Capitolo 8. "The Divine Zero."

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Capitolo 8.

Giorno 6003.

Sono passati due giorni esatti da quando ho rivisto Camila per l'ultima volta. Impossibilitate per via della mia distanza e dei suoi impegni. Non ha specificato di cosa si trattasse, ma suppongo che Austin dovesse essere incluso, poiché ha deliberatamente scelto di non parlarne. Lo so di non poter pretendere che lei annulli la sua vita per passare quanto più tempo possibile con me, ma non posso fare a meno di sentirmi estremamente gelosa.

Oggi però è diverso. Quel tipo di diverso non piacevole. La mente di Nora Martin è un luogo oscuro e quasi impenetrabile. Riesco a sentirlo ancora prima di aprire gli occhi. La sua mente è inquieta, i suoi pensieri confusi e scostanti, gli impulsi sembrano cozzare contro le pareti del suo stesso corpo. Quando cerco di penetrare più a fondo e impormi su di lei, un capogiro mi costringe a serrare ancora di più le palpebre per evitare di vomitare. La fronte s'imperla si sudore e sento un forte bruciore al braccio sinistro. Tento di mantenere la calma, pensando che se cercherò di assumere il controllo bruscamente, Nora potrebbe avere un crollo nervoso.

Alcuni ritengono che le malattie mentali siano una semplice alterazione dell'umore o della personalità. S'illudono che sia possibile combatterle con una ferrea forza di volontà. E che il corpo non abbia alcuna partecipazione in esse.

Si sbagliano. Tutti. Dal primo all'ultimo. Si sbagliano.

Pensare ad un disturbo mentale solo come un'anima malata è altamente sbagliato. Anima e corpo coesistono, condividono più del 90 percento delle sensazioni e degli stimoli. Quando ero piccola, non riuscivo a capire per quale motivo alcune mattine mi svegliassi circondata da una realtà muta e solitaria, e altre in cui il mio umore era alle stelle, schizzava come se fosse una radio con frequenze diverse. Avevo già compreso di non poter avere accesso ai sentimenti delle persone, m'illudevo che fosse lo stesso con le sensazioni, credevo che tutto ciò che provassi dipendesse da me. Ma non era così. Esse facevano parte del corpo che mi ospitava tanto quanto il colore della pelle, il suono della sua voce e il battito del suo cuore.

Cerco di mettermi in piedi, ma il corpo di Nora si oppone a me. Di solito il malessere, qualunque esso sia, non è così forte di prima mattina. Mi spaventa un po', però non mi lascio demoralizzare.

Con calma e un po' alla volta riesco a insinuarmi nella mente di Nora. Devo scavare più affondo per confermare i miei sospetti; ed eccoli improvvisamente a portata di mano. Lì ad accogliermi.

Sotto la superficie dei pensieri di Nora si cela un radicato desiderio di dolore. Quasi come se ne avesse costantemente bisogno per provare a se stessa che può spingersi oltre, che può fare ancora male, che lei può sentirlo. Che è umana. Che è viva.

Poso gli occhi sul braccio che brucia fastidiosamente e trovo una ragnatela di cicatrici. Alcune più chiare, quasi bianche, come se volessero tornare a nascondersi e a fondersi con la sua pelle candida. Altre più recenti. Quella che mi sta dando il tormento è proprio lì. Dev'essere stata fatta ieri a giudicare dalle condizioni. Le lenzuola sono macchiate di rosso, ma non m'importa più di tanto.

Capisco che le cicatrici di Nora non sono solo visibili, ma molto più profonde. Appartengono alla sua anima inquieta. Cerca disperatamente di trovare pace ma non ci riesce.

Per Nora, ogni cosa ha perso importanza ormai; non riesco a far emergere dalla sua mente qualcosa che possa aiutarla in questo momento.

Mi è capitato di trovarmi in situazioni simili. Simili. Qualcosa di simile non è mai perfettamente uguale, soprattutto se si tratta di persone reali. La grande differenza degli esseri umani risiede nel loro modo di affrontare le cose, guardare con la giusta prospettiva. Loro sono la variabile più importante dell'equazione, quella che muove il mondo intero. Di solito, trovandomi in un corpo afflitto come quello di Nora, faccio appello a tutte le mie convinzioni e forze emotive. Mi prefisso l'obiettivo di arrivare alla fine della giornata senza mettermi nei guai. E quasi sempre ci riesco.

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