares era ancora in camera sua, mentre il guardavo un giallo entusiasmante.
Dopo qualche buon minuto sentii dei passi leggeri, e Liam sbucó dall'entrata della sala e si sedette sulla poltrona.
"Ciao."
"Ciao?"
"Devo parlarti."
"Sennó cosa saresti venuto qui a fare?" Risposi con una smorfia. "Non essere patetico."
"Il Demone è qui."
"Qui dove? Sei tu? Sono io? O è la tv? Infatti non va bene Netflix da un po' di giorni..."
"Non so chi sia, ma o sei tu, o io o Antares."
"Ok. E?"
"E dobbiamo scappare."
Lo guardai e mi misi a ridere di gusto. Cazzo se era scemo. "Scappare? E con te? Se non sai nemmeno chi è il Demone, dovrei fidarmi di te? Magari sei proprio tu Liam."
"Chiunque sia credo sia Antares."
Ricominciai a ridere. "Ok, ok. Se vuoi andare via fallo ma io non mi muovo."
"So che ci tieni tanto a lui..."
"Tu che cazzo ne vuoi sapere di noi, eh?" Risposi aggressiva. "Se vuoi andartene vattene, non ti fermeró io."
"Scarlett, lui ci ammazzerá se stiamo ancora qui."
"Quindi credi che sia Antares e basta. Sei proprio un bugiardo, perché allora prima accusi tutti?"
"Basta cazzate. Io tra due giorni vado, e tu verrai con me." Disse serio.
"Con te? Mai. E poi non puoi obbligarmi."
"Fai come vuoi." Concluse la conversazione e tornó al piano di sopra.
Sbuffai infastidita, continuando a guardare il film.

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