La mattina seguente, mi svegliai con un misto di speranza e ansia che mi attanagliava lo stomaco. Scendendo le scale, il profumo di caffè e brioche fresche si mescolava all’aria frizzante del mattino, ma il vuoto che avvertivo dentro di me era impossibile da ignorare. Cercai di mantenere un atteggiamento positivo, di rimanere concentrata su me stessa e sulla mia nuova vita, per quanto difficile fosse.
"Oggi dovrò uscire per sbrigare delle cose," annunciò Tina mentre preparava la colazione, il suo tono calmo e sereno contrastava con i miei pensieri confusi. "Sapete restare da soli, vero?"
Era chiaro che quello fosse un tentativo di avvicinare me e Haru, di farci socializzare. Feci un respiro profondo, cercando di scacciare i brutti pensieri. Stranamente, Haru si limitò a sorridere e annuire. Nessuno sguardo di disapprovazione, nessuna battuta velenosa. Forse stava iniziando ad accettare la mia presenza, pensai con un barlume di speranza.
Dopo aver mangiato, mi offrii di aiutare Tina a sparecchiare, un gesto per dimostrarle che ci tenevo. Quando tutto fu sistemato, mi diressi verso il salone.
"Allora, io vado," disse Tina, afferrando le chiavi della macchina. "Fate i bravi e non litigate. Tornerò tra poco."
Quella frase mi colpì come un pugno nello stomaco. Mi risuonò in testa, riaccendendo ricordi che avrei voluto dimenticare. Ma provai a scacciare il passato e a concentrarmi sul presente. Quando Tina uscì, il silenzio si impossessò della casa, un silenzio pesante e soffocante che mi strinse il cuore.
Pochi istanti dopo, un colpo deciso bussò alla porta. Pensai fosse Tina che aveva dimenticato qualcosa, così mi alzai e mi diressi verso la grande porta, l’anticipazione tingendomi il viso di una leggera speranza. Quando aprii, però, il mondo si fermò.
Davanti a me si stagliava la figura scomposta di mia madre. Una bottiglia di birra mezza vuota penzolava dalla sua mano, e l’olezzo acre dell’alcol mi colpì come un pugno. Ogni fibra del mio essere si paralizzò. La mia mente rifiutava di accettare la realtà di fronte a me.
"Brutta stupida!" urlò, afferrandomi con forza per le braccia. "Chi ti credi di essere per fuggire da me, eh? Ti avevo detto che sarei tornata!" La sua voce, carica di rabbia e frustrazione, mi fece vibrare il cuore. Il dolore della sua presa si mescolava al terrore di ciò che avrebbe potuto fare.
"I-io—" provai a rispondere, ma non mi diede il tempo. Con un movimento brutale, mi trascinò verso la sua auto, e le sue mani erano come catene che mi imprigionavano.
Mi voltai un’ultima volta, cercando un aiuto, un segno da Haru, che stava scendendo lentamente le scale. I suoi occhi erano pieni di confusione e paura, e il suo sguardo vuoto mi fece sentire ancora più sola.
Mia madre accese il motore e partì a tutta velocità, l’auto sbandava ad ogni curva, mentre il terrore mi attanagliava. La mia mente correva, pensando a cosa avrei potuto fare, ma la paura di disobbedire a quell’ira distruttiva mi immobilizzava. Mi tenevo stretta al sedile, il respiro affannoso, cercando di sopportare il tumulto che mi circondava.
Finalmente arrivammo a casa. Appena scesa dalla macchina, la mano di mia madre mi colpì con violenza, un colpo che sembrava strappare via ogni speranza di scappare. Il dolore mi fece vacillare, ma fu il suo disprezzo a ferirmi di più.
"Stupida idiota, vuoi fare la riccona, eh? Non ti basta quello che ti do io?" Ogni parola era come un colpo, e un altro schiaffo seguì. La mia guancia pulsava e l’eco del suo odio risuonava nelle mie orecchie.
"Mamma, ti sbagli..." la mia voce tremava, ma le parole furono coperte da un altro schiaffo. Sapevo che dovevo stare in silenzio, pronta a subire la sua ira.
Entrammo in casa, e tutto intorno a me sembrava un ricordo distante. Mi diressi verso la mia vecchia camera, cercando rifugio. La polvere e il disordine raccontavano storie di un passato che non avrei mai potuto dimenticare.
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the eclipse
RomanceIvy ha vissuto un'infanzia spezzata: abbandonata in un'auto sotto il sole cocente dalla madre dipendente, il suo fragile destino è cambiato per sempre quando una sconosciuta l'ha salvata, portandola via dal suo incubo. Ma le cicatrici del passato no...