Capitolo 7

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I suoi piccoli occhi scuri, dalla punta esterna leggermente arcuati all'insù, si muovevano ritmicamente, curiosi, per quella che era stata chiamata dal farone come l'oasi rossa. Una piccola oasi, nel vero senso della parola, dentro il palazzo reale di Avaris. A colpirla di più, però, non erano le ninfee graziose all'interno dell'acqua limpida e pulita che circondava il grande letto a baldacchino dai tendaggi rossi, ma la parete davanti a sé. I geroglifici scavati nell'oro sapevano di antichità, di storia passata quando forse lei non era neanche nata. Si avvicinò ad esso, mirandoli come affascinata. Quell'incanto, però, finì nel momento in cui avvertì le pesanti porte aprirsi e la figura di Haytham entrare.

Quando si richiusero, lasciandoli definitamente soli, Yassmin ammise a sé stessa di avere un po' di paura. Ma sparì nel momento esatto in cui avvertì i versi di Bamor fuori dalle mura del palazzo. E la sua testolina elaborò il pensiero che se fosse stata in pericolo, le sarebbe bastato urlare e forse il drago sarebbe corso da lei come era accaduto a Tebe.

Haytham la guardò come si guardava gli schiavi che si compravano al mercato. Avanzò vestito ancora con gli abiti della cena e le mani unite dietro la schiena. "Sei bella." Decretò, parlando forse più tra sé che a lei direttamente. "E particolare. Ultimamente le donne del mio harem erano tutte uguali. Ci voleva qualcosa di raro."

Yassmin alzò un sopracciglio, un poco divertita dal fatto che il faraone stava decidendo tutto il suo destino con normalità, con assoluta disinvoltura.

"Da dove vieni?" Le chiese, avvicinandosi a lei e guardando la parete che stava ammirando la sua ospite poco prima che arrivasse.

"Tebe." Rispose solamente la rossa, studiando i movimenti dell'uomo.

Haytham annuì, voltandosi poi a guardarla. Vicino a lei poté avere l'occasione di studiarla bene e un altro particolare, a parte la pelle squamata, lo colpì. Alzò una mano, posandola su un riccio vicino al suo volto. "Hai i capelli rossi. Come il fuoco." Ed era raro che una donna egiziana avesse una simile chioma.

"E come quello vi brucerete se non abbassate la mani." Disse la donna, scandendo parola per parola. A farle forza vi era la presenza di Bamor nelle vicinanze.

Haytham ritrasse la mano, ridendo. "Sei veramente rara. Altre schiave sarebbero state già fatte frustare per una mancanza di rispetto simile ma... vorrei evitare che una pelle così affascinante e particolare sia arrossata dalla frusta delle guardie." E così dicendo, si chinò a baciare un braccio. Il pungersi con la punta della squama gli diede una sorta di eccitazione in più, visibile anche nei suoi occhi quando li rialzò su di lei. "Il tuo nome. Vuol dire gelsomino. Lo sapevi?"

"Sì. Fu mia madre a darmelo. Perché quando... nacqui, mi disse che i gelsomini del suo balcone erano fioriti." Man mano che rispose, si ricordò di un particolare per niente irrilevante. Non era mai nata in quella casa che aveva sentito sua per tanti anni. E chissà chi era sua madre e suo padre e cosa era successo per abbandonarla.

Un velo di tristezza le oscurò il volto bronzeo e luminoso.

Haytham se ne accorse e preferì cambiare argomento. "Ti sei mai chiesta da cosa proviene la tua particolarità?"

"Penso sia dovuto alla luce del sole ma non ne sono sicura. Tuttavia ho smesso di chiedermelo da anni."

"Eppure Imothep mi ha detto che ti ha trovata con Bamor. Un drago. Un fatto davvero curioso, visto che sono rari e rari lo sono i loro proprietari, chiamiamoli così."

Yassmin scrollò le spalle. "Non me lo so spiegare neanche io. Avevo un uovo, nella mia casa, fossilizzato. Penso sia sempre stato con me dalla nascita e questo si è schiuso." Spiegò brevemente, risultando anche a lei strana questa cosa.

Haytham ghignò. "Questo mi fa capire che eri destinata a me e al mio harem." Le disse l'Hyksos, tornando a guardare quel suo corpo nascosto da quei miseri veli con bramosità. Voleva averla, ma non voleva togliersi il piacere di stuzzicarla.

"Spogliati." Le ordinò con tono serio.

Yassmin alzò un sopracciglio. "Come?"

"Pensi di essere qui per parlare della tua vita passata?"

La rossa deglutì. "Se mi toccate, mi metterò ad urlare così forte che Bamor vi arrostirà."

Il faraone alzò le mani. "E infatti non ho mica detto che voglio toccarti. Non ora almeno. Sarai tu a chiedermelo e ti farò godere così forte che ti sentiranno persino gli Dei." Le disse con tono basso, quasi velato dal reale desiderio di possederla. Avrebbe potuto ordinarle di spogliarsi, frustarla, bendarla e farle conoscere la passione, il dolore, il desiderio. Ma voleva attendere. Voleva renderla più malneabile possibile. "Ora spogliati, Yassmin." Le sussurrò, restando nella stessa posizione di quando era entrato, come uno spettatore curioso.

La rossa non si fidava ma non poteva neanche sottrarsi ad un ordine del faraone. Del resto, le sarebbe bastato urlare e Bamor, ne era certa, sarebbe corso in suo aiuto.

Alzò due mani, sciogliendo i nodi della sua gonna e lasciando che questa cadesse a terra, mostrando all'uomo le gambe nude e squamate, come erano le braccia, il corpo. Le squame erano assenti solo sul viso e intorno ai seni. In breve tempo fu totalmente nuda e guardava il faraone dritto negli occhi.

"Puoi farti un bagno se vuoi." Le disse, indicandole l'acqua poco lontano da lì.

Yassmin fece come le ordinò, anche per paura che potesse ripensarci e metterle le mani addosso. A passo rapido raggiunse l'acqua limpida, così limpida che si poteva chiaramente vedere il suo corpo nudo all'interno.

In poco tempo, le porte della stanza si aprirono ed entrò un'altra donna. Bella, con lunghi capelli neri a toccarle il fondoschiena coperto da un panno bianco. Non le diede neanche una parola, ma andò dritta dal faraone, inchinandosi.

"Mi avete fatto chiamare, altezza?"

Haytham ghignò, lanciando uno sguardo a Yassmin come di sfida. Voleva farle capire ciò che si perdeva. "Sì, Diara. Vieni." Le disse, accompagnandola con una mano fino al letto dove la spogliò e iniziò a baciarla lungo il corpo. Afferrò prima un seno, mordicchiandone il capezzolo, poi un altro, e poi scese lungo l'ombelico per finire in mezzo alle sue cosce. Yassmin osservò di sbieco tutto ciò, avvertendo un calore colpirla in pieno petto. Diara buttò la testa all'indietro, gemendo, prima piano, poi sempre più forte. Avvertiva il piacere colarle dalle cosce e il faraone bere ogni goccia.

Quel calore in Yassmin si intensificò quando vide Haytham tornare a guardare la schiava e ad ordinare di girarsi di schiena. Quella scena le provocò dei tremolii di piacere, sentendosi bagnata tra le gambe e non era l'acqua della piccola oasi.

Hyksos - La danza del dragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora