Capitolo 10

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Dopo l'incontro con il faraone nell'oasi rossa, Yassmin era confusa, turbata, curiosa e accaldata se pensava a ciò che aveva visto. Gli era stato dato un alloggio nell'harem inferiore, dove venivano inserite le concubine che non erano ancora favorite del faraone. E nel letto basso e piccolo, si girava e rigirava. Altre volte, passava gran parte della notte a fissare le fattezze di quel posto. Incantevole, senza ombra di dubbio. Era una stanza ampia, a destra e a sinistra c'erano delle pedane dove erano schierati dei letti. In ognuno di essi c'era una concubina e il resto dello spazio veniva condiviso in egual modo. Al piano superiore, invece, collegato con una scala a chiocciola in legno chiaro, c'era quello che veniva chiamato harem superiore. Lì venivano sistemate le concubine che ormai erano favorite. Solitamente lo si diventava in poco tempo, ma era sempre una posizione di rilievo, concessa a poche. In quel palazzo, le favorite erano la quarta autorità più importante. Dopo il faraone, la regina e i Vizir.

Due grandi statue di Anubi erano poste ai lati della grande porta dorata. La notte, nelle ciotole grandi che avevano tra le mani, veniva acceso del fuoco come delle grandi torce che facevano luce.

Le piante erano poche, delle semplici e piccole palme da vaso, quest'ultimi decorati con geroglifici.

Yassmin parlava poco e se ne stava, la gran parte del tempo, seduta sul suo letto. Le altre, bene o male, occupavano il tempo suonando il liuto, l'arpa, ballando, ridacchiando. La sua attenzione fu catturata soltanto quando la porta si aprì, rivelando una figura ben vestita e ingioiellata. Non era nobile, ma l'aveva già vista alla cena. Era poco distante della regina. La donna in questione si guardò un attimo intorno, prima di catturare il suo sguardo. "Tu rossa." Le disse, indicandola. Ogni sguardo dell'harem, ora, erano su di loro. "Vieni qui." Le ordinò con voce gentile.

Yassmin sospirò appena, alzandosi e facendo come le veniva detto. Sperò vivamente però che l'avessero chiamata per portarla da Bamor. Imothep le aveva promesso che poteva averlo con lei nell'harem, ma non l'aveva più visto. La donna la guardò da capo a piedi, rivolgendole un sorriso gentile. "Vieni con me. Hai un nuovo incarico." E così dicendo, la rossa prese a seguirla su per le scale a chiocciola dove c'era l'harem superiore.

Camminarono per un tratto d'angolo, fino ad arrivare ad una porta specifica. Quando la donna le aprì la porta, rimase sorpresa di vedere in una piccola stanza un angolo di paradiso. Un piccolo palazzo racchiuso in quattro mura. Le pareti dorate intrise di geroglifici, una piccola oasi quadrata come c'era nella sala del trono, con tanto di ninfee, e un letto a baldacchino con i tendaggi verdi. In un divanetto, c'era una donna che aveva già visto. Diara, una delle favorite del faraone.

Non appena la vide, le sorrise, alzandosi in piedi. "Oh, sei già qui." Disse, lisciandosi la gonna bianca dell'abito legato dietro il collo. "Grazie, Saifa, puoi tornare dalla regina." Aggiunse, congedandola.

Yassmin era un poco imbarazzata da quell'incontro e Diara se ne accorse. "Non devi essere a disagio per ciò che hai visto ieri sera. Come hai detto che ti chiami?"

"Yassmin, mia Signora."

"Oh, no, non chiamarmi così." Rispose, ridendo, e versando qualcosa da bere in un bicchiere di terracotta. "Ti assicuro che non sono così diversa da te o dalle altre concubine." Le rivelò, porgendoglielo.

Yassmin sorrise appena, accettandolo. Era qualcosa di amaro ma, allo stesso tempo, le donava una sorta di sollievo. "Davvero? Pensavo che le favorite erano privilegiate."
"E lo sono. Ma hanno poca autorità. La regina rimane sempre la padrona, insieme al faraone. E hanno potere di vita e di morte qui. E di tortura." Disse la ragazza, sospirando appena, ricordando il modo in cui la regina l'aveva torturata poche ore prima. Farla stare sveglia e rimetterla a posto la stanza, dopo la notte passata con il faraone, era una totura vendicativa. Probabilmente, al posto suo, l'avrebbe anche capita. Fece cenno alla rossa di sedersi con lei sul divanetto. "Ma veniamo al perché ti ho chiamata. Il faraone mi ha ordinato di trovarmi una compagna di stanza. E sempre sotto suo suggerimento, mi ha detto di farti chiamare."

"Ma io non sono una favorita."

"Non ancora, no. Ma sarai una sorta di mia dama di compagnia, anche se non mi sento per niente nobile. Con poche ragazze ho avuto modo di fare amicizia e conoscerne una nuova mi fa piacere." Le disse, indicandole poi il letto. "E' grande abbastanza per due. E poi stare sola la notte mi fa un po' paura."
Yassmin annuì. "Accetto volentieri." Le disse, osservando come il suo sguardo diventava luminoso.

"E c'è un'altra cosa."

"Dimmi."

"Il faraone mi ha chiesto di insegnarti una cosa." Rivelò Diara, certa che avrebbe frainteso. E infatti, solo a vedere l'imbarazzo sul suo volto, rise. "No, non in quel senso. Un intrattenimento per l'ospite che riceverà domani sera. Ma diverso da ciò che pensi."

"Ah, bene."
Diara si alzò in piedi, scoprendo appena le braccia di una pelle perfetta. Non come la sua. E poi prese quello che sembrava un pugnale dalla statua vicino. Ma di fattezze strane. Aveva tre punte e sembrava quasi un tridente. Lo rigirò tra le mani, guardando Yassmin. "Sai combattere?"

La rossa scosse la testa. "No."

"Va bene. Possiamo lavorarci. In piedi." Le disse, nel mentre si alzava dal divanetto, Diara le prese due tridenti dorati come i suoi, facendole poi cenno di seguirla in mezzo alla stanza dove c'era più spazio. "A volte il faraone ama organizzare spettacoli per i suoi ospiti. Il combattimento è tra questi. Ma in modo amichevole, ecco. Senza spargimenti di sangue. Tuttavia, deve sembrare reale." Le spiegò, mettendosi in posizione di attacco. "Ora... schiva." Aggiunse, attendendo che recepisse ciò che aveva detto.

"Cos..?"

Ma la interruppe, perché Diara sferrò il primo colpo, perfettamente parato da Yassmin che la guardava con occhi sgranati. I tridenti si scontrarono, incastrandosi tra loro, ma la rossa, istintivamente, li slegò, spingendo Diara poco più lontano da lei.

"Bene. Il primo passo è fatto. Ora sarà più difficile, quindi... in guardia. Sempre." Le consigliò, rimettendosi in posizione.

Un nuovo attacco, una nuova parata. Poi all'inverso. A volte Yassmin perdeva l'equilibrio, altre lo recuperava. A fine giornata riuscì a mandare Diara nella piccola oasi, bagnandola da capo a piedi. Le due scoppiarono a ridere, facendo una breve pausa. Avrebbero continuato ancora per un po'. L'esibizione di domani doveva soddisfare il faraone.

Hyksos - La danza del dragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora