Aprì piano la porta d'ingresso provocando un cigolio inaspettato che la fece imprecare.
Sperò di non svegliare nessuno, la luna era alta in cielo da po'. Sentì il suo stomaco borbottare e solo in quel momento si ricordò di non aver mangiato nulla dalla mattina. Si tolse le scarpe e le appoggiò con movimenti lenti sotto all'appendi abiti accanto all'entrata, si slacciò il marsupio dalla gamba e lo mise sul divano lì vicino senza farci troppa attenzione.
Tirò un sospiro, contenta di non aver svegliato nessuno e sempre a passi cauti si diresse nella sua stanza. Quando fu con la mano a pochi centimetri da prendere la maniglia si bloccò. Intravide da uno spiraglio della luce fievole provenire da dentro la stanza. Istintivamente si portò una mano alla caviglia per prendere il coltello che portava sempre con sé, ma poi si ricordò di averlo lasciato in una delle scarpe che si era tolta poco prima.
Spinse piano e un nuovo cigolo quasi la fece sussultare. Sentì il battito del suo cuore accelerare. Chi poteva essere? Chi e cosa ci faceva in camera sua a quest'ora?
Quando lo vide lasciò andare il respiro che non si accorse di stare trattenendo e chiuse brevemente gli occhi stanchi.
<<Dove sei stata finora? È tardi e dovresti essere a letto da un pezzo.>> Adley era seduto a bordo del suo letto, le braccia incrociate e lo sguardo minaccioso lo fecero sembrare tanto a una madre arrabbiata con la propria figlia. Ma per fortuna era solo il suo fratellino.
<<Perché tu sei in camera mia? Lo sai che se la mamma ti dovesse vedere non la finirebbe più per giorni>> disse bisbigliando.
<<Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda...>> il tono più basso e cauto, quasi come fosse sconfitto.
<<E chi te lo avrebbe detto che non si può, voglio proprio sentire>> si sedette vicino a lui e si sfilò la termica nera, lasciandosi soltanto una canotta grigia. Alcuni brividi le invasero le braccia a contatto con l'ambiente freddo.
<<Frederick, dice che parlo troppo e che è maleducato rispondere ad una domanda con un'altra domanda>> si bloccò dal piegare la maglietta sulle ginocchia e gli fissò per un attimo gli occhi scuri, verdi e nocciola, tanto simili ai suoi.
<<Che ti ha detto Frederick?! Che parli troppo? – scorse un piccolo movimento della testa come per annuire – non devi ascoltare quell'uomo, non sa cosa dice, tu sei perfetto così e parli quanto basta>> fu furiosa.
Si rese conto di aver alzato troppo la voce
<<Dai vai a letto che altrimenti domani farai fatica a svegliarti e io non ne ho voglia delle scenate di mamma se non ti alzi>> sorrise
Gli strinse la spalla esile, sfiorando la canotta bianca che indossava. Era qualche taglia di troppo.
<<Va bene, anche se non mi hai risposto farò finta di niente e proverò a persuaderti domani con un po' di cioccolata...>>
Sbarrò gli occhi incredula. Lo prese per le spalle e lui rise con voce, la voce più bella che conosceva.
<<HAI DELLA CIOCCOLATA?>> L'ultima volta che la mangiò fu quando aveva appena sei anni, fu la cosa più buona che ebbe mai mangiato, ma sfortunatamente non la trovarono più da li in avanti.
Non si ricordava neanche il gusto vero e proprio, ma il ricordo di quando da piccola la assaggiò per la prima volta la fece emozionare.
<<Eh già, ce n'è un sacchetto pieno in cucina – Aleida fece per alzarsi ma venne bloccata da piccole manine esili e da un viso che sapeva di avere potere e controllo sulla situazione – ma lo avrai solamente dal momento che mi dirai la verità >>.
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L'Arte del silenzio
Science FictionIn un mondo lontano da quello che conosciamo oggi. Un futuro dove il nucleo della terra ha subito un collasso e ha avuto conseguenze catastrofiche sulla società. L'umanità ha subito conseguenze disastrose e ha dovuto ricominciare da zero. Le persone...