Epilogo

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Astrid

Con molta delicatezza e stando sempre attenta a non fare alcun rumore poggio l'orecchio sulla porta della stanza dei miei genitori per capire il motivo della loro discussione.
Che i miei genitori litigano è un evento più unico che raro, quindi ogni volta che litigano significa che la questione è grave.
<<E cosa pensi che gli diremo? Non possiamo nascondergli la verità per sempre Alessandra!>>
Ma di ché parlano? Quale verità? E poi... a chi la devono tenere nascosta? A me?
Mille domande mi invadono come un treno in piena corsa.
<<È troppo innocua per questo mondo Giovanni, come pensi che la prenderà? Di certo non bene>>
Odio i miei genitori litigare, soprattutto sei il motivo della loro lite sono io.
Odio le liti, figuriamoci se i miei genitori litigano per causa mia.
<<Che ti piaccia o no Alessandra, Astrid andrà in Spagna... saprà la verità, quando poi tutto sarà risolto avremmo di nuovo qui la nostra bambina, fine>>
Se prima avevo qualche dubbio che parlassero di me, adesso sono più che sicura che il soggetto della loro conversazione sono, ma perché mai dovrei andare in Spagna? Soprattutto, quale situazione si deve risolvere?
Sento i passi pesanti di mio padre che si fanno sempre più vicini.
Velocemente mi stacco dalla porta dirogendomi in cucina, facendo finta di cercare qualcosa nel frigo.
<<Buongiorno Astrid. Ho bisogno di parlarti, puoi sederti per favore?>>
Vedo la faccia di mio padre che è più che seria, mentre quella di mia mamma è piena di preoccupazione.
La faccenda è seria!
Prendo uno yogurt alla fragola e mi siedo difronte a mio padre che mi sorride, quel sorriso dolce che rivolge solo a me e alla mamma.
Ricambio il suo sorriso.
<<Ascolta Astrid... non ti ho mai parlato nel dettaglio del mio lavoro, infatti hai sempre saputo poco e niente... ma volevo dirti che tutto questo solamente per proteggerti comunque. Ti ho sempre detto che sono un importante imprenditore, che dirigo più di un azienda. Giusto piccola?>>
Ok, la situazione si fa strana.
<<Si papà, giusto>>
Prende un profondo respiro abbassando lo sguardo, ma subito lo riporta su di me.
Quegli occhi hanno qualcosa di colpevole, qualcosa di grosso che mi nascondo.
<<In realtà amore mio, non è così... io non sono un imprenditore... io in realtà ho a che vedere con affari sporchi, illeciti... la parola più giusta e breve è mafia...>>
Già non stavo più ascoltando a metà conversazione, figuriamoci sentirni dire che mio padre in realtà non è una persona per bene ma un mafioso.
Tutto ciò che so, tutto ciò che pensavo di conoscere in realtà è una menzogna.
Era tutto una menzogna...

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