CAPITOLO 14

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"Sulzer ti guarda come se guardasse tre palle di gelato al cioccolato. O un capriolo ferito" fece Hanna nella pausa e rise dei suoi paragoni.

"Questa devo ricordarmela" ridacchiò "Farò la gioia della Bachmann nella prossima verifica di tedesco".

Scolò la sua bottiglia d'acqua e mi guardò con la fronte corrucciata.

"Ti sta dietro anche lui. Ma come farai mai?"

"Cosa?" scossi la testa.

"Quel deficiente? Figurati!"

Hanna alzò le spalle."Come credi".

"E poi cosa vuol dire anche?"

Mi fissò,e quando il suo sopracciglio sinistro si alzò, capii che aveva indovinato come stavano le cose. Io non le avevo raccontato ancora niente dei miei appuntamenti con Carlo, della nostra confidenza.

"Sei proprio una piccola carogna" disse e andò a comprarsi un panino.

Quando tornò aveva un baffo di maionese sul labbro.

"Hai qualcosa lì" feci e le spalmai la salsa appiccicosa sullaguancia.

Scoppiò a ridere.

"Ehi! Sei fuori o cosa? Aspetta!"

Iniziai a correre, giù fino al pianterreno e lei dietro. In fondo le scale c'era il preside con le braccia alzate.

"Ma insomma, signorine! Non si corre mica per i corridoi!"

In bagno riuscì finalmente ad acchiapparmi. Piangemmo dal ridere come due pazza. Quando tornammo in classe, sudate e disfatte, Yvonne era seduta sul banco di Carlo e gli mostrava delle foto. Con arte buttò indietro i capelli.

"Sei uscita completamente fuori di testa, Susanne Seibold? Ormai sei definitivamente persa"

Riflettei un attimo se fosse il caso di tirarle addosso qualcosa, ma dietro di lei Carlo si era stravaccato sulla sedia e sogghignava e nell'angolo di fronte a Sulzer masticava il suo panino alla salsiccia e sogghignava pure lui. Senza esagerare, ma comunque sogghignava. Decisi che Yvonne potevo infischiarmene.

Erano segreti di Pulcinella. Che la Meier-Wutschnigg in fondo al cuore fosse una rockettara e sballasse per gli AC/DC.

Che Verena facesse la spia ogni volta che lei si presentava l'occasione.

Che la Klara dei Rettenbach, che da quest'anno insegnava tedesco e italiano alla nostra scuola e da un bel pezzo ormai non si chiamava più Klara dei Rettenbach, ma la professoressa Klara Giuliani, fosse la prof più eccitante della nostra scuola, come diceva Sulzer.

Che il preside tutte levolte che la vedeva restasse senza parole.

Che a Sulzer prima o poi si dovesse tappare quella boccaccia che aveva.

Ma di questo s'incaricò alla fine Carlo. Puntualmente. Dopo che Sulzer aveva detto: "Fighissima, la tua vecchia".

Facendo intuire con un gesto vago alla mano una cosa che Carlo non trovò per nulla divertente. Era successo tutto così in fretta che nessuno di noi riprendersi dalla sorpresa. Di colpo Sulzer fu a terra e sputava sangue.

"Merda" disse e dalla bocca gli fuoriuscì una scheggia bianca che corrispondeva esattamente a quella che mancava da uno dei suoi incisivi.

"Merda, stronzo! Sei pazzo?"

Carlo inarcò le sopracciglia, non disse nulla e si diresse dritto al suo posto, Non un secondo di troppo, perché improvvisamente venne spalancata la porta e il prof Beger si precipitò dentro, era di sorveglianza e probabilmente aveva subodorato qualcosa. Aveva un settimo senso per questo genere di cose.

"Verena, muta!" fece ancora in tempo a sibilare Sulzer in tono ammonitorio in direzione di Verena. Verena chiuse la bocca e se ne stette zitta.


Non abito più quiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora