Horror House

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Riferita la notizia alla mia famiglia, tutti furono subito felici.
Mio padre era sempre stato un fan dell'Europa, e gli piaceva che sarei andata in gita scolastica in un paese europeo per la prima volta.
Grace era contenta per la mia partenza in un paese cosí diverso dal Colorado.
Mia madre era felice che non ci sarei stata a casa per due settimane.
Sarei partita una settimana dopo, alloggiando in un hotel a Stoccolma vicino alla nostra scuola assegnata.
Harley, Akash, Diana e Liam erano felici anche loro.
Quel pomeriggio peró avevo un altro impegno; andare alla casa abbandonata.
Ogni lunedí scolastico, io e il mio gruppo andavamo a una casa abbandonata nella periferia di Denver per compiere le nostre prove di coraggio. Dicevano che fosse una casa maledetta, anche se nessuno aveva mai visto altro che poveri abusivi che ci abitavano o graffiti che rappresentavano segni come svastiche, corna, rituali o altre cose del genere. In realtà erano solo dei ragazzini che si erano divertiti a disegnare per spaventare la gente.
Presi un pullman verso la periferia, e dopo cinque minuti mi trovavo all'inizio del quartiere.
Ci volevamo sempre venti minuti di passo costante per arrivare alla Horror House, come la chiamavano gli studenti del nostro istituto.
Per arrivare si passava tra un labirinto di viuzze e vicoli, di cui bisognava conoscere bene la strada.
I condomini e le case di quel quartiere erano malsane, piene di muffa e decadenti. Non era strano vedere balconi malconci, finestre rotte o residui di scale esterne passate. In quel posto ci vivevano solo anziani che ricevevano poca pensione, o che erano malati e non potevano pagare le cure.
Non era mai rassicurante passare tra le stradine, ma i vecchi che ci vivevano avevano a malapena la forza di mangiare e andare a fare la spesa. E poi vedevano sempre ragazzi passare: la Horror House era ormai diventata base di molti gruppi dell'istituto non solo per prove di coraggio, ma anche incontri e rituali. Per questo andavamo sempre il lunedí: non c'era mai nessuno.
Arrivata davanti alla casa, la esaminai come facevo ogni volta.
Era alta, in legno e cemento, distrutta per metá e con le parti ferrose arrugginite dal tempo. Era spaventoso vederla, soprattutto perché era in mezzo agli alberi, anche se a pochi metri dalla casa piú vicina.
Entrai, trovando giá Harley e Akash seduti sul divano polveroso della sala decadente.
"Eccoti! Mancano solo Liam e Diana." Disse lei.
Li salutai e mi sedetti di fianco a loro.
Dopo pochi minuti arrivarono i due, e salimmo al piano di sopra, nella camera matrimoniale.
La stanza era sempre stata grande ma puzzolente; il materasso era polveroso e le lenzuola lerce, le pareti piene di disegni demoniaci e strane scritte. Aveva un balcone grande ma intatto all'esterno, che si usava per le prove di bungee jumping.
"Bene! Ho una bella idea per oggi." Disse Liam, indicandomi. "Scarlett, oggi è il tuo compleanno! Che altro modo migliore di festeggiare non c'è cominciando con la tua prova?"
Gli altri mi guardarono sorridenti.
"Tu non hai mai fatto il bungee jumping, vero?"
"Liam, ti prego, sai della mia forte vertigine nei confronti delle altezze." Risposi.
"Ah, ma tranquilla, questo te la fará passare. Lasciami spiegare." Sorrise malefico. "Piazzeremo uno dei materassi della cantina sotto il balcone, e tu ti ci butterai sopra. Cosí non sarai attaccata alla corda."
Sgranai gli occhi. "Liam sono otto metri d'altezza!"
Harley rise. "Hai paura Scarlett?"
Akash rise anche lui, mentre Diana sorrideva.
Liam mi guardó, alzando le spalle.
Il mio volto si fece di marmo. "Va bene. Mi butteró."
"Ok. Diana, Akash, aiutatemi a mettere il materasso. Tu aspetta qui con Harley." Disse Liam, e andó con i due al piano di sotto.
"Dai Scarlett non fartela nelle mutande!" Disse lei. "Per una cosa cosí banale.."
"Nessuno l'ha mai fatto."
"E allora? Avrai l'onore di farlo per prima. Hai paura che atterrare su un materasso pieno di polvere ti rovini il tuo nuovo bel faccino?"
La guardai, sorpresa. "Sono diventata bella?"
"Eccome Scarlett." Ringhió lei. "Ma spero che tu l'abbia fatto per te stessa, perché se ci provi con Liam non saremo piú amiche."
Scossi la testa, disperata. "No, non ci proveró con lui. Non m'interessa niente di lui. È tutto tuo." E in effetti, ero stata sincera. Liam non mi attraeva, e nemmeno Akash e altri. Non avevo cotte.
Lei sorrise, vincente.
Dopo qualche minuto sentimmo la voce di Diana provenire da sotto il balcone. Io e Harley uscimmo.
"Pronto!" Urló.
Presi respiri profondi, mentre scavalcavo la ringhiera e mi tenevo con le braccia e appoggiavo i talloni sul bordo del balcone.
Cominciai a tremare.
"Eddai salta!" Disse Liam.
Poco dopo prese vita un coro di 'Salta!' seguito da dei battiti di mani a ritmo da tutti i miei amici.
Harley, stanca dell'attesa, si avvicinó al mio orecchio.
"Sei stata brava a dimagrire, ma sta attenta a non romperti, principessa." E mi spinse giú.
Atterai di pancia sul materasso, rimbalzando un pochino. Mi alzai subito, sospirando ammirata di aver ancora braccia e gambe intatte. Sentivo solo un po' di male alle ginocchia, ma tutto sopportabile.
Tutti applaudirono e risero.
"Ok, per oggi basta prove. Facciamo il gioco della veritá." Disse Liam.
Ritirammo il materasso e ci sedemmo in sala spartiti sui due divani.
"Bene, comincia tu Scarlett." Disse Diana.
"Emh, va bene... Ho visto un posto maledetto nei pressi di Stoccolma..."
Liam alzó le spalle. "Potremmo andarci. Parlarcene meglio in Svezia. Tu Akash?"
"Sono stato a casa di Dave senza che lui lo sapesse."
Tutti sorrisero basiti. "Come?" Chiese Diana.
"Suo fratello mi aveva invitato l'anno scorso per aiutarlo negli studi per un test di matematica, mentre lui era via a Boston."
Harley rise. "Com'è la casa del maschio piú violento della scuola?"
"Ti giuro, è tutta rosa e sua madre è fissata con i fiori!"
Tutti risero, ma io mi trattenni a un sorriso. Erano gusti, non ci trovavo niente di divertente.
"Ora vai tu Liam!" Disse Akash.
"Sono stato a letto con Jessica due giorni fa."
"Prima con Emily, Jennifer, Katy e Natasha, e adesso Jessica?" Chiese Harley, leggermente infastidita.
"Sí."
"Com'è farsi tutte le fighe della scuola?" Chiese Diana.
Liam rispose con una risata, seguita da tutti, meno me. Non mi piacevano quei discorsi.
"E tu Diana? Che hai da dirci?"
"Che mio fratello non torna a casa da dieci giorni, ma che non mi preoccupa."
"E tu Harley?"
"Che ho visto Tom qualche giorno fa." Rise.
"Come sta lo sfigato?" Chiese Akash.
"Male, come sempre." Risero tutti, sempre senza di me.
"Per oggi basta ragazzi, torniamo bene a casa." Disse Liam.
Cosí tornai a casa, cercando di essere felice dopo un altro pomeriggio con i miei amici.

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