Cap. 8 Una maschera troppo pesante per essere alzata

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Da un paio di giorni mancava la sua presenza al villaggio, solo per cena e per prendere qualche scorta di cibo, la mattina poco prima dell'alba riusciva a salutare Glenda e Adley. Suo fratello, sempre più insospettito, più volte bloccò Aleida mentre si preparava per tornare alla chiesa e lei gli rispondeva ricordandogli la promessa. Mai l'avrebbe infranta. Forse, riflettè, aveva sbagliato a promettere.

Quando passava da casa si assicurava di non farsi vedere per non creare troppe curiosità o sospetti pure per la madre. Più volte le chiese dove stesse andando ma una qualsiasi risposta andava bene, non sembrava sospettare nulla. Iris, al contrario, faceva spesso domande, ma in qualche modo Aleida riusciva sempre a trovare il modo, una scusa per andarsene e sfuggire dalla conversazione prima di domande che avrebbero potuto bloccarla. Iris però la pensava diversamente dalle risposte affrettate che le dava, iniziò quindi a farsi delle idee della situazione.

Non sapeva perché si era presa così a cuore la faccenda, ma ogni volta che questo dubbio le pervadeva la mente lo ricacciava indietro per non pensarci. Le ferite stavano pian piano guarendo ma ancora era lunga la strada, poteva insorgere un'infezione in qualsiasi momento se non avesse continuato a dedicarsi così costantemente. Quel giorno avrebbe dovuto toglierli la maschera, non poteva sopravvivere senza nutrimento. La cosa la intimoriva un po'.

Camminò a passo svelto, qualche foglia schiacciata dal suo peso si faceva sentire lasciando uno scricchiolio rilassante. Gli uccelli che svolazzavano tra gli abeti che si innalzavano sopra la sua testa e cinguettavano all'unisono, infondendo dentro di lei la serenità che si prova solo passeggiando con spensieratezza nel bosco. Lei però era tutto tranne che spensierata in quel momento. Nella sua testa c'era un vortice che entrava e usciva creando scombuglio e preoccupazioni. Era preoccupata perché stava trascurando sua madre e suo fratello, effettivamente non aveva più sentito una parola su Lola.

Il sole in cielo era alto da poche ore e lei si stava incamminando verso la chiesa. Scacciò via i brutti pensieri e strinse la presa salda sulle provviste che si stava portando dietro con entrambe le mani. Più volte durante il tragitto la fecero inciampare sul sentiero a causa del ridotto campo visivo sui suoi piedi.

La chiesa si presentò maestosamente famigliare davanti a lei. Le mura colme di edera e altre piante rampicanti. Intravide i  riflessi dei raggi colorati provenienti dalle grandi vetrate posarsi sul terreno.

Aprì la porta e l'aria calda accompagnata dalla solita polvere le arrivarono come un'ondata sul viso. Una strana sensazione, tanto da provocarle i brividi lungo le braccia scoperte.

Vide il corpo disteso dove l'aveva lasciato qualche ora prima. La sua mantella ancora era utilizzata come coperta e la sua sciarpa come cuscino. Provò sollievo quando vide il suo petto alzarsi e abbassarsi lentamente. Lo raggiunse e si inginocchiò affianco al suo addome che faceva piccoli movimenti cercando l'aria. Sistemò tutte le provviste: qualche barattolo di zuppa da una parte, e miscele di acqua e spezie dall'altra. Gliele preparò sua madre nel momento in cui pensava che stesse andando a caccia, le disse che davano energia e dopotutto si dovette ricredere, non erano disgustose come lasciava presagire il colore; invece le zuppe le fece lei, seguendo delle ricette trovate nel libro dove aveva trovato le informazioni dei fiori di Sphesia. I barattolini di vetro verde li mise vicino al suo ginocchio destro. Dopodiché Gli alzò la solita armatura in pelle e la maglietta nera che stava al di sotto, ormai secca dal sangue. Era maleodorante. Aleida fece una smorfia per via della puzza. Le fasciature di qualche giorno prima dovevano essere cambiate, fortunatamente non si era creata un ulteriore infezione e la pelle iniziava di nuovo ad acquisire colorito. Le provocò ancora più sollievo vedere che sulle ferite si stava creando una piccola crosticina. Dopo aver messo unguento in abbondanza sistemò delicatamente una fasciatura sfilandola da un rotolo che si era portata dietro insieme alle scorte, le sue mani ormai facevano gesti automatici nel ricoprire quelle ferite.

Tirò giù la maglietta, gli adagiò l'armatura sul petto e infine lo ricoprì con la sua mantella. Quando tutto questo sarà finito questa mantella avrà bisogno di una bella lavata, pensò. Finirà?

Un cigolio la risvegliò dai suoi pensieri e si girò di scatto verso la piccola porta di cui da giorni ormai aveva imparato lo stridolio che provocava ad ogni apertura.

Iris era lì che si guardava in torno e riuscì a intravedere un sottile velo di malinconia nei suoi occhi. In quello di Aleida invece c'era solo puro terrore.

Iris vide i fiori di Sphesia in una cesta a qualche passo da loro.

A lunghi passi si avvicinò al cesto contenente i fiori e ne prese una manciata in mano e la tirò in aria stringendoli forte in un pugno. Qualche petalo cadde a terra e qualche fiore lasciò la cesta a causa dello spostamento d'aria improvviso.

Aleida rimase a bocca aperta non sapendo cosa doveva fare.

<<Ascolta Iris, i-io ti avrei raccont->> si sentì di dire ma subito venne interrotta dallo sguardo che mai aveva visto prima di allora sul volto della sua amica.

<<Ascolta niente! Ora so' a cosa ti servivano – disse accennando lo sguardo al pugno di fiori che stritolava ancora nella mano alzata – fai sempre di testa tua! Perché non mi hai detto niente? E peggio perché mi hai mentito?>>

Fece per pronunciare qualche piccola e insignificante parola, ma in quel momento qualsiasi parola le parve inutile. Venne comunque nuovamente interrotta sul nascere.

<<Chi è?>> un tono duro e accusatorio. Qualche ciuffo scuro
della coda perfetta le ricadde sul viso, accentuando il colore delle lentiggini sulla pelle chiara di Iris.

Il pugno di fiori si fece più morbido e il braccio ormai si era posato senza forze sul fianco. Dei petali stropicciati caddero a terra.

Forse doveva dirglielo, dopotutto sapeva che si poteva fidare di lei.

Ma perché le sembrò tanto difficile?

L'Arte del silenzioWhere stories live. Discover now