Il mattino dopo quando mi svegliai Antares non c'era. Non so perché, ma fui triste quando non lo vidi vicino a me. Iniziai a cercarlo per tutta casa, e lo trovai fuori che parlava con Liam. Li guardai dalla finestrella della porta, e in poco tempo Antares si accorse che li stavo spiando.
Mi guardó dal giardino e sorrise sincero. Io scappai via per paura di arrossire di nuovo.
Questo benedetto sentimento era un caos totale, come un'estensione della mia nuova parte, ma era una sensazione piacevole, calda e cosí... strana e bella. Non avevo mai voluto stare con qualcuno, e adesso ogni volta che Antares mi parlava mi sentivo tremare dentro. E lo conoscevo solo da qualche ora!
Decisi di andare in un cucina e cercare qualcosa da mangiare. Aprii uno dei sportellini che c'erano in alto, cercando di prendere un pacchetto di biscotti. Vista l'altezza di Antares erano troppo alti per me. Decisi di cercare qualcos'altro negli altri.
Aprii ne aprii un altro.e vidi un piccolo serpente nero con gli occhi gialli che stava cercando qualcosa da mangiare. Quando si accorse di me sibiló appena, gustando l'aria con la lingua biforcuta.
Era della stessa specie che avevamo visto quando eravamo entrati nella foresta...
Analizzai la testa; era tonda, non triangolare come quella delle vipere, e le pupille erano tonde. Non era velenoso. O almeno, non doveva esserlo.
Allungai la mano la mano verso di lui, senza un motivo preciso. La mia parte selvatica si fidava. Mi strisció sul braccio, facendomi il solletico, e si fermó sulla spalla. Sorrisi.
Se quel serpente fosse stato velenoso e mi avrebbe attaccata, mi sarei buttata verso la morte.
Non avevo mai avuto un comportamento cosí istintivo. La nuova parte stava prendendo controllo di me. Forse perché ero diventata adulta e sicura di me stessa.
Il serpente si era rannicchiato sulla spalla e aveva chiuso gli occhi. Non l'avrei disturbato. Era cosí carino.
Decisi di riprovare a prendere i biscotti sullo sportello di prima. Andai sulle punte, ma niente.
Il serpente si sveglio all'improvviso, guardando dietro di sè. Senti poi un corpo alto e caldo che mi sfiorava la schiena e un odore di muschio inconfondibile. Dopo una mano prese con facilitá il pacchetto di biscotti e me lo diede gentilmente.
Lo presi mentre mi tremavano le gambe.
"Grazie." Dissi.
Lui si avvicinó a un mio orecchio, spostandomi una ciocca di capelli. Sentivo le sue labbra a un palmo da me.
"Non devi ringraziarmi." Sussurró con la sua voce calda e affascinante, staccandosi lentamente.
Mi girai e lo vidi ancora che mi guardava.
"Dormito bene?"
Annuí.
Avvicinó la sua mano alla spalle dove il serpentello si era rannicchiato, e il rettile strisció da lui.
Lo guardai. "È tuo?"
"Diciamo. Sono serpenti della foresta, ma qualche volta arrivano in casa mia." Rispose.
"Antares... Mi togli due dubbi?"
"Dimmi."
"Quanto sei alto e quanti anni hai?"
"Sono alto due metri preciso e ho diciannove anni. Venti questo novembre."
"Ok." Aprii il pacchetto di biscotti, mangiandone uno.
"Di cos'hai parlato con Liam prima?"
"Sei gelosa?" Disse serio.
Lo guardai facendo una smorfia di disgusto. "Di quello? Preferirei vivere in carcere che amarlo."
"Hai ragione..." Sussurró, e se ne andó coccolando il mento del serpente che aveva sulla spalla.
Che significa?
Feci una smorfia.
Ragazzo enigmatico. Ma sexy.
Continuai a mangiare un paio di biscotti e poi bevvi un bicchiere di succo.
Quando andai su per cambiarmi vidi che gli altri si erano giá alzati.
Dopo scesi vedendo Antares salire le scale (tipo tre gradini alla volta) e riscendere dopo alcuni minuti con il suo mantello che lasciava vedere gli addominali.
"Non hai freddo?" Gli chiesi.
"Col tempo mi ci sono abituato." Rispose, caricando la balestra.
"Dove vai?"
"In giro." E uscii.
Passai il pomeriggio o sul divano o in camera, ancora stupefatta della situazione cosí strana. Insomma, fino a due o tre giorni fa ero una normale studentessa modello nerd e adesso ero in una casa in mezzo a una foresta maledetta con un tizio stra figo che aveva il nome di una stella. E in tutto questo, ho avuto istinti omicidi verso i miei amici, ho visto corna e animali impiccati e sono nati due nuovi sentimenti dentro di me.
Era la crescita? La foresta? Il mio essere psicopatico che stava uscendo piano piano? Non sapevo cosa aveva causato la nascita delle mie nuove emozioni forti.
Annoiata, verso il tardo pomeriggio presi una torcia, il coltello svizzero e uscii. Ne avevo piene le scatole di starmene in casa. In piú Antares non tornava nemmeno.
Entrai nel bosco con il coltellino sguainato. La Demoniaca era ancora sotto il suo velo di nebbia grigia perenne e sotto la sua aura cupa e tetra.
Vidi un pino alquanto alto, e decisi di scalarlo. Non avevo le proprietá fisiche di uno scoiattolo, ma da quando ero arrivata nella foresta stavo cambiando radicalmente, l'avevo capito.
Scalai con un po' di difficoltà e mi ritrovai in cima al pino. Tutt'attorno c'erano solo alberi e la casa di Antares.
Scesi piano, ma a quattro metri da terra scivolai da un ramo e caddi.
Atterrai sulle braccia di qualcuno. Erano muscolose, forti e chiare.
Alzai lo sguardo e mi ritrovai il volto di Antares a pochi palmi dal mio. Mi lasció giú e mi bloccó al tronco con entrambe le braccia. I suoi occhi violacei erano splendenti, e lui odorava sempre di muschio umido.
"Che cosa ti salta per la testa?" Ringhió. Era dannatamente incantevole e faceva paura allo stesso tempo quando era arrabbiato.
"Volevo vedere se trovavo la cittá..." Risposi.
Si avvicinó sempre di piú a me, come per intimidirmi.
"Non ci provare mai piú. Non devi farti male. Hai capito?"
Si sta preoccupando per me?
In effetti lo ha fatto anche prima e ieri...
Annuí. Tolse le braccia e ricaló il cappuccio sul volto.
"Andiamo a casa."
Passeggiamo per qualche minuto, fino a che non ritrovammo lo spiazzo e la casa di Antares.
Lui era dietro di me, stavo per aprire la porta, quando lui mi prese un braccio e mi giró, mettendomi le spalle al muro. Mi ingabbió di nuovo con le sue possenti braccia, e le sue labbra furono a un palmo dalle mie.
"Non provare a morire." Disse.
"Perché sei cosí?" Mormorai.
Sospiró. "Sei tu." Rispose, e aprii la porta.
Mi sorpassó e andó al piano di sopra.
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Il Demone di Stoccolma
Gizem / GerilimUna delle leggende urbane piú spaventose della Svezia è quella del Demone di Stoccolma; un essere mutaforma che abita nei boschi cupi e selvaggi della cittá e rapisce le persone per usarle come cavie nei suoi terribili esperimenti. Un gruppo di ami...