CAPITOLO 18

5 0 0
                                    

Per un paio di giorni provammo una gran fifa. Che ci avesse visto qualcuno che ci conosceva. Che qualcuno ci tradisse. Che gli sbirri tornassero a scuola e ci portassero via. Ma non accadrà mai di tutto ciò.

Ci confidammo con Hanna e la spedimmo sul luogo del nostro misfatto. Noi non avevamo il coraggio di andarci e aspettammo a debita distanza. Lei tornò con un'espressione raggiante e ci raccontò che l'ordine era stato ristabilito e tutto era stato rimesso apposto perfettamente. Ma una delle commesse l'aveva seguita, vedendola camminare decisa tra i corridoi, non l'aveva persa di vista, evidentemente nel tempio dei capitalisti vigeva l' "allarme-adolescenti".

E così da un giorno all'altro eravamo diventati una gang molto fiera, Sulzer, Carlo, Hanna e io.

Il più delle volte da Carlo, perché la sua casa era quasi sempre a nostra disposizione, ma una volta mostrai loto la mia casa e il mio albero di fragole.

Eravamo in giro per i campi, era di sabato. Di notte aveva di nuovo nevicato e tanto come non mai. Tutto era soffice e silenzioso,volevamo fare rumore camminando ma era impossibile. Sulzer mi aveva preso in giro, solo per scherzare, ma non mi piaceva e gli dissi di piantarla e di non fare il cretino.

"Ah!" fece.

"Cretino! Io sono cretino".

Correvamo in cerchio, di qua e di là, ci strofinavamo le mani a vicenda per scaldarci, ma non ci scaldavamo.

A un certo punto mi venne un'idea.

Mi bloccai di colpo e Hanna mi crollò addosso.

"So cosa fare!" esclamai. "Lo so! Vi faccio vedere una cosa! Seguitemi tutti!" Corremmo attraverso i campi ridendo in continuazione, gettandoci addosso la neve, emettendo gridolini. Tutto era molto leggero!"

Improvvisamente la mia casa ci si parò dinanzi. Una nebbia fine l'avvolgeva, dal comignolo usciva fumo, alcune finestre erano illuminate. Il mio olmo aveva i rami piegati verso il basso, sotterrati da aghi di pino e neve primaverile, e alcuni dei suoi germogli erano ghiacciati, ma sembrava più vivo che mai.

Ce ne stemmo lì davanti in silenzio e solo Sulzer fece schioccare la lingua in segno d'approvazzione.

"E' questa" esclamai infine. "E' questa la mia casa".

La fissarono pieni d'ammirazione. Sapevo che la trovavano bella

Non abito più quiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora