Capitolo Trentuno

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⚠️ Capitolo non revisionato. Mi scuso per eventuali errori.

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“È avvenuto così gradualmente che non so quasi quando sia iniziato. Ma credo di doverlo datare dalla prima volta che vidi i suoi splendidi giardini a Pemberley.”

(Orgoglio e Pregiudizio- J. Austen)

 

 

 

Rimanemmo in quella posizione per i restanti dieci minuti. La mano di Draco artigliava la carne delle cosce, mentre io poggiavo Il braccio sinistro ancora sulle sue spalle. Le dita immerse nei capelli biondissimi permettevano al suo naso dritto di incastonarsi nell’incavo del mio collo, inalandone di nuovo il profumo.

Si stava riprendendo. Non era stato solo l’orgasmo ad essere intenso, la nuova consapevolezza ci ammantava della scomoda verità che avevamo condiviso qualcosa di più profondo.

Forse era stato il desiderio quasi straziante di rendere felice Draco Malfoy e prosciugare tutto il rammarico pungente dal suo petto.

O la pura ed egoistica sensazione di allontanare i miei problemi, alleviando la mente con la risoluzione di quelli altrui.

Non ero pronta per quel cambio così repentino di ruoli. Non lo eravamo entrambi. Fare sesso con lui era stata considerata un’azione empia per così tanto tempo, che persino servirsene per il solo piacere sembrava sbagliato. Ma finché c’era solo quello potevo conviverci.

Mi piaceva sentire colare lo sperma di Malfoy lungo le cosce, insinuarsi nella fitta trama del pizzo delle autoreggenti. Avvertivo un senso di beatitudine, che cresceva quando lo sentivo respirare sul mio petto, senza più il macigno delle preoccupazioni sul suo cuore.

L’amara verità era che mi sentivo felice, se anche lui stava bene. Mi chiesi se anche per lui fosse lo stesso.

Mi allontanai, eravamo rimasti in quella posizione per così tanto tempo che mi stupii di non sentire le sue lamentele.

“Scusami.” Mi affrettai a spezzare il silenzio. Quando lui sollevò la testa dalla spalla, sembrò stordito. Non mi piaceva il senso quasi opprimente di vuoto e la voglia di stringere Malfoy dopo ogni sessione di sesso intenso.

“No, va bene.” Rispose, la voce ancora docile per l’orgasmo. Era stato intenso anche per lui.

Quale scusa avrei dovuto inventare? Troppo stanca? Troppo ubriaca? Ultimamente anche la capacità di rifilare al biondino menzogne credibili vacillava.

“Beh… vado nella mia stanza a farmi una doccia.”

Per Rowena, perché una frase tanto semplice doveva apparire così stupida?

Lo guardai, Malfoy colse il suggerimento e scostò la mano dalla schiena, permettendomi di alzarmi. Forse non voleva che me ne andassi. Forse non voleva uscire da me.

Avrebbe dovuto essere banale, andare via dalla sua stanza come una delle sue puttane dopo una nottata qualunque. Per un po’ mi ero chiesta come mia cugina potesse accettare di essere l’altra donna, poi avevo capito che quel ruolo era sempre spettato a me.

Rolf non era mai stato mio e Malfoy… lui era di Parkinson.

Mi sentivo sporca. Era diverso farlo in un’aula vuota e lasciarla insieme per non rivolgersi mai più la parola il giorno seguente. In quei momenti non mi ero mai preoccupata della sua fidanzata che lo aspettava nell’oscurità della camera da letto, perché eravamo pari. Ma lasciare il suo dormitorio mentre lui se ne restava lì, ancora mezzo svestito tra le lenzuola di seta, aveva un sapore amaro.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 02 ⏰

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