CAPITOLO 38 Via vai.

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Stavamo facendo le prove al teatro.
Un sacco di ballerini e ballerine formavano un via vai mai visto.
Chi si truccava, chi si esercitava, chi si provava i costumi di scena.
Era un corri corri.
Mancavano due giorni allo spettacolo.
Due giorni a ferragosto.
Due giorni e la gioia di essere una delle protagoniste sarebbe svanita.

Brisida
Stavo andando a prendere le scarpette da punta quando mi imbattei in Daphne.
I suoi occhi marron cioccolato brillavano. Era nel suo elemento.
Poi, fece una cosa super inaspettata.
Soprattutto per una come lei, che odiava il contatto fisico.
Mi abbracciò.
Restai di stucco.
«Buona fortuna, Bri.» sussurrò sulla mia spalla.
Io non fece nulla.
Ricambiai l'abbraccio.
Louis in lontananza ci osservava.
Gli mandai un'occhiata interrogativa, come per chiedergli il motivo di questo gesto e lui alzò le spalle. Non lo sapeva neanche lui.
«Ehm... anche a te.» biascicai.
Mi guardò sorridente e poi sparì da dietro le quinte e così feci anche io.
Kiish Kaur mi stava aspettando davanti al mio camerino.
«Che ci fai qui, Kiish?» domandai sbalordita.
Oggi era la giornata delle sorprese, per caso?
«Mhhh... ecco Brisida... per caso desideri di vendicarti di qualcosa o meglio, di qualcuno» iniziò.
Mi guardai attorno.
Non c'era nessuno nei paraggi.
«Non capisco cosa intendi, Kiish.» dissi.
«Allora lascia che ti spieghi.» sospirò. «Abbiamo bisogno del tuo aiuto. Ti andrebbe di far parte di una cosuccia?»

Daphne
Mi stavo applicando il mascara sulle ciglia.
Avevo finito le prove di posizione ed ora sarebbe arrivato il momento di provare con i costumi tutto da capo.
In quel momento entrò Louis.
Avrei perso la scommessa.
Troppa tentazione.
Ero troppo orgogliosa per perdere ma troppo innamorata per vincere.
«Ma buonasera.» iniziò, anche se era primo pomeriggio.
«Buonasera. Qual buon vento la porta qui, oggi?» chiesi restando galante.
Si morse il labbro inferiore e i suoi denti bianchi fecero capolino tra le labbra.
Sì, decisamente troppa tentazione.
Mi alzai dalla postazione e lo fronteggiai.
Nemmeno il tempo di fare un passo che lui compì due enormi falcate e mi raggiunse, bloccandomi ai lati della scrivania.
Ops...
L'unico modo per non perdere era distogliere lo sguardo da lui e dai suoi suoi occhi magnetici, le sue labbra schiuse e desiderose di un bacio che sarebbe costato troppo per il mio fottuto orgoglio.
«Distogli lo sguardo perché sai che non puoi resistermi?» domandò.
Lo odiavo quando faceva così.
Odiavo quando mi faceva una domanda e già sa la risposta.
Già sapeva che era affermativa.
Odiavo quando mi faceva diventare debole, quando per le sue mani il mio corpo diventava cera da modellare come più gli piaceva.
Ma lo amavo anche perché sapeva custodire il mio cuore in un modo che nessuno, nemmeno io avevo mai fatto.
Incrociai i suoi occhi marroni, ricchi di striature color oro che brillavano.
Cazzo, se avrei perso...
Non ce la feci più.
Lo baciai con tantissima irruenza, allacciai le braccia al suo collo e lui con una presa salda mi afferrò il bacino.
Lo portò a coincidere con il suo inguine e da lì iniziò una danza tra sospiri, mani, labbra, lingue.
Fanculo il trucco. Erano cinque giorni che non baciavo il mio ragazzo.
Scesi a baciargli il collo e quando arrivai al pomo d'Adamo ci passai la lingua in modo circolare.
«Non puoi fare così.» mi ammonì.
Passai le labbra sulle clavicole. «Perché?»
In un secondo ribaltò la situazione.
Mi fece appoggiare l'addome sulla scrivania. Un paio di cosmetici rovinarono a terra ma non me ne curai.
Dallo specchio, vedevo la mia schiena che aderiva al tavolo e dietro di me Louis sembrava un dio greco, sceso in terra per punirmi.
«Perché se non avessi tutti questi vestiti addosso, te li avrei strappati in un secondo, ti avrei messo in questa posizione e...» si piegò su di me in modo che le sue labbra arrivassero all'altezza del mio orecchio. La sua erezione premeva contro la mia intimità con forza. «... già lo sai come sarebbe finita.» disse con perversione.
Se non fossi stata incinta gli avrei detto "fallo comunque" ma il dottore mi ha raccomandato di fare sesso con cautela per non rischiare.
Ed ero certa che in quella circostanza, il sesso con cautela era un pensiero lontano tra tutti quelli che regnavano nella testa di Louis.
Jasmine, la mia amica, entrò senza bussare.
«Daphne, allora sei pron...» si coprì gli occhi appena capì cosa stessimo facendo io e il mio ragazzo. «Ma che cazzo!»
Richiuse velocemente la porta, evidentemente imbarazzata.
Che figura di merda!
Mi alzai da quella posizione. 
«Io vado.» annunciai con un leggero imbarazzo a Louis.
«Ti ricordo che hai perso la scommessa. Ti aspetto stasera.» fece una pausa. «E per te niente...»
«Lo so.» lo interruppi, frustrata.
«Guarda che ragazzina arrabbiata! Come sei carina!» mi prese in giro.
Sbuffai.
Effettivamente, me l'ero meritato.
Ma io non sapevo perdere.
Odiavo perdere.
Perché, io, non perdevo mai.

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