CAPITOLO 2 Addio.

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SEI ANNI PRIMA...
«Daphne, non così. Più delicata... e poi salici bene sulle punte.» mi sgridò la mia insegnante di danza.
Un senso di colpa mi pervase e sperai che non mi avrebbe trattenuto fino a tardi.
Avevo dodici anni e dovevo ballare un passo a due con il mio migliore amico, Louis.
Louis era cinque anni più grande di me, infatti ne aveva diciassette.
Condividiamo la stessa passione per la danza da moltissimi anni e da piccoli siamo anche stati fidanzati ma era solo un'amicizia molto forte visto che non ci eravamo neanche baciati la guancia.
«Vabbè... lascialo stare. Louis, entra che devi provare con Daphne.»
Un ragazzo alto, snello e dai muscoli definiti, entrò nella stanza. Era da un po' di tempo che non lo vedevo perché c'erano state le vacanze natalizie di mezzo e noi eravamo andati in Vermont.
Mi porse la sua mano, di gran lunga più grande rispetto alla mia, e iniziammo ad eseguire la coreografia.
I suoi ricci ramati rimbalzavano ad ogni salto che compiva.
La coreografia terminò in una presa molto particolare. Lui mi prendeva una gamba e la parte inferiore della schiena facendomi compire una sorta di casqué.
Quando mi rialzai, mi scontrai con i suoi occhi.
Avevamo entrambi gli occhi marroni ma lui aveva delle sfumature di giallo e io delle leggere sfumature di verde.
«Perfetto, ragazzi. Perfetto.» commentò la signora Stile. «C'era sincronia e... magnifico. Provatelo da soli un'ultima volta.»
Eseguimmo nuovamente la coreografia.
Quando questa volta mi tirò su, accadde ciò che tra due migliori amici non sarebbe mai dovuto succedere.
I nostri nasi si sfiorarono, le nostre iridi erano fuse tra di loro, così come le nostre labbra.
Le sue labbra erano incastrate tra le mie e non minacciavano di spostarsi.
Il suo sapore era così intenso che non lo avrei dimenticato così facilmente... menta e bosco. Sì... proprio il sapore del bosco.
Così bello da inalare e rassicurante.
Una scarica di adrenalina mi percorse tutto il corpo quando la lingua di Louis si fece spazio tra le mie labbra e andò a sfiorare la mia.
La sua mano che non si era mossa dalla mia gamba, iniziò a risalire fino alle mie natiche.
Era sul punto di salire ancora e toccare anche il mio gluteo ma repentinamente si staccò da me.
«Cosa è successo... che cazzo ho fatto?» biascicò impaurito da se stesso.
«Io...» provai a parlare.
Avevo baciato un ragazzo molto più grande di me e quel ragazzo era Louis.
Un amico di famiglia, il mio migliore amico.
È stato così naturale e così... sbagliato.
Ma la domanda sorgeva spontanea: ciò che più ci viene naturale è sbagliato?
«Sei una bambina, cazzo.» urlò. «Io devo... devo allontanarmi da qui. Da te, da questa scuola di danza...»
La sala da ballo rifletteva negli specchi la sua immagine perfetta.
Il naso dritto con la puntina all'insù le labbra perfette che erano appena state premute sulle mie...
Farfalle nello stomaco.
Solo questo riusciva a suscitarmi quel ricordo.
Sistemò i riccioli ramati che gli avevo scompigliato. «Io andrò a Parigi.»
No.
No, cazzo.
Tutto ma a Parigi no.
La nostra scuola di danza ogni anno propone all'Opéra di Parigi alcuni ballerini dai diciassette ai vent'anni, per farli entrare nella compagnia del corpo di ballo. Louis era stato proposto ma aveva intenzione di rifiutare e fare il saggio di fine anno con me.
Ora che ne sarà del nostro passo a due?
Della nostra amicizia?
«Ma... Louis...» provai a parlare.
«Cazzo, non doveva succedere.» continuò a ripetere.
La signora Stile rientrò in sala.
«Ragazzi, cosa sono queste facce?» ci chiese.
«Signora Stile, andrò a Parigi, la prossima settimana. Accetto la sua proposta.» affermò con un tono molto professionale.
Era estremamente sexy, okay. Non gli si può dire nulla.
«Ma tra una settimana i ragazzi e le ragazze partiranno.»
«La prego, mi aggiunga.» insistette.
«Va bene.» Poi si rivolse a me.
«Al saggio farai un assolo, Daphne.»
Ma...
Ballare un passo a due di classico era sempre stato il mio sogno.
Annuii, delusa. «Perfetto.»
Mentre uscivo dalla sala, Louis era dietro di me e sentivo la sua presenza.
Mi girai di scatto, presa da un'attacco d'ira.
«Per colpa tua non posso ballare in coppia.»
«E quindi? Farai un assolo. Io invece per colpa tua mi sono innamorato.» fece una pausa. «Della persona sbagliata.»
«E che colpa ne ho se ti innamori di quelle ragazze che sognano di twercarti in mezzo alle gambe.»
«Ma... ah... sei tu quella di cui mi sono innamorato, Daphne. Ma sei una bambina.»
Io ecco... mi sento...
In un gesto totalmente istintivo, gli misi le mani sulle guance e lo attirai a me.
Le nostre labbra si scontrarono, un duello di lingue si scatenò.
Mi afferrò le gambe e se le portò alla vita.
«Mi ammazzerai, bambina.» mi sussurrò sulle labbra.
«Non pensare che tu non lo faccia, Louis.»

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