Capitolo 15

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Milano Casa Sorrentini…

Bianca era appena tornata dall'università, un altro giorno senza lui. Era già trascorsa una settimana da quando aveva litigato con Ignazio. Gli mancava, dopotutto lo amava ancora. Neanche lui si era dimenticato di lei.
Ogni mattino le inviava un messaggio per augurarle buongiorno,  una frase romantica e infine aggiungeva sempre un  perdonami, ogni volta in una lingua diversa. Quella mattina l'aveva scritto in russo e la frase era davvero molto sentita:
Il paradiso è la terra stessa o qualunque altro posto se ci sei tu, ma senza te nulla ha più senso. Manchi tu dalla vita mia.
Una volta gli aveva anche fatto ricevere un pupazzo gigante con un cuore tra le mani. All'interno del cuore c'era una scatolina di velluto rosso con un biglietto. Aprì, e vide che c'era un bracciale in oro bianco con delle lettere disposte a formare la scritta love me. Nel biglietto  c'era scritto perdonami, stavolta in thailandese. Lei aveva gettato tutto nella spazzatura. Fu sua madre a riprenderlo. Lei non sapeva niente, ma aveva intuito che centrava Ignazio. Lo aveva capito dal giorni del matrimonio che c'era qualcosa tra di loro, e poi una volta mentre tornava da lavoro lì aveva visti insieme in un locale, ma non ne aveva mai parlato con la figlia, di solito non si intrometteva mai nelle sue questioni private, ma stavolta lo fece. Prese il pupazzo dalla spazzatura e andò in camera di Bianca. Le sue parole furono poche, ma precise, era più un consiglio da donna natura: io non so cosa è successo, ma se lo ami personale, perché che lui ti ama si vede, altrimenti uno come lui non perderebbe tempo dietro una ragazza.
Aveva ragione che senso avrebbe avuto fare tutto questo? se non l'amava l 'avrebbe lasciata in pace, perché le donne intorno di sicuro non gli mancavano.
Furono quelle parole a convincerla. Si decise ad andare da lui e perdonarlo, ma Mia le aveva detto che Ignazio non alloggiava più all'albergo, ma a casa sua a Bologna. In albergo alloggiava solo Gianluca, ma lei ci andò lo stesso.

Gianluca aprì, aveva tutti i capelli scompigliati, era a dorso nudo, e indossava dei Bermuda. Ma si era messo il rossetto? Si domandò.
"Ah Bianca sei tu, c..che ci fai qui?"
"Ciao, scusa se ti disturbo, mi fai entrare perfavore?"
"Gianluca chi è?" domandò la voce di una donna: c'era anche Ginevra, ed era anche lei spettinata e con i vestiti spiegazzati, come se si fosse vestita di tutta fretta. Lo raggiunse alla porta:
"B...Bianca che ci fai qui? Questa è la stanza di Gianluca lo sai?" il suo tono era sospettoso, preoccupato. "Eh si tesoro, glielo detto anch'io"
"Gianluca che hai, sei nervoso" chiese Ginevra.
"C...Chi io, no?"
"Ah no, io penso proprio di si"
"Scusate se ho interrotto qualcosa, non discutete per colpa mia, sono venuta a chiedere un favore, ma se disturbo posso andare via" intervenne Bianca prima che Ginevra confondesse la situazione.
"Certo, entra entra" adesso Ginevra era più tranquilla. Entrarono e si accomodarono su un divano.
"Un favore? Di che si tratta?" domandò Gianluca più sereno.
"È per Ignazio. Io vorrei perdonarli, ma lui si trova a Bologna e mi serve l'indirizzo"
"Si te lo scrivo subito, ma guarda che se glielo dici lui verrebbe subito, sta solo aspettando, e poi per te sarebbe più facile"
"Gianluca ma non capisci che vuole fargli una sorpresa. Vero Bianca?" s'intromise Ginevra.
"Si giusto, e per farla mi serve l'aiuto tuo e di Piero" disse rivolgendosi a Gianluca.
"Ehi ci sono anch'io se serve" disse Ginevra.
"Oh, grazie Ginevra sei davvero molto gentile"
"Bene… allora di che sorpresa si tratta?" domandò Gianluca con aria curiosa.
"Beh… io vorrei farmi trovare a casa sua"
"Ebbeh… non è facile perché ti servirebbero le chiavi, i suoi genitori ne hanno una copia, ma non te la darebvero… però aspetta domani Piero va a Naro. Tu potresti partire con lui, andare a Marsala e a lui si che le darebbero. Di lui si gidano… è come un figlio per loro"
"Tu credi!?"
"Si si… adesso chiamo Piero e glielo dico"

Detto fatto: l'indomani lei sarebbe partita con Piero e avrebbero dato inizio a quella pazzia, ma d'altronde l'amore è sinonimo di pazzia.

"Grazieee… Ginevra posso abbracciarlo"
"Certo, ma non farci l'abitudine eh però"
"No no, non ti preoccupare, non per offendere ma io preferisco Ignazio… almeno lui non si mette il rossetto".

Ginevra e Bianca si guardarono in faccia e scoppiarono a ridere.
Gianluca andò in bagno e si guardò allo specchio: era vero, le sue labbra erano tutte rosse e brillantinate, ma poi sorrise, in fondo ne valeva la pena, visto quello che stava facendo, e come si stava divertendo.
Quando tornò in stanza, Bianca era già andata via.

"Sai però ti stava bene il rossetto" disse Ginevra, mordendosi le labvra e avvolgendo le braccia intorno dl suo collo.
"Ah si… allora rimettimelo".

Lo sguardo di Gianluca la diceva lunga, era troppo profondo, troppo intenso, troppo caldo. Azzerò le distanze e la baciò con passione;  La sua lingua assaporava la sua bocca e le sue mani cominciarono a infilarsi nella sua maglia.
Ginevra lo attirò verso il letto, portandosi sotto di lui.
Cominciarono a spogliarsi, a baciarsi, a toccarsi, e quello che successe dopo lo si può solo immaginare.

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