Sto scoprendo chi sono

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Ormai era passata quasi una settimana da quando eravamo nella foresta. Non avevamo contatti con l'esterno da molto, e passavamo i giorni a riposarci a casa. Liam era preoccupato da essere preso dal Demone, ma piú per sè stesso che per gli altri. La morte di Akash rimaneva un evento dimenticato.
Quella mattina mi ero svegliata presto. Antares non c'era.
Decisi di scendere e mangiare qualcosa. Mentre mi preparavo un porridge lo sentii arrivare.
Si sedette su una sedia a guardarmi mentre cucinavo.
Quando il porridge stava cuocendo mi appoggiai al bancone, girata verso di lui.
Si alzó, avvicinandosi lentamente a me. Mi intrappoló tra le sue braccia muscolose, appoggiandole al bancone vicino ai miei fianchi.
Alzai lo sguardo per continuare a guardarlo, mentre i suoi capelli neri mi sfioravano le tempie e i suoi occhi viola ametista studiavano le mie iridi.
"Come hai dormito nebbiolina?"
"Bene. Dov'eri finito?"
"Ti mancavo?"
"Sí." Risposi secca. Non avrebbe avuto senso mentire.
Alzó un sopracciglio corvino, sorpreso dalla risposta. "Ti terró piú stretta stanotte allora..."
Abbassó il volto verso il mio. Le sue labbra erano a un palmo dal mio naso.
Ancora una volta sentii il suo odore muschiato, maschile e seducente.
Vedendo che non dicevo nulla, allungó una sua mano sulla mia guancia. La accarezzó dolcemente, poi il suo pollice si spostó sulle mie labbra dischiuse. Le palpava e massaggiava con delicatezza. Poi prese il mio labbro inferiore e con il pollice ne accarezzó la parte interna.
I suoi occhi ora erano sulle mie labbra, che ne studiavano ogni mio dettaglio.
Quando il porridge inizió a gonfiarsi lui spense il fornello vicino a noi, continuando a palparmi le labbra gentilmente.
Dopo un paio di minuti mi guardó negli occhi.
"È pronto il porridge. Buon appetito." Disse, dandomi un frettoloso ma dolce bacio sulla fronte e uscendo dalla cucina.
Rimasi ancora appoggiata al bancone, pietrificata. Mi aveva palpato le labbra...
Merda, la sensazione che provavo per lui mi stava uccidendo di brividi e pensieri.
Quel giorno mi era venuto il ciclo. Decisi che dopo colazione avrei fatto un giro nel bosco. Non avevo paura del Demone di Stoccolma. Se mi voleva prendere, che facesse pure.
Uscii senza avvisare nessuno e m'inoltrai nella foresta. Era calma, cupa e silenziosa, e come sempre aveva quel velo di nebbia grigia bassa che s'infiltrava tra i tronchi.
Cominciai a camminare, immersa completamente nei miei pensieri. Giá da piú giorni stavo cominciando a pensare di essere veramente cambiata radicalmente. Non avevo piú pazienza verso i miei ormai ex migliori amici, e ogni volta che mi guardavano li volevo vedere soffrire per mano mia.
Stavo cominciando a vedere veramente ció che erano; dei falsi. Avevo avuto la vista appannata per anni, ero stata un'illusa. Questo mi metteva rabbia nei miei confronti e nei loro.
La mia nuova parte si stava impadronendo di me, e ció non mi dispiaceva.
All'improvviso sentii dei passi frettolosi avvicinarsi a me; sapevo che non era Antares, era molto piú silenzioso e aveva il cammino lento.
Qualcuno mi toccó la spalla, mentre mi giravo di scatto. Davanti a me c'era Harley.
"Ciao Scarlett.."
"Ciao?"
"Come va?" Chiese mentre ricominciavamo a camminare.
"Bene."
"In questa foresta da incubo?" Rise. "Sei piuttosto calma."
Il modo in cui mi parlava mi stava snervando. Era gentile e amichevole. Era una falsa anche di fronte alle apparenze. Non mi parlava da giorni tranne che per accusarmi, proteggere il suo Liam o urlarmi addosso, e ora mi parlava come se fosse tutto passato da tanto tempo?
Ammetto che da quando ero entrata nella Demoniaca avevo avuto l'idea di ucciderla il secondo giorno. Ma lí, ora piú che mai, volevo strapparle la gola per la sua falsitá ipocrita.
Sentii un allocco bubolare. Il suo verso mi riportó alla realtá. Mi girai verso la provenienza del suono, e trovai un allocco dalla piume nere sveglio e con gli occhi brillanti ma di cui non vidi il colore. Lo ignorai e continuai la conversazione con Harley.
"Be', anche voi. Quando è scomparso Akash non avete mosso un dito solo per accusare me o schifarvi del casino che il Demone di Stoccolma aveva lasciato sul suo letto." Risposi secca. Non mi sarei mai piú fatta mettere i piedi in testa da qualcuno, soprattutto da lei.
Il suo sorrisetto falso si spense di poco. "Siamo comunque tutti in ansia che ci prenda."
"Vi preoccupati solo per voi stessi quindi. Oppure tu anche del tuo caro Liam?"
"Ma che ti prende?"
Mi fermai e la incenerí con lo sguardo. "Che mi prende? Seriamente siete cosí deficienti voi?" Dissi, poi feci una smorfia sorpresa e disgustata. "Non so se ero piú scema io alcuni giorni fa o voi adesso..."
"Mi hai dato della deficiente?"
"Sí. Ti ho dato della deficiente. Ti metti a dirlo al tuo caro Liam ora e ad accusarmi di omicidio ora?"
Lei si pietrificó, quasi spaventata. "Sei cambiata.."
"E meno male. Vivere nella bugia della nostra 'amicizia' sana e felice mi stava uccidendo. Ho dovuto entrare in una foresta maledetta per capirlo, ma son felice del risultato."
"È Antares che ti sta mettendo queste cose in testa, vero?" Ringhió.
Feci un'altra smorfia, poi risi. "Ma ti pare? Ho capito la veritá da sola, non sono una persona manipolabile, solo se sono io stessa a convincermi delle mie decisioni."
"Quell'uomo ti sta facendo qualcosa."
"In effetti sí, è vero. Mi sta facendo provare un nuovo sentimento che non ho mai provato. È bellissimo sai? Anche se rinuncerei a lui per continuare a provare la seconda sensazione, quella che mi ha dato la foresta..."
Harley indietreggió, spaventata. "Scarlett, che ti sta succedendo?"
"Ah, niente. Sto cominciando a capire chi sono veramente!" Dissi felice, sorridendo. "Sto cominciando a capire perché sono nata, il mio scopo nella vita e chi devo tenermi vicina per vivere felice, non lo capisci Harley? Io non sono piú una tua marionetta! Né di Liam, di Diana o di altri."
Le sue labbra cominciarono a tremare, i suoi occhi diventarono lucidi. "Antares ti ha fatto decisamente qualcosa."
Mi misi a ridere selvaggiamente, divertita dalla sua falsitá. "Antares è una brava persona. Se proprio devi accusare qualcuno, prova con La Demoniaca."
"Ma che stai dicendo?" Chiese, piangendo dalla paura.
La guardai seria con un sopracciglio alzato. "Un giorno capirai."
E andai via, saltando e correndo felice come Heidi sulle montagne.

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