Capitolo 4

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Non si era mai avventurata fuori dalle mura della città di Tebe e riconosceva che averlo fatto era stato un azzardo, ma non poteva correre il rischio di essere arrestata per l'omicidio di suo fratello o, peggio, di far scoprire la particolarità della sua pelle. Senza contare che l'esserino che viaggiava con lei, di tanto in tanto, le svolazzava attorno. Ma non era ancora capace più di tanto.

Stremata dall'aridità del deserto, avvolta da capo a piedi della sua tunica nera e del velo del medesimo colore a lasciarle scoperti solo gli occhi, Yassmin trovò riparo in una piccola oasi che, fatalità, era apparsa dal nulla.

Che gli Dei avessero deciso che non era ancora arrivata la sua ora?

In essa vi vivevano anche aninali che l'esserino avrebbe potuto mangiare per cibarsi mentre, lei, dal canto suo, placò la sua fame con dei datteri maturi. Una fonte d'acqua all'interno placò la sete di entrambi.

Il buio inghiottì ben presto il deserto e l'oasi, suggerendo alla donna di rimanere lì fino al giorno seguente. Si stese sulla poca erba presente, carezzando la bestiolina che aveva preso possesso del suo stomaco come luogo per dormire. "Penso che tu abbia bisogno di un nome." Sussurrò tra sé, neanche se quella strana creatura potesse risponderle o capire ciò che diceva. Ma sopratutto, come poteva capire se era maschio o femmina? Soppesò quella ipotesi, ammirando il manto nero della bestiolina. "Ti chiamerò Bamor." Se scopro che sei femmina posso sempre cambiarlo in Bamora.

Rise appena a quel pensiero, osservando come Bamor iniziò a svolazzare nuovamente, stavolta più in alto. Stava imparando.

La notte trascorse in modo tranquillo, baciata dalle stelle e la luna, anche se nella testa continuava ad avere vivo il ricordo di suo fratello che veniva divorato dalle fiamme. Le sembrava di essere ancora lì, nella sua stanza, con lui addosso che la fissava, che la toccava, che faceva di tutto per farla essere sua.

Quella sensazione di disagio la portò ad aprire gli occhi e la prima cosa che vide, che aumentò i battiti del suo cuore, era la punta di una lancia che le veniva puntata contro e due figure alte a sovrastarla. Entrambi portavano le maschere di Anubi. O almeno sperava che fossero solo maschere.

"Cosa volete?" Chiese con voce tremante.

"Abbassate le armi." Ordinò una voce autoritaria, maschile, dietro di loro. Le due figure fecero all'istante come gli venne detto e, scansandosi, rivelarono il proprietario di quell'ordine. Si trattava del vizir Abbas.

Il cuore di Yassmin prese a batterle ancora più veloce.

Il vizir la guardò con soddisfazione negli occhi. "Sapevo che non eri andata molto lontano. Tua sorella ti conosce molto bene."

Quell'arpia di Nesrine doveva averla denunciata alle autorità di Tebe. Ma non sapeva che le guardie del Faraone indossassero le teste di Anubi.

"Vieni avanti, Imothep." Aggiunse il vizir. Dietro di lui, una figura muscolosa e vestita di abiti sacerdotali, con un turbante rosso in testa colmo di preziosi che andavano a creare al centro due catene impreziosite di rubini rossi, che andavano a cerchiare gli occhi scuri, si fece avanti. Al suo passaggio, le figure con le teste di Anubi sembravano intimorite, quasi succubi.

Il sacerdote di Anubi guardò la ragazza con disinteresse e, nel giro di pochi istanti, prese uno stiletto ben pregiato dalla cintola rossa che aveva legata in vita e avventandosi su di lei le tagliò parte della gonna della tunica, mostrando ai raggi di un sole che stava nascendo la sua pelle squamata. Ghignò appena, guardando poi il vizir. "Il mio padrone sarà lieto di avere nel suo harem un fiore del deserto così prezioso. Affare fatto."

"Affare? Quale affare?" Chiese tremolante, mentre le due figure l'alzavano e la scortarono all'interno di una carovana. "No! Lasciatemi andare! Lasciatemi!" Urlò, ma fu inutile. La loro forza era anche maggiore di quella di suo fratello.

Da dietro le tende violacee della carovana, vide Imothep tendere un braccio al nulla. "Bamor, qui." Disse e la bestiola che aveva accudito e con la quale era scappata da Tebe, si posò sul braccio del sacerdote, facendosi accarezzare il dorso. "Non temere. Lo rivedrai non appena saremo arrivati a destinazione." Le disse quasi distratto, senza mai guardarla. Ma Yassmin sapeva che era indirizzata a lei quella frase.

Ancora con il cuore a mille provò a fare resistenza sulla porta ma questa non si mosse e non poteva uscire dalla finestrella della carovana stessa. Il tempo di ruzzolare sulla sabbia, le due figure con le teste di Anubi l'avrebbero recuperata.

Ma perché Bamor non aveva sputato fuoco sul sacerdote come aveva fatto con Seb? La rossa sospirò, buttando la testa all'indietro. Aveva fatto tanto per non essere prigioniera e invece era di nuovo in trappola.

Hyksos - La danza del dragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora