Capitolo 28

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Due mesi dopo… casa Sorrentini

Bianca era chiusa a chiave in bagno, seduta sul bordo della vasca idromassaggio.
In una mano teneva il telefono mentre era in linea con Mia e parlava a bassa voce per non farsi sentire da sua madre, e nell'altra stringeva forte un'oggetto bianco dalla forma allungata.
Teneva gli occhi chiusi e ispirava per fare entrare aria nei polmoni, per mantenere la calma prima di scoppiare a piangere.

"Allora!? Sono passati due minuti. Vuoi guardare!?" urlava Mia dall'altro capo del telefono.
Bianca non rispondeva e teneva ancora gli occhi chiusi.
"Non voglio guardare, non voglio guardare … non sono pronta… aspetta un po" si lamentava.

"Guarda che vengo fino a Milano e vedo io se non ti muovi"
"Aspetta…ora vedo".
Esito ancora qualche secondo, sospirò poi aprì gli occhi, li richiuse, li strinse e lì riaprì incredula a quello che stava vedendo.

"Non ci posso credere" riuscì a dire prima che il telefono le cadesse di mano, sbattendo prima sul bordo della vasca per pi rantolare sul pavimento, aprendosi in due e lasciando sobbalzare la batteria vicino alle vans grigie che indosaca ai piedi.

"Tutto a posto tesoro" urlò sua madre dalla cucina.
Bianca non rispose, poi sentì una mano che bussava alla porta.
"Che succede? Posso entrare?".
Lei era ancora muta, mentre con gli occhi fissava quella sottile linea verde che era apparsa sul piccolo display dell'oggetto bianco
Nel frattempo la maniglia faceva su e giù per aprirsi ma la porta era chiusa a chiave.

"Bianca" chiamò ancora sua madre.
"Mamma è tutto a posto. Mi è caduta la bottiglia dello shampoo" riuscì a rispondere mentendo una volta ripresasi dallo stato di shock in cui era caduta.
"La prossima volta rispondi prins però" disse sua madre allontanandosi per ritornare
in cucina.

Bianca non ci poteva credere: il test di gravidanza risultava positivo, lei era incinta.

Quella mattina Ignazio era partito un'altra volta. Era la quarta volta in quel mese che partiva. Tornava per quattro massimo cinque giorni e poi ripartiva e restava fuori per altri tre
Lo aveva accompagnato fino all'aeroporto di Malpensa come sempre, poi mentre lo abbracciava per salutarlo gli aveva detto all'orecchio di avere un ritardo con il ciclo. La sua faccia era stupita, e proprio come si immaginava non aveva fatto festa. Ma d'altronde non era il momento per avere bambini, lui era nel pieno del successo e lei stava lavorando duro per superare gli esami all'Università. Non poteva arrivare un bambino proprio nel periodo più stressante della loro vita, proprio non poteva.
Gli aveva detto che quella mattina sarebbe andata in farmacia per comprare un test e per esserne sicura. Ignazio annuì, ancora sconvolto dalla notizia.
"Beh, ora non possiamo parlarne
Mi stanno aspettando, tu chiamami non appena sai qualcosa".
La baciò e poi salì a bordo, mentre con le mani si grattava la nuca, ancora sconvolto da quella confessione.

Bianca aveva sperato fino all'ultimo secondo che fosse solo un ritardo, ma in fondo se lo sentiva: aveva spesso dei giramenti di testa e poi nell'ultima settimana si erano aggiunti anche dei fastidi.

Appoggiò il test sul bordo della vasca, e lo osservò attentamente ancora una volta.
Alzò la  mano libera  e titubante la portò sul suo ventre ancora piatto, simulando una carezza, e sulle labbra si dipinse un lieve accenno di sorriso  e nei suoi occhi, inizialmente spenti comparve una piccola luce.

Si abbassò per recuperare il telefono e la batteria.
Si sollevò quando sentì di nuovo quel fastidio, simile ad una piccola fitta, che partiva da appena sotto la pancia e poi si estendeva gradualmente fino all'altezza dell'ombelico.
Si strinse una mano in vita come per volerlo placare,  poi con l'altra in cui stringeva il telefono si appoggiò al lavandino proprio di fronte a lei per aiutarsi a mettersi in piedi
Non appena quel lieve dolore scomparve, mise la batteria al suo posto e accese il telefono: era ancora vivo.

C'erano tre chiamate perse di Mia e un messaggio di Ignazio. Lo lesse:

"Hai fatto? Sono in ansia"

Lo chiamò subito.
"Ignazio"

"Bianca allora?"

"L'ho fatto e…"

"E…??"

"È… è positivo"

Ci furono secondi di silenzi, secondi interminabili che sembravano durare un'eternità. Era un silenzio assordante, carico di pensieri, carico di timori e di preoccupazioni. Dietro quel silenzio regnava il caos più totale, un caos che non faceva rumore, ma quel silenzio parlava più di mille parole.

"Bianca io non so che dirti. Un figlio dovrebbe essere sempre una cosa bella… ma io non so esattamente cosa sto provando esattamente in questo monento… ma com…"

Ignazio non riuscì a terminare la fare che lei lo interruppe.

"Ignazio tu… tu non vuoi tenerlo?"
Domandò esitante.

"Cosa??? NOH io non volevo dire questo!!! Assolutamente… io non me l'aspettava ma è… è mio figlio e non mai pensato di non tenerlo"

Bianca sentendo quelle parole, tirò un sospiro di sollievo. Era vero che quello non era il momento migliore per avere un bambino, ma era capitato e lei voleva tenerlo: quello era il frutto del loro amore incontrollato.

"Sono contenta nel sentirti dire queste parole… io pensavo che tu…"

"NOH io ti giuro, che non ci ho mai pensato, nemmeno per un secondo"

"Che faccio lo dico ai miei?"

"Si ma aspetta che io ritorni, insomma lo abbiamo fatto insieme ed è giusto che io ci sia… tanto dopodomani torno"

"Si va vene… allora aspetto"

"OK, io adesso devo andare… mi stanno chiamanfo… tra cinque minuti cominciano l'intervista. Tu mi raccomando riguardati… ti amo baci"

"Baci… anche io ti amo".
Riattaccò

Bianca adesso che aveva sentito quelle parole, si sentiva più sollevata. In fondo già si stava abituando all'idea di diventate madre. Già si immaginava mentre Ignazio lo faceva volteggiare in aria, e faceva le faccette buffe per farlo sorridere, già si imnagginava mentre lo teneva fra le braccia e gli cantava la ninna nanna.
Tutto all'improvviso le sembrava perfetto, persino il momento.

Riprese il telefono e decise di richiamare Mia per dargli la notizia; sicuramente era ancora lì, in ansia mentre aspettava una sua chiamata, dopo che lei aveva staccato.






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