Stoccolma

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La settimana a scuola voló, e giá alle sei del mattino del lunedí successivo mi ritrovavo in aereoporto.
Trascinai la mia valigia fino all'entrata del gate, dove mi attendeva la professoressa di storia Hills, la nostra responsabile, insieme ad Akash e Diana. Harley e Liam dovevano ancora arrivare.
Guardai mio padre e mia sorella. Lui mi abbracció forte, sorridendo. Ricambiai senza pensarci un secondo.
"Stammi bene pulcina." Disse, dandomi una scatoletta nera, facendomi l'occhiolino.
Poi mi abbracció anche Grace. "Non ficcarti nei guai e sii te stessa." Disse sorridendo.
La guardai confusa agitando la scatola nera.
"Ah, il regalo ci ha messo un po' ad arrivare. Dai la colpa ai corrieri." Rispose ridendo.
"Vi voglio bene." Dissi.
"Anche noi." Risposero.
Guardai per l'ultima volta mio padre, un uomo dai capelli grigi e ondulati, che ancora in alcune parti preservavano il loro biondo. I suoi tratti dolci, i suoi occhi grigi come i miei, il suo neo sotto l'occhio e le sue lentiggini scolorite.
Poi guardai Grace, mia sorella maggiore, con i suoi capelli castani come la madre ma corti e rasati da una parte. I suoi occhi color nocciola, le sue lentiggini brune e le sue labbra sempre screpolate.
Poi entrai al gate, salutandoli.
"Mica li stai lasciando per sempre!" Disse Diana mentre mi sedevo di fianco a lei.
"E chi lo sa, se il Demone di Stoccolma ci prende!" Rispose Akash, mimando un ringhio e degli artigli con le mani. Risi anch'io stavolta.
"Non ho ancora capito sta storia del Demone di Stoccolma..." Disse lei.
"Ve la spiegherò in Svezia." Risposi.
Dopo qualche minuto arrivarono anche Liam e Harley, e un'ora dopo partimmo verso la Svezia.
L'aereo era pressoché spoglio, quindi ci sedemmo un po' dove ci pareva.
Liam e Harley vicini, poi Akash e Diana e io sola vicino al finestrino. In effetti, era ragionevole visto che io ascoltavo la musica e non parlavo con nessuno.
La musica era come un anti dolorifico per il mio stress e la mia ansia; in effetti, avevo un po' paura di andare a Stoccolma da sola, ma ero giá andata in altre gite scolastiche prima d'ora anche piú lontana. Ma qualcosa mi diceva che sarebbe cambiato tutto...
Sorrisi quando arrivó Cry Baby di Melanie Martinez. Adoravo Melanie, perché era molto simile a me: era stata bullizzata a scuola per il suo carattere fragile e sensibile, proprio come me alle medie e anche un po' alle superiori. E in piú le sue canzoni erano meravigliose. Parlavano di temi in modo cosí semplice ma comprensivo, facendo paragoni quotidiani.
In piú adesso con il suo ultimo album Portals era diventata una donna forte, aveva abbandonato la vecchia Melanie, e aveva imparato a difendersi, dire di no.
Io volevo diventare come lei. Staccarmi dal mio carattere da frignona e diventare un'adulta forte.
Il volo duró parecchio, ma alla fine scendemmo a Stoccolma.
Che bella che era: piena di colori, con le strade pulite, i marciapiedi larghi, l'atmosfera da caminetto e cioccolata che si respirava in ogni via...
Il nostro hotel era vicino all'istituto superiore di Stoccolma, un edificio semplice ma colorato e accogliente.
L'hotel si sviluppava in alto, e sia interno sia esterno era curato nei minimi dettagli.
Ci assegnarono i codici delle camere singole, e non vedevo l'ora di buttarmi sul letto e dormire.
La camera era provvista di un letto matrimoniale, di un comodino, una scrivania, un armadio grande e un bagno piccolo ma curato.
Ero sul letto seduta tranquilla quando mi arrivó un messaggio. Era Harley.
"Vieni un attimo in camera da me e Diana?"
"Arrivo." Risposi.
Bussai davanti alla porta della stanza, e mi aprii Akash.
La camera di Diana e Harley era grande; aveva pure un piccolo salottino.
Erano tutti lí; mi sedetti sulla poltrona libera.
"Eccoti Scarlett! Com'è la tua stanza?" Mi chiese Harley.
"Carina..." Risposi vaga.
"Ok, ora spiegaci: cos'è il Demone di Stoccolma?"
Ovvio che non voleva solo parlare con me o passare del tempo insieme alla sua migliore amica. Mi salii per la prima volta un nuovo istinto: una rabbia furente, mai provata, che mi diceva di uccidere.
Mi calmai subito. Che mi prendeva?
"Il Demone di Stoccolma è un'entità che abita nella foresta chiamata "La Demoniaca", nei pressi della cittá. Dicono che prenda le sue vittime e le usi come cavie per i suoi esperimenti. È una creatura di cui si parla poco perché non ne si sa tanto, né di aspetto né come uccida o rapisca le vittime. La sperimentazione sui corpi è anch'essa solo una teoria." Spiegai.
"E dove si trova la foresta?"
Rispose Akash stavolta, mostrando il cellulare. "Non è molto lontana da qui. Per arrivare al confine in tram ci vogliono sei minuti."
"Ok, quindi che facciamo?" Disse Diana.
Sgranai gli occhi. "Aspettate, non vorrete mica andare lí, vero?"
Harley rise. "Scarlett se la sta facendo sotto!"
"Rilassati Scarlett, vogliamo solo farci un giretto." Rispose Diana.
"Io non credo molto alle leggende metropolitane, ma c'è una possibilità che questo Demone esista davvero!" Risposi.
Parló Liam. "Vabbè, noi domani ci andremo, che tu ci stia o no."
Ci pensai su.
Se accetto sono un'idiota, potrebbe rivelarsi un suicidio!
"Vengo con voi."
Che deficiente.
"Ok, che consigli ci dai?"
"Di non andare domani. Abbiamo scuola e la Hills ci sgriderebbe subito, e non faremo bella figura. Direi di andare sabato o domenica, cosí la prof sará piú stanca e tranquilla e potremo svignarcela facilmente."
"Che stratega che sei!" Commentó Akash.
"Ok, facciamo sabato. Alle due in punto, tutti davanti alla stanza di Harley e Diana con zaini pronti, d'accordo?" Chiese Liam.
"D'accordo." Rispondemmo tutti in coro.

Il Demone di Stoccolma Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora