2. Pensieri

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Erano già le 8 del mattino, e Light era ancora addormentato dentro la vasca.

Tutti gli altri, alcuni svegli e altri no, se ne stavano a poltrire sul letto perché quel giorno nessuno aveva voglia di fare nulla e non c'era nessuna fretta: lì non avevano orari.

Puntualmente Ryuzaki era seduto alla sua postazione al computer con le gambe al petto e col pollice in bocca, ma non riusciva a riflettere lucidamente.

La sua mente infatti non faceva che ripercorrere involontariamente tutta la scena della notte precedente, e lui arrossiva ogni volta che visualizzava quella cosa.

"Per la prima volta nella mia carriera di detective non ce la faccio a ragionare lucidamente, che cosa mi prende? È dalle 5 che sono qui, eppure in 3 ore non ho combinato un bel niente..."

Grattandosi la guancia si era accorto che aveva ancora i segni rossi del rossetto di Misa, ma non si era ancora lavato la faccia, non perché sapeva che il bagno era ancora occupato da Light, ma perché qualcosa dentro di lui gli diceva che avrebbe voluto tenersi quei segni per sempre.

"No, ma che mi salta in testa? Perché sto dando così tanta importanza a una sciocchezza del genere? Basta, devo andarmi a sciacquare, così non ci penso più."

Così finalmente si alzò, e lentamente si diresse verso il bagno.

La porta era chiusa.

Bussò.

Nessuna risposta.

Allora ribussò dopo cinque secondi, ma ancora niente.

Quindi, impaziente, cercò di aprirla con la forza.

Light da dentro sentì degli strani rumori e finalmente si svegliò.

"Ma... ma cosa...? Oddio, sono ancora nell'acqua da ieri sera! Gli altri mi crederanno un pigro che non ha voglia di lavorare, quindi potrebbero dedurre che, non volendo indagare, io sono Kira! No, no, ma che vado a pensare! I miei ragionamenti appena sveglio non hanno né capo né coda. In ogni caso, chi sarà quello che sta bussando? Sarà meglio che mi vesta in fretta..."

«Sì? Chi è?» chiese quindi, con la voce impastata dal sonno.

«Light! Ancora sei lì da ieri? In ogni caso... dovrei andare in bagno un attimo... Ehm... è urgente» disse L, dopo aver esitato un momento.

«Sì, scusami, mi vesto ed esco subito»

Tuttavia, mentre Light si vestiva, L si rese conto di aver appena fatto una cazzata.

Non appena Light fosse uscito, infatti, avrebbe visto quei segni...

Oh, no, non poteva farsi vedere così.

E non poteva neanche tornare in camera, perché c'era Amane lì, e magari si era già svegliata... e sai che imbarazzo per lui.

In cucina, se così la si poteva chiamare, dato che non era affatto attrezzata, non c'era nemmeno un lavandino. A dire il vero, nemmeno il forno... solo un misero microonde.

"Possibile che non mi venga in mente nulla? Io sono L, diamine. Ho indagato e risolto i casi più complicati, e di fronte a una macchia di rossetto vado in crisi? Che cosa mi sta succedendo?"

Alla fine, dopo qualche altro secondo di riflessione, optò per la soluzione più rapida: coprire.

Prese quindi uno scottex e se lo appoggiò in faccia fino all'altezza degli occhi, e iniziò a fingere di tossire.

«Ryuzaki, stai bene?» domandò allora Light, uscendo.

L continuò a tossire per un altro po', prima di rispondergli.

«Cough, cough! Cough, cough! Ehm... ah, Light, ciao. No, non è niente, non preoccuparti, devo aver preso freddo. Io, beh... se non ti spiace entro, eh? Bene...» farfugliò, e se la filò in bagno con fare imbarazzato, mentre Light lo guardava in modo strano.

"Bene, ora un po' di sapone e andrà tutto via..." pensò Ryuzaki una volta dentro, per poi guardarsi allo specchio e restare più che scioccato.

«AAAAHHHHHHHHHHH!!!!!!» urlò poi, senza credere ai suoi occhi.

"Cosa ho appena visto?!" si scandalizzò nel pensiero, aguzzando lo sguardo per poter vedere una macchia violetta che si estendeva tra la clavicola e la parte bassa del collo, e che spiccava più che mai.

Ryuzaki, che di amore era inesperto, pensò che sciaquarla con l'acqua sarebbe stata un'ottima soluzione, ma... niente da fare.

Coprirlo con un cerotto?

No, ancora peggio.

Lui, Ryuzaki, era in crisi davanti allo specchio, senza capirne nemmeno il perché.

Si guardò, poi riguardò il livido, e gli tornò in mente la sera precedente...

"Oh Light, quanto ti amo! Ti riempirò di baci! Smack, smack, smack! I tuoi capelli sono più crespi del solito! Mah, saranno sporchi, che importa! Ora ci siamo noi due soli e non intendo di certo sprecare questo momento!"

E così Misa lo aveva strapazzato in quel modo credendo che lui fosse Light, senza che L glielo impedisse.

Infatti, pur essendosene accorto nel suo subconscio, non aveva fatto nulla.

Ma perché?

Perché non aveva reagito?

Forse che... no, no, non poteva essere.

Non poteva piacergli Amane.

Almeno sperava con tutto il cuore che lei non si fosse accorta di aver sbaciucchiato la persona sbagliata, così avrebbero evitato inutili momenti imbarazzanti.

Alle 5 di mattina L si era svegliato con il braccio di Misa avvolto attorno a lui, tutto accaldato, e, senza far rumore, dato che Misa ronfava come un ghiro, ne aveva approfittato per liberarsene velocemente.

Dopo aver ripensato a quegli strani momenti, tornò di nuovo alla realtà, e, ispezionando il bagno in cerca di una soluzione, vide un foulard rosa affianco a un mobiletto, e senza pensarci due volte se lo avvolse al collo, coprendo la parte desiderata.

Poi trasse un sospiro di sollievo e uscì.

Ma, davanti a lui, se ne stava impaziente la proprietaria del foulard, con sguardo impertinente.

«Ryuzaki!» urlò con la sua solita vocetta stridula. «È da mezz'ora che aspetto qui fuori, che ci fai in bagno per tutto quel tempo? E... perché indossi il mio foulard? Ma puoi tenertelo, eh, io vado subito in bagno che è urgente!»

E si chiuse la porta alle spalle dopo avergli rivolto un sorrisetto e avergli dato una pacca sulla spalla.

Ryuzaki allora diventò rosso come un peperone, ma la sua bocca accennò un sorrisetto.

Lei non sapeva.

Crack || Death NoteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora