dodicesimo ricordo

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L'allenamento nel regno Vakor era più intenso rispetto a quello Suleen.

Quì la tecnica che veniva sviluppata maggiormente era quella fisica, ed io non ero abituato a questi ritmi.

Avevo sempre un buon controllo del fuoco e, anzi, era persino migliorato.
Ma cominciai presto a notare anche i cambiamenti fisici.

Più muscoli, più resistenza, più forza.

Mi sentivo meglio e credevo fermamente nelle mie capacità.

E questo rendeva felice mia madre.
Di nuovo, troppo felice.

“Sono contenta dei tuoi miglioramenti.”

“Mh.”

Continuavo a volergli bene, ma non era la prima volta che perdevo fiducia nei suoi confronti. Ma non importava.

Nella mia testa non avrebbe mai potuto farmi del male.

Una madre pensa sempre al bene del figlio, non potrebbe mai farmi del male volontariamente.

Per questo lasciai sempre andare.

“Cyzel… Ho bisogno che tu mi ascolti per bene ora.”

Smisi di giocare con le fiamme e spostai la mia attenzione su quello che aveva da dirmi.

“Devi uccidere Zaadel.”

E qui capii che la mia vita non sarebbe mai più rimasta uguale.

Non ricordo molto di quel giorno.

Gli gridai contro. Cosa pensava di fare? Era impazzita?

Vendetta

Questo mi disse. Ma vendetta da cosa?

“Vuoi la verità?”

“Nessuno vuole la verità”

“Oh Cyzel, questo lo so benissimo. Fa male vero?”

Non risposi.

“Non ci hanno mai voluto in quel posto. Non lo capisci? Sei troppo potente, hanno paura di te.”

Paura.

Odiavo quella parola.

La paura ci blocca, ci spaventa e a nessuno piace averla vicino.

Ma col tempo imparai ad amarla.

La paura non aveva più nessun effetto su di me.

Ora era un’amica. Ed era anche un'arma potente.
Paura e forza. Per me erano come anime gemelle.

Dovevano rimanere insieme e, solo grazie a loro, avrei dimostrato il mio vero valore.

Non volevo ascoltare mia madre.

Ma il loro richiamo era più forte di qualunque altra emozione mai sentita.

La morte iniziò ad affezionarsi a me.

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