5. 𝗜 𝘄𝗶𝗹𝗹 𝗳𝘂𝗰𝗸 𝘆𝗼𝘂 𝗮𝗹𝗹 𝗻𝗶𝗴𝗵𝘁 𝘄𝗶𝘁𝗵𝗼𝘂𝘁 𝗲𝘃𝗲𝗿 𝗸𝗶𝘀𝘀𝗶𝗻𝗴 𝘆𝗼𝘂

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"Il taglio dei tuoi occhi è uguale a quello che ho nell'anima e spesso se ti fisso sembra di guardarmi dentro.  - Silent Bob"
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C'é una linea sottile tra il paradiso e l'inferno.
Una linea che non si può vedere e che non è percepibile nemmeno al tatto.
Ma c'era, esisteva davvero.
Si trovava nell'esatta metà di un cerchio perfetto disegnato con il compasso.
Una metà era colorata di bianco, l'altra era nera come la pece. Nessuno di quei due colori prevaleva sull'altro, rimanevano vicini senza intaccarsi nonostante il filo che li dividesse fosse esile. Mischiarli doveva essere una scelta.

Qualcosa mi suggerì che Harry non fosse nato dalla parte nera. Lui era la macchia d'inchiostro che si estendeva a vista d'occhio sopra ad un foglio immacolato, imbrattandolo di tenebra fino ai bordi.

«Vedo che non sei stupida. Eppure sei rinchiusa qui dentro con me, a casa mia, senza che nessuno sappia dove ti trovi. La mia domanda ora è un'altra...» sussurrò lentamente la sua voce profonda mentre prese ad attorcigliare una ciocca dei miei capelli fra le dita. «Perché non vedo nemmeno un briciolo di paura nei tuoi occhi?»

«Perché non ne ho.»
Stranamente non ero impaurita da lui o da cosa avrebbe potuto farmi, al contrario, mi sentivo affascinata dalla luce che emanava la sua oscurità.
Quella che io tenevo nascosta.

Gli unici Dei che avessi mai visto erano fatti di pietra, erano scolpiti su di essa, o dipinti in diversi quadri che non sarebbero mai stati in grado di rappresentare così tanta perfetta bellezza.
Ma Harry Styles era l'eccezione alla regola.
Era fatto di carne e sangue, era la prova che lui fosse reale in questo mondo. Non era nato solamente da Lucifero, nonostante lo avesse eguagliato in bellezza e astuzia, ma era stato creato con il sangue di Urano che cadendo sulla Terra aveva dato origine a Erinni e Ninfe.
Immaginate tutta la bellezza di Venere, la scaltrezza di Lucifero, il sangue versato di Marte, la padronanza di Zeus e l'oscurità di Ade tutte in un unica persona.

Sapevo già che tutta quella vicenda sarebbe diventata un gran casino, che incrociare le nostre strade avrebbe potuto portarci alla distruzione di qualcosa. Proprio come nelle terzine dantesche il tragitto da compiere da un luogo familiare ad uno del tutto ignoto può essere descritto come buio, umido e spaventoso. E il rosso delle vesti con cui veniva spesso rappresentato Dante lo associai alla pozza di sangue sul pavimento di casa mia.

«Sai, ti ho sottovalutata: pensavo che fossi una di quelle ragazze che in questi casi vanno consolate...» si interruppe per capire se stessi prestando attenzione, come se avessi davvero potuto distrarmi. «Invece guardati: hai gli occhi dilatati come se ti fossi appena fatta di qualche sostanza e le tue guance si sono arrossate come se fossi appena uscita alla luce del sole dopo mesi rinchiusa al buio...» bisbigliò mettendo le dita sotto al mio mento per farsi guardare.

«Dove stai cercando di arrivare con questo?» pronunciai a labbra semichiuse, sentendo piccoli brividi correre su e giù per la spina dorsale.

«Mi sbaglio?»
Piegò la testa di lato continuando a fissarmi e si passò la lingua sul labbro inferiore in un gesto naturale.

Stava parlando di omicidio, eppure il suo tono di voce era estremamente lascivo, qualcosa di simile al caramello fuso. Ti si appiccicava addosso e ti inebriava. Lui sapeva del potere che esercitava sugli altri, lo sapeva fin troppo bene. Quella creatura della notte non aveva nulla a che fare con i comuni mortali.

«È vero, ma questo non cambia il fatto che io non ti creda quando dici di non sapere chi fosse quell'uomo.» ribattei assicurandomi di guardarlo dritto negli occhi.
Cercai una risposta in quel verde liquido, un qualche segno di vacillazione, ma non trovai nulla, niente di niente.

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