CAPITOLO 12 Kiish Kaur.

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«Quindi volete dirmi che dovrei fare una ricerca su 'sto Kiish. E perché?»
«Ah, ma non chiudi mai la bocca?» sbuffò Louis.
«Tu gliela sai chiudere molto bene!» ammiccò Aleandro che si beccò un'occhiataccia da tutti noi.
La "stanza segreta" era in realtà un piccolo gazebo con dei computer e roba del genere. In poche parole cercavano la gente su internet.
«Carl, inizia a cercare che cazzo faceva questo in India e cosa fa da quando sta a Parigi.» ordinò Louis.
«Aleandro e Gennaro, spargerete telecamere all'interno di tutti i suoi spazi. Privati o pubblici che siano.» i due annuirono e si misero a cercare negli scatoloni tutti ammassati tra loro.
Posò i suoi occhi striati su di me. «Daphne, per quanto mi dia fastidio ammetterlo, Kiish ti ha invitata a uscire, giusto?» mi chiese.
Annuii.
«Bene. Accetterai e lo spierai.»
Come è possibile che una mente così diabolica fosse così attraente per me?
«Daphne, non ti eccitare troppo per il lato supervisionario di Louis!» mi prese in giro Aleandro.
«E tu non ti eccitare se sei stato incaricato con Gennaro.»
«Touché
«Vi muovete a fare quello che dovete fare!» tuonò Louis.
«Louis...» lo chiamò Carl. «Io penso di aver trovato qualcosa di molto utile.»
Louis, Aleandro, Gennaro e io ci sporgemmo sul computer per leggere la ricerca.

Kiish Kaur:Ex carcerato del carcere minorile in India per furto di beni culturali. Negli ultimi sei anni ha abbandonato il suo paese natale ed è andato a studiare nell'Opéra di Parigi dove pratica danza classica, hobby che coltivava già da quando era in tenera età.

«Okay, effettivamente Kiish è un bugiardo, e qui non erra nessuno. Ma la domanda è: cosa vi ha fatto pensare a lui?»
Louis mi fece segno di andare più in là per spiegarmi meglio, senza le voci di sottofondo degli altri.
Louis estrasse dalla tasca dei pantaloni un bigliettino. «Ci sono le sue impronte digitali, qui sopra.» disse con voce sensuale.
Okay, lo stava facendo apposta.
Daphne, basta non lasciarsi prendere dagli ormoni.
Louis puntò gli occhi su di me. «E tu non distrarti.»
«Come posso non distrarmi se tu lo fai apposta!»
«Faccio a posta... cosa?» domandò anche se già sapeva la risposta.
Lo odio, cazzo.
«Lo sai cosa.» affermai.
«Mhhh... no, no. Dimmelo tu.» pronunciò mentre si avvicinava sempre di più al mio corpo.
«Quando parli sensualmente apposta per farmi arrossire.»
«Mhhh... poi?» chiese mentre poggiava le labbra sul mio collo.
«Quando giocherelli con la tua stupida sigaretta con quelle mani che vorrei qui.» afferrai le sue mani e me le misi in vita. «E quando ti mordi quelle labbra carnose che desidererei qui.» lo baciai.
Per la prima volta lo baciai io.
Era sbagliato.
Era sbagliato.
Continuavo a ripeterlo ma non mi volevo assolutamente staccare dal suo corpo e dalle sue labbra perfette.
Ricambiò il bacio con una violenza inaudita, come se non avesse aspettato altro.
Dei colpi di tosse mi fecero trasalire.
Ci staccammo immediatamente.
Quasi avevamo dimenticato che gli altri erano a pochi metri da noi.
«Abbiamo scoperto un'altra notizia.» annunciarono tutti e tre all'unisono.
«Kiish potrebbe avere dei seguaci che lo aiutano.»
«Ma non potete dire tutto una volta sola?» sbuffò Louis.
«Che c'è, Lou? Sei impegnato a sbaciucchiare con la ragazza di turno?» lo prese in giro Carl.
Ma non prese in giro solo lui.
In un certo senso, l'offesa andava a me.
«Ragazzi, è tardi. Andiamo?» chiesi con la voce spezzata.
Non potevo far vedere che ci stavo un po' male.
Ma solo un po'.
Solo... non era mai accaduto in diciott'anni di vita e sentirmi dire per la prima volta queste cose era... strano.
Neanche il tempo di girarmi che Louis aveva già agguantato Carl per la maglietta.
«Lei non è come le altre.» sibilò a un soffio dal suo viso.
«E non commettere mai l'errore di metterla allo stesso piano delle altre perché lei sarà sempre un gradino in più.»
«Louis, sicuro di sentirti bene? Non hai mai detto qualcosa di simile a nessuno.» chiese Gennaro con cautela.
Anche se ero più distante da loro in modo che non potessero vedermi, io percepivo tutti i loro movimenti.
«Perché lei non è come le altre.» ribadì.
Carl si avvicinò alla sua faccia. «E tu che ne sai?» lo istigò.
«Lo so perché io... io sono innamorato di lei.»

Louis
Che stronzo che ero.
Ma uno di quelli ottusi e rompipalle.
Avevo scelto di pronunciare la parola "innamorato". Innamorato come un semplice ragazzino spensierato.
Innamorato come un padre ama sua moglie e i propri figli.
Ma io non ero nulla di tutto questo.
Mio padre è morto prima che io nascessi e non l'ho mai visto dal vivo. So solo che è morto per salvare i genitori di Daphne ed è anche per questo che forse un po' non sopportavo lei e la sua famiglia, perché per realizzare la loro, hanno distrutto la mia.
Ma io sono andato avanti e l'unica cosa che riesco a vedere quando osservo questa ragazza, sono le sue labbra sulle mie, le nostre mani intrecciate, le mie mani su quella vitina sottile...
E anche se non è un modo tradizionale, anche se abbiamo cinque anni di differenza, anche se la vita ci ostacolerà, io l'amerò sempre.

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