"Tu che sei stata la mia spietata carnefice,
oh, tu,
testimone e provocatrice
della mia atroce indolenza... - F.U."Il 25 di dicembre era tradizione che Olivia ed io ci incontrassimo in mattinata per un brunch in stile americano e per fare gli acquisti dell'ultimo minuto in giro per la città.
C'era solo un piccolo particolare: altro che regali dell'ultimo minuto, io non avevo comprato nessun regalo e in un paio d'ore avrei dovuto trovarne almeno uno per ciascuno dei miei cari. Nonostante il fatto che quelli che reputassi "i miei cari" fossero una cerchia molto ristretta formata da tipo quattro o cinque persone, i regali sarebbero dovuti essere di più. Fu così, che un paio di ore dopo, mi ritrovai con una decina di buste pesanti fra le mani... e Jeremy che tardava ad arrivare.
Probabilmente lui si era ritrovato immerso nel traffico ed io avevo sbagliato a prendere il taxi quella mattina, invece di farmi accompagnare direttamente da lui.«Penso che a breve vomiterò le uova che non ho ancora mangiato...» mi lanciò un occhiataccia Olivia, con il fiatone. Si fermò vicino al marciapiede, con una strematezza drammatica che mi fece quasi scoppiare a ridere. Camminare non le piaceva, non era una novità. E non le piaceva nemmeno restare senza mangiare.
«Ti giuro, che appena arriva Jeremy andiamo a mangiare. Pago io e il posto lo scegli tu», le promisi.
Il tempo lo avevamo.
A casa mia non si era mai festeggiato il Natale con un pranzo, ma con una cena a casa o in qualche ristorante, seguita poi da una festa in stile élite dove presenziavano le figure più ricche e importanti di Manhattan.Le porte dell'ascensore si aprirono nell'atrio di casa mia, dietro di me, Jeremy se ne stava con le mie buste tra le mani senza accennare una parola. Sembrava alquanto pensieroso, al punto da non accorgersi nemmeno che lo stessi aspettando.
«Va tutto bene?» gli domandai cauta.
Provavo un certo tipo di affetto nei suoi confronti, anche se a mio padre dava fastidio che Aleks ed io dessimo confidenza a chi lavorava per la nostra famiglia.
«Sì... sì, mi scusi».
«Scusa, Adelina», lo corressi. «Mio padre non c'è».Sapevo che mio padre lo avesse richiamato più volte per questo, e la cosa mi dispiaceva.
«È che questo giorno mi fa ricordare quando ero bambino, insieme alla mia famiglia. E ora per le scelte che ho fatto mi ritrovo da solo... tutto qui».
Lo disse con un sorriso nostalgico e un po' mi si strinse il cuore, probabilmente quella sarebbe stata la fine che avrei fatto anche io.
Ci pensai su un attimo, eravamo entrambi uno di fronte all'altra, nell'atrio. Appena aprii bocca per dire qualcosa una voce che non sentivo da molto interruppe quel momento:
«È così che si saluta la nonna?»Sussultai e mi voltai di lato, trovandola proprio al centro del corridoio. Spalancai gli occhi per la sorpresa, mi pareva di aver capito che non sarebbe venuta. Non sarebbe mai partita all'ultimo minuto facendosi quindici ore di volo, se non fosse successo qualcosa di grave...
In quel momento, date le circostanze capii che me l'avessero tenuto nascosto per farmi una sorpresa.Luljeta Sula era la fotocopia di mio padre in tutto e per tutto. L'abito blu mezzanotte accompagnato dai tacchi del medesimo colore metteva in risalto la sua carnagione diafana. I suoi capelli erano sistemati in uno chignon elegante e tirato che le metteva in risalto il viso, avevano la tonalità più chiara del biondo cenere, ma erano ricoperti di sfumature più chiare che facevano contrasto. Gli occhi piccoli e affilati, di un marrone che sembrava quasi nero, erano messi in risalto da un ombretto dalle sfumature violacee, e le labbra dipinte erano sempre contratte in una smorfia furba. Le uniche cose che stonavano su di lei erano i suoi lineamenti duri come il marmo, e i gioielli in oro giallo vecchio stampo che si ostinava a indossare. Tra questi ultimi spiccava una catena spessa attorno al suo collo, di cui teneva sempre nascosto il crocifisso appeso al di sotto del vestito fin da quando ne avessi memoria. Non la toglieva mai.
Se qualcuno avesse pensato che Ardjan fosse diabolico... era solo perché non aveva conosciuto la versione originale moltiplicata per dieci: lei.
Eppure stravedeva da sempre per me e mio fratello.
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VENOM
Fanfic(In fase di scrittura... 🖊) Se qualcuno ci avesse visti al di fuori, saremmo sicuramente stati due aure oscure della stessa identica tonalità di nero, che spiccavano in mezzo al candore bianco degli angeli, vagando in un paradiso che fingevamo ci a...