Capitolo 23: Epilogo

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Il vento del cambiamento si espanse ben presto dall'Alto al Basso Egitto e portava un solo nome: Hyksos. Dopo la caduta del faraone di Tebe, molti di loro avevano concquistato la città e Haytham aveva eletto un suo vice che avrebbe governato quella parte di città in sua assenza. L'unico suo rammarico fu quello di scoprire che l'erede del principe Kamose era scappato con la madre in un punto indefinito dell'Egitto. E a nulla servirono le sue spie che si sparsero un po' ovunque sul territorio.

Il Gran Sacerdote era scettico circa il fatto di abbandonare le ricerche. "Un leone ferito può sempre guarire e tornare a ruggire più forte di prima." Aveva ragione e questo lo credeva pure lui.

"Ce ne occuperemo più tardi. Intanto, da ordine agli schiavi di iniziare la costruzione. Quella costruzione." Specificò lui, tornando nel cortile d'addestramento per vedere le nuove reclute.

Quando Ghamal osservò il progetto quasi non credeva ai suoi occhi, ma eseguì gli ordini del suo sovrano senza battere ciglio.

La storia raccontata dall'ex astrologo di Tebe, Sadiki, si sparse velocemente in tutto l'Egitto e molti non fecero più affari commerciali con gli Hyksos. Il popolo che aveva offeso, insultato e ucciso la figlia del Dio Seth.

Un abominio per gli egiziani.

Per sedare le voci, Ghamal ordinò che fu costruito un tempio dedicato al Dio Teshub, divinità urrita del cielo e della tempesta.

Nuovi Dei si insidiarono nel loro credo, cercando così di allontanare la vergogna e il peccato di aver ucciso la figlia di un Dio egiziano. Ma c'era qualcosa come il Karma, che loro non conoscevano per via della loro cultura, e prima o poi li avrebbero colpiti.

Il giorno che la regina Leimi partorì, pochi mesi dopo, si organizzò una grande festa che ospitava tutti gli egiziani da ogni parte dell'Egitto. Solo il faraone era introvabile in tutto il palazzo, ma Ghamal sapeva benissimo dove trovarlo.

"Tu." Chiamò una guardia, una recluta in verità. Era giovane e proveniva dalla vecchia Tebe. "Vai nella cripta e va a chiamare il faraone. Il suo erede sta per nascere." Annunciò con gioia, cogliendo altri ospiti che erano arrivati nella sala del trono.

Apepi, un poco intimorito, annuì ed eseguì senza dire nulla. La cripta della quale parlava Ghamal non era lontana dal palazzo, era vicino all'arena. Iniziò a scendere le scale, giunto sul posto, inghiottito dalla semi oscurità illuminato solo da alcune torce. Non era molto grande, a dire il vero. Poteva già vedere la figura del sovrano in fondo, di spalle, con lo sguardo fisso davanti a sé.

"Altezza?" Lo chiamò il ragazzo, avanzando.

Si preoccupò quando non ebbe risposta, ma giungendo affianco all'uomo lo vide solo assorto profondamente nei suoi pensieri. "Maestà?"

"Penso che sia sempre troppo poco per cancellare un simile peccato." Commentò, ad una domanda inesistente. Il faraone era cambiato radicalmente da quel giorno nel deserto nero. Aveva ricominciato ad andare nella oasi rossa con più donne dell'harem, sempre diverse, e non nominava più una favorita da diverso tempo.

La maggior parte credeva che fosse impazzito.

Apepi guardò la tomba vuota davanti a sé, adornata con geroflici che raccontavano una storia. La storia della vergognosa azione degli Hyksos quel giorno, nel deserto nero.

"Mi permetto di dire che è bellissima, altezza." Osò pensare a voce alta il ragazzo. Come ad essersi scosso dai suoi penisieri, il faraone si voltò verso di lui. "Chiedo scusa, non dovevo parlare."

"No, invece. Hai fatto bene." Lo contraddì il sovrano, rivolgendosi a lui. "Come ti chiami?" Chiese, un poco curioso. Non era solito che le guardie davano voce ai loro pensieri. Non gli era consentito, in verità.

Hyksos - La danza del dragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora