CAPITOLO 14 Chi è stato?

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Mi risvegliai nel mio letto quando il mio ultimo ricordo era me che mi ero buttata a capofitto nella Porsche di Louis per evitare di fare la figura più brutta della mia vita.
«Ragazze ma chi mi ha portato qui?» chiesi alle mie compagne di stanza che si stavano preparando per andare alla lezione di tecnica classica che ci aspettava questa mattina.
«Ci hanno detto di non dirtelo...» iniziò Noemi.
«Ma ormai penso che tu ci possa ritenere amiche e noi come brave amiche ti diciamo che ti hanno portata qui alle tre e un quarto di notte Louis e Carl.» disse d'un fiato Jasmine
«E non per fare la ficcanaso, perché me ne infischio di quello che fa Louis ma mi importa quello che fai tu... si può sapere che cazzo ci facevi con loro alle tre di notte?» chiese Noemi.
Buttai fuori un po' d'aria.
Effettivamente stavamo diventando sempre più affiatate, noi tre e per la prima volta nell'ambito della danza non mi concentravo solo sul balletto ma anche alle persone che mi circondavano, noi avevamo un legame d'amicizia innegabile.
Raccontai loro tutta la storia dei sospetti di chi poteva essere la persona che perseguitava Louis e che aveva preso di mira anche me e che più che sospetti, erano delle conclusioni.
E mentre parlavo, mi infilavo il body rosso della divisa della sesta divisione.
«Incredibile!» commentò Noemi.
«Ma anche estremamente coerente. Complimenti, ragazzi.» si complimentò Jasmine evidentemente fiera di me.
Stranamente mi metteva gioia sapere che qualcuno credeva in me.
«Ehi, Daphne!» mi chiamò Catérine.
«Oh, Catérine, ciao! Sto andando a lezione. A te tutto bene?»
«Sì, perfettamente. Ho appena finito tecnica classica.» spiegò. «Ah, che maleducata. Lei è la mia amica Hadiya. È egiziana ed è in quinta divisione come me.»
Mi presentò una ragazza dalla pelle mulatta, i lineamenti spigolosi come quelli di Catérine e due occhi allungati, neri e profondi, i capelli erano castano scuro e mossi. Molto scomposti perché era evidente che si era appena sciolta lo chignon.
«Lieta di conoscerti, Hadiya.»
«Lieta anche io. Hai proprio un bel fisico, Daphne.»
Il suo complimento mi fece arrossire.
E non perché me l'aveva fatto una ragazza dieci volte più attraente di me, ma perché io non ero abituata a riceverli se non dalla mia famiglia.

"Fai schifo! Non permetterti mai più di mangiare una torta di compleanno, Daphne o te la vedrai con me. Hai mandato al vento tutti i sacrifici che hai fatto e che io ho fatto. Stupida bambina ingrata!" Sputò.

«Ehm... grazie, Hadiya. Ora vado a lezione.» ringraziai.
Durante la lezione di tecnica, mi permisi una leggera distrazione, pensando a Louis.
«Daphne, hai lo sguardo perso. Mi sembra strano riprenderti, ma... su! Mettici un po' di carattere!» mi incoraggiò.
Si notava così tanto che ero persa nei miei pensieri?
«Sì, mi scusi madame Dubois. Non succederà più.» la rassicurai.
Ero abituata a portare tantissimo rispetto alle insegnanti di danza per la mia esperienza nell'altra scuola.
«Bene.»
La lezione per fortuna proseguì bene e si concluse velocemente.
Appena arrivai davanti alla mia borsa nel camerino, ci ritrovai dinanzi un biglietto.
"Vi siete divertiti ieri notte a fare i detective?"
Le mie mani iniziarono a tremare.
Oh, cazzo.
Okay il fatto è semplice. Mi basterà avvertire Gennaro e... fatto. Lui lo dirà a Louis e ci penserà lui.
Presi il telefono e lo chiamai.
Non rispose.
«Perché non rispondi, Gennaro.» sibilai.
Non mi restava che andare nella sua stanza che condivideva con gli altri ragazzi (Carl, Aleandro e Louis) e chiederglielo di persona.
«Ragazze, vado a fare una cosa. Ci metto pochissimo.»
Loro annuirono e mentre andavano nella nostra stanza in attesa della prossima lezione che si sarebbe tenuta tra due ore, io mi dirigevo in camera dei ragazzi. Quello di Louis e gli altri era il secondo piano.
Presi l'ascensore ed arrivai al piano desiderato.
Bussai alla porta della stanza dei miei amici, ma ad aprire la porta fu un ragazzo asiatico ricoperto interamente di sudore.
Dietro di lui, un'altra ragazza asiatica stava facendo colazione in pigiama.
«E tu saresti...?» mi chiese il ragazzo dai capelli corvini e gli occhi a mandorla.
«Daphne Brown. Si può sapere chi siete e dov'è Louis Clark e gli altri proprietari della stanza?»
L'asiatico fece una risatina.
«Louis Clark è della prima divisione e io sono in terza divisione. E poi i proprietari di questa stanza siamo io e mia sorella gemella. Comunque piacere, Jin-Ho, che in coreano vuol dire "prezioso e talentuoso"» sfoggiò un sorriso, mostrando i denti perfetti e bianchi.
«E io sono Hyun, che in coreano vuol dire "intelligente e brillante".»
Ma posso capire che cavolo centrava il significato del loro nome? Perché lo venivano a dire a me?
«Oh. Credo di aver sbagliato piano. Piacere di conoscervi ragazzi.»
Loro salutarono con un cenno della mano e chiusero la porta.
Questa volta mi accertai perfettamente di aver premuto la destinazione giusta.
Quando arrivai alla porta della stanza, bussai e mi ritrovai davanti Louis con solo un asciugamano in vita, i capelli rossi semi umidi e il corpo bagnato d'acqua.
«Oh... ehm... io...» balbettai alla sola vista del suo addome scolpito e alle sue gambe toniche scoperte.
Senza staccare gli occhi dal suo corpo, estrassi dalla mia tasca il bigliettino che mi aveva scritto l'ignoto.
«Ho ricevuto questo.» annunciai, riferendomi al biglietto.
Finsi di essere a mio agio ma era ovvio che non lo ero.
Voglio dire, Louis Clark è praticamente nudo e bagnato davanti a me!
«Lo farò analizzare.» decretò, dopo averlo scrutato per bene.
Quando ero sul punto di andarmene Louis mi trattenne.
«So che questa è una cazzata, però...» sospirò, mettendosi una mano sulla fronte. «Hai mai visto Parigi Centrale?»
Stupita, risposi. «No.»
«A mezzanotte vieni in camera mia, ti porto a fare un giro.»

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