Cap. 14 La mia stella

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Una giornata calda e arida attendeva Adley, intento a togliersi tutte le lenzuola appiccicose a causa del sudore portato dalla notte. Sapeva che cosa gli attendeva al corso e sapeva anche che non sarebbe stata una mattinata leggera, anzi il tempo sarebbe trascorso molto lentamente a causa della noia che avrebbe provato. In oltre, l'idea di Frederick che spiegava la storia della Grande Ricaduta, gli fece aumentare la voglia di restare a letto, nonostante il calore che iniziava ad entrare dalla finestra di camera sua.

Si decise ad alzarsi, si infilò dei pantaloncini, una leggera canotta e i suoi soliti scarponcini, cosi dopo il noiosissimo corso sarebbe potuto andare un po' al lago. Magari poteva invitare anche Lola, pensò.

Prese due bocconi dalla deliziosa colazione che con cura ogni mattina la mamma gli preparava e le ricordò che la sera si sarebbe dovuta vedere con Iris per insegnarle a cucinare qualcosa di mangiabile. Quasi si dimenticò del ciondolo di suo padre, una collana con una piastrina argentata, da un lato c'era una piccola frase: "La mia stella"; l'aveva messo dentro dell'acqua calda la sera prima perché gli era caduto in una pozza piena di fango mentre cercava di catturare alcune spore arancioni di Amapolisia nel bosco. Quel ciondolo non sapeva chi gliel'aveva donato, sapeva che era di suo padre, ma lui suo padre non l'aveva mai conosciuto. Sua mamma lo descriveva come una persona incredibile, ma non si addentrava mai troppo nel discorso, sapeva che poteva farla stare male.

Uscì dal rifugio e proprio come si aspettava l'aria era bollente. Si alzò una mano sopra la fronte per coprire i raggi del sole mattutini ormai alti.

<<Buongiorno ragazzi, come state?>> Frederick entrò nella piccola classe, quattro mura grige e spesse che separavano Adley dalla libertà. Tutti in coro, lui insieme ai suoi compagni, risposero.

<<Bene sono molto contento>> disse il maestro con enfasi.

In un angolo dell'aula, vicino alla porta d'ingresso, un raggio di luche che entrava da una finestra evidenziava quanta polvere ci fosse in classe. Adley notò che il fascio di luce finiva sul viso di Lola. Pensò a quanto fosse carina. I capelli scuri legati in una coda alta adornata con

<<Adley? Hai lasciato la testa a casa o sei qui con noi?>> disse ironicamente Frederick facendo scoppiare una fragorosa risata all'interno della classe. Adley serrò leggermente la mascella.

<<Come stavo dicendo, oggi vorrei introdurvi la Grande ricaduta, un evento che ha cambiato le sorti del mondo e ci ha portato ad oggi>>

I Rinia luminosi che si intrecciavano armoniosamente ai capelli scuri continuarono a distrarlo.

<<Ma per spiegarvi bene a fondo dovremmo partire da un po' più indietro, dalla Prima Grande Caduta – il suono del gesso che scivolava sulla lavagna gli fece pensare che forse era giunto il momento di prendere qualche appunto – Infatti cari miei, i vostri tris-nonni hanno vissuto la quinta guerra mondiale, una guerra durata ben 32 anni dove alla fine di questi, durante gli ultimi mesi, una bomba nucleare venne sganciata proprio qui>> con il gesso macchiò un punto di una cartina geografica, Adley pensò che doveva essere l'Europa, non era molto bravo in geografia antica. Frederick con un gesto veloce della mano cerchiò l'Europa con il gesso, lasciando una leggera striscia di polvere bianca. <<Per qualche anno a seguire si pensò spesso che si fosse trattato di un errore, ma poi venne fuori la verità, ovvero che era stata volutamente sganciata.>> Gli occhi ghiacciati circondati dalle folte sopracciglia grigia scrutavano la classe, pronti a uccidere chiunque non stesse seguendo con lo sguardo. Quando si girò di nuovo verso la lavagna, Adley si permise di guardare i capelli di Lola.

<<Le conseguenze non furono poche: le forti radiazioni portarono notevoli cambiamenti negli anni; tutti i fiori dalle capacità così sorprendenti, in generale tutti i cambiamenti all'interno della flora. Al contrario i cambiamenti non furono ugualmente belli per la fauna: molti animali morirono o mutarono, ci fu una diminuzione demografica sorprendente, anche a causa dell'impossibilità di mangiare gli alimenti che non fossero scatolame o contenuti in barattoli sottovuoto>> fece una piccola pausa per consultare gli appunti sul suo quadernino di pelle e con la mano libera dal gesso si grattò la barba incolta.

<<La società quindi si è ritrovata molto colpita e c'è stata una rottura, proprio per le poche risorse alimentari e la diversità del nuovo ambiente che si stava creando intorno. Moltissimi anni dopo, mentre tutto stava tornando alla normalità e le persone si abituavano ai mille cambiamenti del nostro mondo, per ironia della sorte quest'ultimo si ribellò>> guardò la classe con aria di chi aveva appena svelato un colpo di scena. Ad Adley gli si chiudevano gli occhi da soli, la temperatura esterna iniziava a scaldare la classe e quello non aiutava per niente.

<<Ei ragazzo ti starò mica annoiando?>> disse Frederick in un sorriso ironico in risposta ad un grande sbadiglio <<Questo argomento è molto importante, non solo per capire meglio il mondo che ci circonda e come siamo arrivati fin qui oggi, ma è molto importante anche culturalmente, questa storia ha segnato un periodo nel tempo...>> Adley non riuscì a sentire il resto a causa di un altro sbadiglio, in tutta risposta ricevette un'occhiataccia dal professore, che evidentemente pensò che fosse meglio andare avanti con la spiegazione. <<Da quel momento, quello in cui il nostro mondo iniziò a ribellarsi, viene chiamato come voi tutti sapete: la grande ricaduta. Infatti il nucleo della terra era destinato al collasso, l'uomo fece di tutto per impedirlo ma alla fine la soluzione migliore era andarsene; un uomo di cui il nome è sconosciuto scoprì un pianeta a pochi anni luce dalla Terra, era molto simile al nostro, dove le condizioni ci avrebbero permesso di sopravvivere. L'obiettivo era trasferirci tutti su quel pianeta trasportando con noi le migliori tecnologie per poter iniziare una nuova vita. Tutto procedeva per il meglio, i veicoli-nave spaziali erano pronti per partire e le persone riservavano negli animi la speranza di una nuova vita. La prima navicella partì carica persone: uomini, donne, bambini, anziani, e arrivarono a destinazione; dati i buoni risultati fecero partire anche la seconda, contenente questa volta tutte le attrezzature indispensabili per la sopravvivenza, ma qualcosa andò storto>> controllò che la classe fosse attenta con uno sguardo generale. Non volava una mosca. Non tanto per la lezione che fosse interessante quanto invece per la stanchezza che ormai si era impadronita di tutti.

<<Infatti il secondo veicolo-nave a causa di un grave malfunzionamento esplose, e così come era stato creato si distrusse in qualche frazione di secondo. Non sappiamo ancora oggi l'esatto motivo, ma siamo venuti a sapere che ancora prima della partenza qualcosa venne modificato nei comandi principali. Il grande uomo che aveva pilotato perse la vita, si era offerto volontario perché era l'unico che aveva davvero fiducia nella missione>> si stava guardando i piedi e scuoteva la testa sorridendo, come se la cosa lo facesse stare male ancora in quel momento, solo pensandoci.

<<Restavano due navicelle che ormai erano già partite, in una delle quali c'ero io sopra. Andare verso il pianeta significava andare in contro alla morte, senza apparecchiature e macchinari necessari non saremmo sopravvissuti per molto. Stessa storia era tornare sulla terra. Quindi si decise di restare lì, a orbitare in torno alla terra come la luna. Avremmo aspettato di vedere cambiamenti o nel più brutto dei casi, di vedere il nostro pianeta collassare e morire.>>

Adley, che fin ora aveva ascoltato con un orecchio solo, cercando disperatamente di non addormentarsi, ora era più attento. Sapeva la storia della Grande Ricaduta, ma sentirla raccontata così era tutta un'altra cosa. Non sapeva così tanti dettagli.

<<Restammo per 11 mesi soli nello spazio nella speranza che le cose si facessero più convenienti per noi. La terra cambiava ogni settimana aspetto: un giorno sembrava che fosse sul punto di esplodere e un altro era tutto apposto. Dopo alcune settimane che la situazione sul nostro pianeta sembrava essere sempre la stessa, decidemmo di scendere nell'atmosfera terrestre per fare alcuni test e esaminare l'aria. Scoprimmo così che era vivibile e che quindi potevamo tornare a casa. Una volta tornati però era tutto molto diverso da come ce lo ricordavamo: molte cose erano distrutte e le città invivibili, e le sono tutt'ora, per questo motivo non andiamo mai al di fuori del bosco e della montagna, qui il clima è vivibile e sul momento sembrava un ottimo posto in cui riiniziare. Fu così che mi presi io la responsabilità di creare i "rifugi", le case dove vivete ora, e devo ammettere che ne vado molto fiero...>> disse lisciandosi i baffi bianchi che si andavano ad unire con la barba incolta.

Mentre Frederick faceva uno schema generale sulla lavagna, il rumore del gesso fu un chiaro invito per Adley a tornare nel mondo dei sogni, dato che la lezione quasi interessante era ormai finita.

L'Arte del silenzioWhere stories live. Discover now