Cap. 3

5 1 0
                                    

<<Accidenti Aleida è enorme!>>, <<Come hai fatto a portarlo fin qui da sola?>>, <<Aleida sei incredibile, solo tu riesci a tornare con prede cosi grosse!>>...

Mentre tornava ai rifugi la gente che incontrò Adeila la riempì di complimenti, solo lei e qualche altro ragazzo andava solitamente con lei a caccia ed era la stessa storia ogni volta che doveva tornare a casa con delle prede.

In realtà lei odiava cacciare, pensò che se avesse dovuto lanciare un coltello ad un essere umano non si sarebbe fatta problemi, ma con gli animali era diverso: loro erano così ingenui al mondo esterno, non avevano nessuna colpa per il destino del mondo, per lei era sempre stato un trauma uccidere degli animali innocenti solo per non morire di fame, solo per non morire a causa dell'uomo stesso. E la vita innocente di un animale poteva rimediare a tutto ciò?

Lasciò le corna del cervo davanti al ''municipio'' del villaggio. Non sapeva perché si chiamasse proprio ''municipio'' e da dove arrivava quel nome, ma era quel rifugio in cui c'era custodito tutto: scorte alimentari, armi di qualsiasi genere, documenti di cerimonie...

<<Vedo che anche oggi sei tornata vittoriosa>>

Una voce roca, bassa, poteva solo appartenere a Frederick: era lui che teneva in mano le redini dei rifugi, un uomo di mezza età dagli occhi di ghiaccio, una tonalità di azzurro che prima di conoscerlo non aveva mai visto.

<<Si... diciamo che è stato un colpo di fortuna più che di bravura>> fece per voltarsi ma la voce interruppe di nuovo il suo gesto.

<<Be' dubito, un cervo cosi grande è difficile da uccidere con solo un po' di fortuna... soprattutto colpendolo in pieno viso – indicò il muso del cervo a terra con un cenno della mano – e deduco che il lancio dev'essere stato pulitissimo>> nella sua altezza sorrise malizioso, Aleida lo notò subito e la cosa la irritò.

<<Esattamente, ma io penso che in ogni azione che noi compiamo ci sia almeno un briciolo di fortuna, altrimenti non saremmo qui>> Aleida cercò di sviare il discorso il prima possibile, voleva tornare a casa al più presto.

<<Sai io non conterei sempre sulla fortuna, prima o poi esaurisce e in quei casi è bene contare sulle proprie forze>>.

Si voltò dall'altra parte in direzione del suo rifugio.

<<Ci vediamo Frederick>>.

<<Oh certamente! Salutami tanto tua madre, adoro quella donna>> il suo sorriso non sfumò, anzi quasi sembrò indurirsi per qualche strana ragione.

Aleida non se ne preoccupò e aumentò il passo curiosa di sapere com'era andata tra suo fratello e Lola, per un qualche istate prima pensò di andare da loro e vedere cosa facevano, poi fece volare via quella stupida idea; neanche una madre andrebbe a controllare suo figlio durante la sua prima uscita. E poi aveva soltanto 9 anni pensò, avranno giocato da qualche parte vicino al lago.



<<Oh tesoro sei a casa, ho sentito che sei tornata anche oggi con un bel po' di scorta per la settimana>>

Non le rispose, si tolse la mantella e la sciarpa che teneva al collo restando con un'aderente termica nera, appoggiò tutto su un attaccapanni in legno e si fiondò tra le braccia della madre.

Glenda, sua madre, sussultò appena, ma poi la strinse forte capendo che non c'era bisogno di parole, un abbraccio sarebbe bastato.

Si divisero piano e Glenda sistemo dietro l'orecchio della figlia un ciuffo di capelli che le era ricaduto sul viso.

Aleida si ricordò e prese la mamma per le spalle: <<Com'è andata tra Adley e Lola, sapevo che dovevano usc->>

Glenda la interruppe <<È di là in camera>> le disse con un sorrisetto stampato sulle labbra.

Si affrettò ad andare verso la camera del fratello ringraziandola.

<<Ah mamma, mi stavo dimenticando, ti saluta Frederick!>> urlò arrivando dall'altra parte del rifugio con grandi falcate. Le sembrò di sentire di nuovo la voce della mamma, ma non se ne preoccupò.

Aprì la porta e trovò Adley intento a costruire qualcosa che subito non capi <<Hei com'è andata con Lola?>> chiese piano. Il ragazzino si voltò di scatto, non si era accorto che era entrata nella stanza <<Aleida! Guarda cosa sto creando: una nuova canna da pesca, così potrò far vedere a Lola che so pescare anche con questa!>>

Suppose che era andata bene. Gli sorrise e si sedette vicino a lui a bordo del suo materasso.

<<Oggi Milo mi ha detto che non ci credeva che sapevo pescare con una canna da pesca e allora ne sto costruendo una cosi poi gli faccio vedere>>

<<Chi è Milo?>>

Prima di rispondere si grattò dietro la nuca <<Il migliore amico di Lola>>.

Rimase interdetta, non seppe che rispondere per non ferirlo.

<<Lola ha un migliore amico?>> decise di dire cosi.

La guardò senza capire perché la cosa doveva essere un problema, d'altro canto perché doveva esserlo?

Aleida riprese, interpretando la sua espressione:<<Non è un problema ovviamente, ma sai che questo potrebbe voler dire gelosia nei tuoi confronti..?>>.

Sbarrò gli occhi e Aleida si chiese se aveva sbagliato qualcosa, o messo qualche parola fuori posto a causa dell'agitazione

Li rilassò di nuovo <<No sicuramente no – un piccolo sorriso gli increspò le labbra - me l'ha detto!>>

Tirò un sospiro e si passò una mano sulla fronte, rinunciando a tutto il discorso che aveva pensato di fare.

Lo guardò invece e alzandosi dal letto gli sorrise, d'altronde aveva solo 9 anni.

<<E allora se te l'ha detto lui puoi stare sicuro...>>.

<<Esatto proprio cosi!>> e riprese a gesticolare con la sua canna da pesca improvvisata.

Lo fissò ancora per qualche secondo e poi lasciò la stanza socchiudendosi la porta alle spalle. Sospirò nuovamente pensando all'innocente ignoranza del suo fratellino, sperando che questa potesse durare ancora per molto prima di capire veramente in che mondo vivevano.

L'Arte del silenzioWhere stories live. Discover now