CAPITOLO 18 Buon compleanno Louis.

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QUALCHE GIORNO DOPO LA FESTA DI METÀ ESTATE...
Louis
Ventidue luglio.
Avevo compiuto ventiquattro anni.
La notte precedente avevo dormito con Daphne nel mio letto come era successo parecchie delle volte.
C'era troppo silenzio...
Aprii leggermente gli occhi e il rumore di tre trombette mi fece sussultare.
«Aaah, ma che ca...» urlai per lo spavento.
«Buon compleanno, amico!» mi augurarono Aleandro, Gennaro e Carl in coro.
«Ma non c'è un metodo un po' più silenzioso?» domandai.
«Sì, ma è troppo noioso per noi! Forza, a prepararsi!» mi incoraggiò Gennaro che era tutto bello pimpante alle sette e quaranta del mattino.
Lasciai un bacio delicato sulla guancia di Daphne che stava andando in camera sua a prepararsi.
«Buon compleanno, Lou. Non fare casino con il maestro di danza contemporanea.» si raccomandò.
«Ma è troppo divertente farlo incazzare... poi è bravo, non lo va a dire alla direttrice.» mi lamentai.
«Non mi interessa. Fai il bravo. Gennaro, guardalo tu che non mi fido.» si rivolse al mio migliore amico.
... e non bastava l'erezione mattutina, vero?
«Sì, lo guardo io. Vatti a preparare che hai tecnica moderna.» la mandò via.
Mentre indossavo la calzamaglia di contemporaneo nel bagno, entrò Carl a pettinarsi.
Mi diede un'occhiata e indugiò sulla parte superiore.
«È per Daphne o è mattutina?»
Sapevo a cosa si riferiva.
«Entrambi.» risposi, ghignando.
«Fra'!» mi disse scherzando, dandomi una pacca sulla schiena.

Daphne
Stasera il mio ragazzo avrebbe dato una festa a casa sua per i suoi ventiquattro anni.
Mi aveva detto che ci sarebbero stati solo gli amici più stretti con cui aveva legato tutti i sei anni che stava qui nell'internato dell'Opéra.
Anche perché mi sentivo strana con gli occhi puntati addosso di tutti questi estranei.
«Ragazze, voi siete state invitate al compleanno di Louis?» chiesi a Jasmine e Noemi.
«Sì, noi lo conoscevamo già.» risposero in coro.
«Io perché veniva nella nostra scuola quando eravamo bambine.» ricordò Noemi.
«E io perché era abbastanza famoso a Parigi.» spiegò Jasmine.
«Perfetto.»
Un colpo di tosse da parte dell'insegnante di tecnica moderna mi fece trasalire.
«Signiorine, potete prestare più attenzione al pas de bourrée con tripla piroetta? Grazie.» ci sgridò.
Effettivamente era una cazzata e io, il pas de bourrée con tripla piroetta, l'ho imparato a tredici anni.
«Sì, ci scusi messieur Moreau.»

LA SERA SEGUENTE...
Appena finite le lezioni serali, Noemi corse da me saltellando.
«Daphne, è arrivato il momento di sfruttare il mio vestito beige lungo con strascico.»
«Okay.» acconsentii.
Non mi truccai pesantemente, solo l' eye-liner, mascara e rossetto nude, sempre sui toni del marrone.
Jasmine mi intrecciò i capelli in una treccia a spina di pesce che portai sulla spalla sinistra.
Anche le mie amiche si prepararono con molta cura.
In quel momento ricevetti un messaggio da mamma.
"Ciao tesoro, tutto bene a Parigi?"
Risposi immediatamente.
"Sì, Mammy. Comunque ti devo dire una cosa."
Non ero crudele, solo che adoravo tenere le persone con la suspense.
"Che cosa hai combinato, amore?"
"Possiamo fare videochiamata?" Chiesi.
Sono diabolica... chissà cosa sta pensando mamma.
"Certamente."
«Ciao mamma.» salutai.
Aveva il volto stanco e i suoi occhi verdi erano più spenti.
«Come stai? Sei stanca?» chiesi.
«Eh, Daphne, i tuoi fratelli sono stancanti da crescere senza di te. Almeno tu li intrattenevi.»
«Mamma ma hanno quindici anni.» le ricordai, perché sembrava stesse parlando di due neonati.
«Lo so. Infatti gli adolescenti sono fin troppo difficili da badare. Soprattutto se sono due maschi svegli come loro. Ma tu cosa mi dovevi dire?»
Okay, come glielo spiego?
Chiesi alle mie amiche di chiamarmi Louis e portarlo qui in camera mia.
Loro dopo poco tempo, entrarono anche in compagnia di Louis, come avevo chiesto.
«C'è Makaila con te?» chiesi.
«Sì.»
«Okay. Chiama tutta la famiglia, compresa lei.»
Dopo un po' di tempo, sullo schermo si vedevano tutti i componenti della mia famiglia più la madre del mio ragazzo.

Louis
Che cazzo vuole fare?
Mi fece segno di sedermi di fianco a lei.
Tutta la famiglia era all'interno dell' inquadratura e anche mia madre.
Non la vedevo in faccia da sei anni.
«Allora, ehm...» provò a dire.
Ormai avevo intuito che voleva raccontare a mia madre e alla sua famiglia di noi.
«Io e Daphne stiamo insieme.» dissi velocemente e con praticità.
Non provavo alcuna emozione nel dirlo non perché io non amassi Daphne, ma perché avevo praticamente perso i contatti con mia madre.
«Oh... Louis è magnifico.» singhiozzò mia madre, tra i pianti di gioia.
Sapevo di non averla resa mai felice di me in questi ultimi sei anni e avrei voluto rimediare, se non avessi avuto così tanto orgoglio da far schifo.
I fratelli della mia ragazza erano stupiti e suo padre probabilmente avrebbe rischiato un attacco di cuore se non ci fosse stata Ashly a tranquillizzarlo.
Edward era praticamente il mio mood di vita, ed io, avendo lo stesso carattere di mio padre, mi ci trovavo abbastanza bene da piccolo quando veniva a casa mia perché era il migliore amico di mio padre.
«Sì, parleremo con calma... ora dobbiamo proprio andare.» si congedò educatamente Daphne ed io feci lo stesso.
Jasmine e Noemi ci guardavano con gioia. «Ragazzi, sembra un film.» commentarono.
«Okay, ora possiamo andare alla mia festa di compleanno?» chiesi, scocciato.
«Sì, Lou.» affermò Daphne.
Era bellissima.
Era bellissima sempre.
Truccata, struccata, in pigiama, in divisa di danza, vestita elegante o sportiva.
Forse significava questo essere innamorati.
Vedere la bellezza in una persona, sempre.
Dentro e fuori.
Con qualsiasi vestito in qualsiasi momento.
E forse l'amore era anche sentirsi a un passo dalle stelle, e poi precipitare giù per colpa di una delusione.
Ma ormai io lo avevo accettato.
Ero pronto a qualsiasi evenienza.
Io avrei fatto e dato di tutto per Daphne.
Io non avevo più paura dell'amore.

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