Un tradimento sarebbe stato meno doloroso, una pugnalata sarebbe stata meno dolorosa, ma non quello che aveva scoperto quella sera.
Si sforzava di rialzarsi, di vedere il lato positivo della situazione ma non c'era. A deluderla non era stato tanto il fatto di aver scoperto di non essere la figlia naturale di Atifa e Sadiki, ma quello che non gli era mai stata detta la verità. Ed ora pesava come il più pesante dei macigni.
Per lo meno, ora, poteva dare una spiegazione a quella pelle squamata. La particolarità che aveva impedito all'uomo che aveva chiamato padre per anni, di fare carriera e di avere una vita più agiata.
La tendina che separava la sua stanza da un'anticamera quasi spoglia venne aperta con troppa vemenza, mostrando il volto dispiaciuto di Seb.
Yassmin, in piedi, stava levando dei panni da una cesta alta.
"Che stai facendo?"
"Me ne vado. E' la cosa più giusta." Rispose lei, senza mezze misure.
Seb le strappò dalle mani un velo bianco con le monetine attaccate, staccandole alcune e facendole cadere a terra. Yassmin lo guardò furiosa. "Ma non capisci? Non ha più senso che io rimanga qui. Non so più chi sono e di certo non appartengo a questa famiglia. Non dovrete più vergognarvi di me." Spiegò, recuperando ciò che rimaneva del suo velo bianco dalle mani del fratello... di colui che credeva essere tale.
"Sposami."
Yassmin alzò lo sguardo su di lui, insieme ad sopracciglio. "Come?"
Seb approfittò della sua curiosità per prenderle le mani tra le sue, sperando che quel contatto potesse svegliare in lei determinati sentimenti nei suoi confronti. "Non siamo fratelli di sangue. Non ce lo impedisce nessuno. Sposiamoci e resta nella famiglia! In questo modo i miei genitori potranno vivere a palazzo reale con Nasrine ed io e te potremo rimanere qua. Lontano da occhi curiosi." Provò a dirle con voce sommessa, amorevole, sfiorandole una guancia con la punta dell'indice che aveva alzato apposta per toccare quell'area del suo viso.
Yassmin era confusa, più di prima. Deglutì, scuotendo la testa e allontanando la sua vicinanza. Gli diede le spalle, continuando a prendere i suoi vestiti dalla cesta. "Ho passato una vita a chiamarti fratello. Non posso vederti in altro modo. Mi dispiace, Seb, è così." Gli disse, rifiutando la sua proposta. Non era una scelta semplice, ma era sincera. Non l'avrebbe mai visto con gli occhi di un'innamorata, non l'avrebbe mai visto come Atifa guardava Sadiki. Anche se non lo era di sangue, sarebbe rimasto sempre suo fratello maggiore.
Seb, dal canto suo, prese un profondo respiro. Era adirato da quel rifiuto perché non se l'aspettava. Aveva sempre creduto che quando Yassmin avesse saputo la verità, qualcosa sarebbe cambiato. Ma in bene e non in male.
"Devo andare. Salutami i tuoi genitori." Gli disse, prendendo una sacca e mettedola in spalla, chiamando Atifa e Sadiki come erano. I genitori di Seb, non i suoi. Magari un giorno sarebbe tornata, ma ora aveva solo bisogno di stare sola e pensare.
Fece per uscire dalla stanza, ma Seb la prese per un braccio, stringendo la presa come un uccello sulla sua preda. "Tu non vai da nessuna parte." Le disse, quasi in modo minaccioso, spingendola nuovamente all'interno della stanza.
L'impatto fece barcollare Yassmin, che andò a rovesciare un tavolino vicino al suo giaciglio, facendo di conseguenza cadere un qualcosa di fossilizzato che c'era sopra a modo di decorazione, che rotolò in fondo alla stanza, vicino alla fonte di calore.
La rossa cadde a terra e quando guardò Seb, se lo ritrovò sopra di sé. Con gli occhi sgranati, cercò di toglierlo da dosso. "Che fai? Togliti!"
"Zitta, ragazzina. Sono anni che aspetto questo momento." Le disse con tono minaccioso, rubandole un bacio e insinuando nella sua bocca la sua lingua, mentre con le mani libere esplorava il suo corpo tremante e esile, fin sotto le gonne della tunica nera.
"Seb, no! Smettila!" Piagnucolò Yassmin, facendo forza con le sue gambe ma era inutile. Voleva dargli una ginocchiata nelle parti basse per farlo spostare, ma la forza di Seb era il doppio della sua, troppo esile, troppo fragile.
"Zitta! Zitta! Tu sei mia. Hai capito? Mia!" Le urlò il ragazzo, continuando ad esplorarla con la mano, scendendo sempre più giù, in mezzo alle sue gambe.
"No!" Urlò di rimando Yassmin, sperando che qualche famigliare ascoltasse il suo grido d'aiuto. Ma tutto tacque. Almeno fino a quando non volse lo sguardo verso sinistra e colse le lingue di fuoco del caminetto della sua stanza, inghiottire il fossile che era caduto dal tavolino rovesciato a terra. Il fuoco si rifletté nei suoi occhi ambrati, nel mentre osservava qualcosa essere sputato fuori da esso. Un pezzo di guscio.
Con il respiro lento, affannoso, bastarono pochi istanti affinché poté vedere qualcosa uscire dal fuoco. Non era una lucertola, questa aveva due ali, un busto piccolo piccolo. Osservò solo come con le sue zampette si avvicinò a loro e solo allora Seb smise di esplorare il suo corpo, ma gli bastò girare lo sguardo verso la sua stessa direzione e non poté neanche emettere un urlo, un'esclamazione, che la piccola creatura aprì la sua bocca, il suo corpo ribolliva come una pentola, e da essa uscì un fuoco abbastanza consistente da far scostare Seb da sopra di lei. I suoi vestiti presero fuoco e iniziò a urlare, a dimenarsi, mentre le lingue rapidamente si espansero nei suoi lunghi capelli neri, nelle coperte del suo letto, nel suo materiale che era il legno.
La casa stava prendendo fuoco.
La piccola creatura guardò Yassmin con gli occhietti vispi, simulando quello che doveva essere un inchino. Capendo la gravità della situazione, che doveva avvertire Sadiki e Atifa almeno, la prese in braccio e corse fuori.
"Atifa! Sadiki!" Urlò il nome di coloro che erano stati i suoi genitori, ma niente. Non risposero. Dovevano essere usciti.
Una trave cadde dal tetto e per poco non la colpì. Tra le sue mani, la creatura emise un verso. Evidentemente le stava consigliando di uscire da lì. Saggia decisione. Prima che anche le scale potessero essere bloccate dalle travi infuocate, uscì fuori dall'abitazione. Giusto in tempo prima che potesse crollare definitivamente.
Il suo cuore era a mille. Nelle macerie aveva sepolto la sua vecchia vita, suo fratello, probabilmente anche sua sorella.
La rincuorava, però, sapere che Atifa e Sadiki non c'erano. E forse quando sarebbero tornati l'avrebbero incolpata di ciò che era successo.
Ancora incredula, Yassmin guardò ancora la piccola creatura tra le braccia che mosse appena le ali. Aveva solo una scelta davanti a sé ed era quella già presa prima che suo fratello potesse fermarla.
Andarsene.
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Hyksos - La danza del drago
ФэнтезиEgitto, sotto il regno di Ahmose I. Il faraone ha permesso al popolo nomade, chiamati Hyksos, di stabilirsi sulle rive del Nilo. Su questo sfondo si svolge la vicenda di Yassmin, una ragazza egiziana dalle origini sconosciute, ma con una particolari...