Capitolo 21

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Thiago

Arrivo davanti al mio Night Club e di tutta corsa scendo ai sotterranei chiudendo più porte durante il mio passaggio; finché non arrivo nella stanza dove io e i miei uomini ci riuniamo per parlare di questioni davvero serie e importanti, e per aver permesso ad Ivan di venire con tre dei suoi uomini fidati la cosa è veramente grave.
Potrebbero fare del male a Blanca, non posso permetterlo.
<<Bene signori, scusate la fretta... ma la cosa è più grave di ciò che si pensa>>
Tutti mi guardano in religioso silenzio, incuriositi e straniti.
Pure Ivan guarda con un espressione seria, solitamente avrebbe fatto una delle sue battute.
Oggi no.
Mi avvicino alla sedia che si trova al centro.
Mi siedo e guardo tutti gli uomini che sono in questa stanza, ognuno di loro perderà tutto... e lo sanno, ma comunque sono qua al mio servizio, lasciando a casa moglie e figli.
<<Qualcuno come sapete mi ha attentato in casa mia, luogo a cui a nessuno ho detto l'indirizzo... non sono riusciti ad uccidere me e mia moglie, quindi hanno colpito una parte importante di me... Pablo mio fratello. È in ospedale in coma, gli hanno sparato, non si sa se uscirà da questo coma vivo o morto. Queste persone ci hanno dichiarato guerra, se non li fermiamo chiunque di noi può morire da un momento all'altro per un loro cazzo di attento. Quel Qualcuno potrebbe essere pure la mia stessa sorella>>
Stavolta il mio sguardo va a Ivan, che adesso è ancora più serio di prima e sembra quasi immobilizzato.
Tutti quanti mi guardano, aspettano i miei ordini, aspettano che io dica cosa fare... ma non lo so neanche io, è questo il problema.
Prendo un profondo respiro e continuo a parlare.
<<Io ho una vaga idea di chi sia che sta attentando la mia vita e quella della mia famiglia... Giovanni Bianchi>>
Dal silenzio iniziano versi di stupore e bisbigli che dicono che non può essere, che era un grande amico di mio padre e che io ho sposato sua figlia.
<<Sicuro di ciò che dici?>>
Chiede Ivan impassibile, senza neanche un cipiglio di stupore.
<<È l'unica persona che sapeva dov'era la mia nuova casa, l'unica persona che sapeva dove mio fratello andava con sua moglie per vedere il bambino e gli orari... tutto porta a Giovanni Bianchi>>
È un duro colpo pure me, è sempre stato un secondo padre una spalla per me e soprattutto per mio padre erano grandi amici e poi vengo a scoprire così che è uno dei più sospettati.
Non ha solo cercato di uccidere me e Pablo, ma anche la sua stessa figlia e una donna incinta... regole che per la mafia sono infrangibili.
Non si toccano donne e bambini, tutti i boss e non la rispettano... o meglio tutti tranne....
Alfred Dubois, ha esonerato la Francia da queste regole e né ha create delle sue.
Che bastardo.
Devo rimanere calmo, non devo impazzire, non ora.
Dobbiamo controllare h24 Giovanni Bianchi e il suo possibile complice, Alfred Dubois.
Porto le mani alle tempie massaggiandole.
<<Cosa dobbiamo fare capo?>>
A parlare stavolta è Juan.
Per alcuni attimi mi esonero dal mondo, sparisco da tutti i problemi che perora mi circondano.
Involontariamente la mia mente va a lei, ai suoi occhi e al suo dolce sorriso, e poi ai momenti di passione che abbiamo condiviso insieme, che insieme abbiamo amato.
Involontariamente sorrido, ma subito torno alla realtà.
<<Dobbiamo stare h24 su Giovanni e Alfred, lui sarà sicuramente in Spagna e Ivan... tu e mia sorella dovete andare in Russia, li sarà più al sicuro. Non sarà d'accordo... convincila, rapiscila, dalle un sonnifero e portala di peso... ma portala via>>
Chiedo quasi con supplica.
Rischio di perdere un fratello, non voglio perderne un secondo.

Blanca

Nessuno mi da notizie, sembrano tutti spariti nel nulla nessuno si sente da ore e io mi sto preoccupando, tra qualche minuto mi verrà una crisi di panico.
Improvvisamente un forte tonfo di qualcosa di pesante che cade mi fa andare sull'attenti.
Con piccoli passi mi avvicino nella sala da pranzo e noto una ragazza che presa di panico cerca di alzare la sedia.
Non l'ho mai vista, non fa parte della servitù.
<<Tutto ok?>>
Chiedo con sguardo di superiorità e soprattutto che intimorisce, insomma è un'estranea.
La ragazza appena mi vede spaventata cerca di indietreggiare, ma cade vergognosamente per terra.
Mi viene da ridere però mi contengo lasciando sempre uno sguardo serio e freddo.
<<S-Sono G-Greta... c-cercavo Juan, ma non lo trovavo ho v-visto questa porta e pensavo f-fosse qua>>
Mi spiega con voce tremante.
Cercava Juan? Lo stesso Juan che non ha mai permesso a nessuna ragazza di entrare nelle sue stanze e di vivere con lui, lei cercava Juan.
O mio dio, finalmente quel ragazzo si mette la testa apposto.
Abbandono lo sguardo freddo che avevo per lasciar posto ad un sorriso.
<<Tornerà presto, vieni siediti e raccontami come hai conosciuto Juan>>
Ci sediamo a parlare e iniziamo una lunga conversazione, una davvero molto lunga di conoscenza e io che non mi faccio gli affari miei su di come lei ha conosciuto quella testa dura di Juan.
Improvvisamente il mio telefono vibra.
Leggo velocemente i 99+ messaggi da parte di Astrid, inizialmente annoiata ma poi il mio mondo crolla.
Pablo è in ospedale, è in coma... gli hanno sparato.
No, no, no mio fratello... Pablo... no, non posso perdere mio fratello.
Mi alzo di scatto e per non cadere a terra mi appoggio al tavolo.
<<Scusami devo a-andare, Margaret ti riporta nelle stanze di Juan. JULIO LA MACCHINA VELOCE!>>
Urlo al nostro autista personale.
Corre velocemente in una delle tante macchine partendo a tutto gas per arrivare al ospedale da Pablo.
Arriviamo in pochi minuti e mi catapulto fuori dalla macchina.
Evito i dottori, guardie e chiunque provi a fermarmi per andare nella stanza di Pablo.
Arrivo e vedo Carmen che piange tenendogli la mano, mentre Astrid è seduta per terra a guardare il nulla.
<<Pablito...>>
Mi metto dall'altro lato del letto e gli do un bacio sulla fronte, chi ha fatto ciò dovrà pagarla cara!

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