Capitolo 28:onde dí rimpianti

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Le ore successive alla festa trascorsero lente e tormentate. Victoria era rimasta sul marciapiede davanti al locale, le luci tremolanti che filtravano dalle finestre dietro di lei sembravano osservare con occhio giudicante. Scamacca, intuendo la gravità della situazione, si era fatto da parte, lasciandola sola con il suo senso di colpa. Le voci allegre e le risate provenienti dall'interno contrastavano con il tumulto che ribolliva nella sua mente.

La mattina seguente, il sole splendeva su Torino come se nulla fosse accaduto, ma per Victoria e Kenan, la città sembrava immersa in un'ombra cupa. Victoria si svegliò con la sensazione di un peso sul petto, il ricordo del bacio con Gianluca e lo sguardo ferito di Kenan si rincorrevano nei suoi pensieri come una melodia stonata.

Prese il telefono con mani tremanti e compose un messaggio. Lo scrisse e lo cancellò più volte, incapace di trovare le parole giuste. Alla fine, mandò un semplice: "Dobbiamo parlare."

Dall'altra parte della città, Kenan fissava il soffitto della sua stanza, le occhiaie scure a testimonianza di una notte insonne. Ogni volta che chiudeva gli occhi, riviveva la scena: il sorriso di Victoria, il modo in cui Scamacca le si era avvicinato, e poi quel bacio... un momento così breve, ma devastante. Il messaggio di Victoria arrivò come un colpo al cuore. Lo lesse e rimase a fissarlo, incapace di decidere se rispondere o lasciarlo lì, sospeso, come il loro rapporto.

"Ora?" scrisse infine, senza pensarci troppo.

La risposta arrivò in un attimo. "Tra un'ora, al parco."

L'incontro al parco

Il parco era semi-deserto, con solo qualche anziano seduto sulle panchine e bambini che giocavano in lontananza. Kenan arrivò per primo, scegliendo una panchina sotto un albero. L'aria fresca del mattino portava con sé l'odore delle foglie bagnate e il suono delle biciclette che passavano sul vialetto ghiaioso. Osservava ogni dettaglio, come per distrarsi da ciò che sapeva stava per accadere.

Victoria arrivò poco dopo. Aveva i capelli legati in una coda di cavallo e indossava un cappotto grigio che sembrava troppo grande per lei, come se volesse nascondersi. I suoi occhi incontrarono quelli di Kenan, e per un istante sembrò voler scappare. Ma si avvicinò e si sedette accanto a lui, mantenendo una distanza che parlava di disagio e timore.

"Grazie per essere venuto," iniziò, la voce bassa e tesa.

Kenan annuì, lo sguardo fisso davanti a sé. "Non avevo intenzione di ignorarti per sempre."

Un silenzio pesante cadde tra loro. Victoria giocherellava con l'orlo del cappotto, cercando le parole giuste. "Kenan, ieri sera... non so come sia successo. Voglio dire, ero confusa, e..."

"Non eri confusa, Victoria," la interruppe lui, voltandosi finalmente a guardarla. Nei suoi occhi c'era un misto di dolore e delusione. "Eri felice, ridevi. Sembrava quasi che tutto il resto non importasse."

Le parole colpirono Victoria come uno schiaffo. Le si spezzò la voce mentre cercava di spiegarsi. "Non è così. Sì, mi sono lasciata andare, ma non significa che provi qualcosa per lui. Eri tu che avevo in mente, Kenan, anche in quel momento."

Kenan rise amaramente. "Certo, come no. Sei sicura di questo? Perché sembrava tutto tranne che così."

Victoria sentì le lacrime pungerle gli occhi, ma le trattenne con forza. "Ho sbagliato, Kenan. Lo so. E non sto cercando di scusarmi o giustificarmi. Voglio solo che tu sappia che per me quello che c'è tra noi è importante. Forse più di quanto io stessa abbia ammesso."

Lui rimase in silenzio, assaporando quelle parole, cercando di capire se fossero vere o solo un tentativo di rimediare. Il parco intorno a loro sembrava essersi svuotato, lasciandoli soli nella loro bolla di tensione.

"Allora perché, Victoria? Perché Gianluca? Perché quel bacio?" chiese infine, il tono più dolce, quasi rassegnato.

Lei sospirò. "Era lì, mi stava ascoltando, mi faceva sentire leggera, come se potessi dimenticare per un attimo tutto il peso che sento. Ma non era reale, Kenan. È stato un errore, uno stupido, terribile errore."

Kenan chiuse gli occhi, il respiro irregolare. Sapeva di amare Victoria, nonostante tutto. Ma l'immagine di lei con un altro continuava a tormentarlo, come una ferita che non smetteva di sanguinare. "Non so se posso dimenticare, Victoria. Ci vorrà tempo."

Lei annuì, le lacrime finalmente le rigarono il viso. "Lo capisco. Ma sono disposta a fare tutto il necessario per rimediare. Ti prego, fammi dimostrare che mi importa davvero."

Il vento tra le foglie sembrava sussurrare risposte che nessuno di loro riusciva a sentire. Kenan si alzò, guardandola per l'ultima volta con occhi che ora erano meno duri, più stanchi. "Vedremo. Ma non adesso."

Ombre e Speranze

I giorni seguenti furono un'altalena di emozioni. Victoria cercò di concentrarsi sulla musica, usando il pianoforte del suo studio come rifugio e sfogo. Ogni tasto premuto era un tentativo di esprimere il groviglio di rimorsi e speranze che le affollavano il cuore.

Kenan, dal canto suo, cercava di immergersi nel calcio. Gli allenamenti erano un'occasione per svuotare la mente, ma ogni volta che la stanchezza si impadroniva di lui, i ricordi della festa e le parole di Victoria tornavano a tormentarlo. I compagni notarono il cambiamento, ma rispettarono il suo silenzio.

Una sera, mentre Kenan stava tornando a casa dopo una sessione di allenamento particolarmente dura, il telefono vibrò. Era un messaggio di Federico Chiesa: "Stasera andiamo a cena fuori, ti serve distrarti. Niente scuse."

Kenan sorrise appena, accettando l'invito. Forse un po' di normalità avrebbe potuto aiutarlo a rimettere insieme i pezzi. E così, mentre la notte scendeva su Torino, una nuova possibilità di ricostruire ciò che era andato perduto cominciava a prendere forma.

Danza sotto le stelle ~kenan Yildiz~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora