CAPITOLO 12

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Sulzer se ne stava seduto sulla panchina di fronte al bar mangiando kebab. Da solo.

Andai verso di lui.

"Ehi!" disse. "Accidenti. Tu qui?" Mi sedetti accanto a lui e senza volere si scostò un po' a lato.

"Che ci fai tu qui?"

"Lo vedi,no?"

"E a parte questo?"

Fece spallucce. "Quel che capita. E tu?"

"Sì, anch'io"-

Era un po' strano. Io mi aspettavo le sue solite battutine,ma quelle non arrivavano.

"Forse" fece lui, "forse una volta potremmo andare insieme... Se non hai niente di meglio da fare..."

"Sì" ribattei io e in quel momento mi resi conto di aver esitato un secondo di troppo.

"Sì, certo"

Anche lui se n'era reso conto. Subito gli occhi gli si erano velati e mi guardò sprezzante.

"Ma hai qualcosa di meglio da fare".

"No" feci io. "Solo oggi". E pensai a Carlo che mi aspettava al centro commerciale.

"Ma potresti..."dissi. "Dai, vieni con me".

I suoi occhi erano talmente sospettosi che mi corse un brivido lungo la schiena. "Dove?"

"Facciamo un giro al centro commerciale. Il solito".

"Facciamo chi?"

Improvvisamente mi venne il batticuore e una strana piccola paura.

"Carlo" risposi.

Allora scoppiò a ridere.

"Carlo! Naturale. Carlo! Come poteva essere altrimenti?"

Saltò su e prese a calci una pietra. Quella volò per quasi dieci metri e si schiantò contro un albero.Meno male che non c'era nessuno in mezzo. Sulzer restò in piedi, dandomi le spalle e s'infilò le mani in tasca.

"Alla prossima" disse e se ne andò.

Non abito più quiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora