Capitolo 24

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Una settimana dopo l'incidente... Montepagano... Roseto degli Abruzzi

Non appena Gianluca era stato dimesso dall'ospedale, si erano messi in viaggio per Roseto, per godersi la vacanza prima di partire ancora una volta.
La gamba non faceva quasi più male, doveva solo togliere i punti. In quei giorni era cambiato qualcosa in lui: l'incidente e poi quel giovane ragazzo con cui aveva condiviso la stanza gli avevano fatto rendere conto che la vita per quanto lunga possa sembrare può finire in un battito di ciglia, e sopratutto si era reso conto che stava cominciando a vivere davvero da quando si era innamorato di Ginevra, perché prima si divertiva, ma il divertimento non fa battere forte il cuore come l'amore.
La sera in cui Ignazio e Piero erano venuti all'ospedale, si erano messi in contatto con la famiglia di quel ragazzo e avevano scoperto che si chiamava Lorenzo, aveva avuto un grave incidente d'auto perché un pirata della strada lo aveva investito. La sua ragazza era in auto con lui quella notte ed era morta, lui era entrato in coma per alcune settimane, e dopo il risveglio non era più lo stesso, una parte del suo cervello aveva smesso di funzionare come prima.
Avevano deciso di aiutarlo contattattando degli specialisti e mettendosi a disposizione di tutte le spese necessarie. I medici con cui avevano parlato non avevano promesso un miracolo, ma c'erano buone probabilità di ripresa. Gianluca era stato dimesso ed era partito per tornare a casa, ma spesso si metteva in contatto con i parenti di Lorenzo per vedere come proseguivano le cose.
Questa era la dimostrazione che dietro quel sorrisetto da furbetto si nascondeva un grande cuore.

Quei giorni a Roseto erano stati tutti perfetti, tranne uno: il giorno della partenza.
In quel giorno Gianluca la stava venendo a prendere con suo padre per mettersi in viaggio, e lei era sulla porta mentre si stava abbracciando con un amico, che aveva promesso a Ginevra di dare un'occhiata alla casa mentre lei non c'era.
Ercole parcheggiò la macchina un po più distante da casa sua. Gianluca imboccò a piedi il vialetto e vedendo da lontano la scena, fraintese.
Corse infuriato verso di loro, e con lo sguardo fulminò il ragazzo; lo staccò dal suo abbracciò spingendolo verso la porta. Stava per sferrargli un pugno, quando Ginevra iniziò ad urlare:
"SMETTILA... LASCIALO"
"Che ci fai qui a casa della mia fidanzata abbracciato a lei" sbraitò Gianluca con i denti stretti.
"Non ho fatto niente te lo giuro, io sono venuto solo a salutarla".
Il ragazzo era impietrito, con le mani in alto in segno di resa e con la voce che sembrava quasi un sussurro. Gianluca lo lasciò: "scusami...io non so cosa mi sia preso".
Si avvicinò alla porta, poggiandoci la fronte, con gli occhi chiusi e inspirando per calmarsi.
Nel frattempo il ragazzo si allontanava dal muro e si sistemava la maglietta stropicciata poi si avvicinò a Gianluca:
"Ehi calmati! Comunque io sono Enrico" disse porgendogli la mano.
"Io sono Gianluca. E scusami io davvero non so cosa mi è preso…ho agito di impulso".
"Lo so chi sei… comunque non fa niente…capita quando si ha una ragazza bella come la tua… e poi con me puoi stare tranquillo".
Gianluca lo guardò confuso.
"Sono gay" continuò Enrico.
Parlarono un po, poi partirono e lui capì che il ragazzo alla fine era anche simpatico.
Ginevra era un po arrabbiata; anche se quella era una dimostrazione d'amore, avrebbe preferito che non accadesse. Non poteva comportarsi così se qualcuno si avvicinava per abbracciarla, lei non era la proprietà di nessuno.
Quando arrivarono, e vide il mare la rabbia le passò: era davvero bella Roseto.
Gianluca la presentò alla famiglia e ai suoi amici, i giorni trascorrevano felici e sembravano sempre troppo brevi in quella terra baciata dal mare.

Una sera lui la portò sulla spiaggia, stavolta senza amici, senza parenti: solo loro e il mare.
Faceva un po freddo, il sole in quei giorni era pigro.
Passeggiarono lungo la spiaggia semideserta, mentre l'acqua fredda accarezzava i loro piedi con le onde che arrivavavo, bagnavano la sabbia e poi sparivano, confonsendosi con le altre.
Loro due mano nella mano, la testa di lei china nell'incavo del suo collo, assaporando il profumo della sua pelle, in parte coperta da una camicia bianca sbottonata. Il vento la faceva ondeggiare, mostrando i suoi addominali scolpiti, leggermente ambrati dalla peluria che scendeva poco folta sull'ombelico e ancora più giù, fino a scomparire sotto l'elastico dei pantaloni neri.
Sopra di loro, il cielo diventava sempre più basso, con le nuvole che si avvicinavano coprendo le stelle.
Si sedettero sugli scogli, dove c'era una barca abbandonata legata a un palo per evitare che le onde la portassero via.
"Hai freddo?" domandò lui
"Un po"
Gianluca si tolse la camicia e l'appoggiò sulle spalle spoglie di Ginevra.
Dopo il caldo dei giorni precedenti non si aspettavano che l'aria diventasse così fresca all'improvviso, per questo avevano portato con se abiti leggeri.
Avvolse il braccio sulla sua schiena sfregandola per riscaldarla, le accarezzava la pancia con la mano, attraverso il tessuto leggero dell'abito colorato stile hawaiano che indossava.
Restarono ad osservare il mare, che si faceva sempre più agitato; e insieme al mare anche Gianluca cominciò ad agitarsi alla ricerca delle parole giuste per accompagnare il gesto cosi importante che stava per compiere.
Con la mano libera cominciò a frugare nella tasca dei pantaloni.
Ginevra lo guardò con uno sguardo interrogativo. Lui la tirò fuori.
Era una scatolina blu di alta gioielleria; la aprì.
C'era un anello in oro bianco con uno swarosky incastonato al centro di una corononcina.
"Oddio Gianluca... io non...".
Non riuscì a finire la frase che lui avvicinò un dito alla sua bocca impedendole di parlare. Poi le sollevò il mento e costrinse gli occhi nei suoi.
"Non dire nulla....se lo sto facendo è perché ultimamente sono accadute delle cose che mi hanno fatto capire che per me sei troppo importante. Ti ho sempre detto che ti amo... ti ho fatto conoscere la mia famiglia e i miei amici, e voglio dare un simbolo alle tante parole che ti ho detto, e questo anello sarà il simbolo del nostro amore. Lo so che ultimamente ho fatto troppo il geloso... ma ti prometto che cercherò di cambiare ... però tu in cambio devi promettimi che continuerai ad amarmi a vivermi e a seguirmi".
"Certo che lo farò".
Fu l'unica risposta che riusci a dire mentre gli occhi cominciavano a riempirsi di lacrime, che il vento spazzava via senza lasciargli neanche il tempo di scendere sul suo viso.
Lui le infilò l'anello, poi si baciarono con passione.
Le loro bocche si unirono fino a non respirare più; le loro lingue si cercavano e si inseguivano in una lotta senza tempo; si scontravano e si abbracciavano cariche di desiderio, propio come quelle nuvole sopra di loro, che si avvicinavano e si stringevano nel grigio della notte carica di elettricità, bagnando il loro amore.
Una pioggia fresca scendeva dal cielo, sempre più insistente mischiandosi col mare, spezzando l'aria, e bagnando i loro vestiti ormai trasparenti.
A fare da colonna sonora al loro amore, lampi e tuoni che si agitavano nel tappeto blu della notte, accendendolo di giallo.
Corsero mano nella mano per rifugiarsi in quella barca, al buio, illuminati solo dagli occhi che in quel momento risplendevano di una luce ardente, mentre la pioggia picchiava forte su di loro e il mare sbatteva violento e agitato sull'imbarcazione.
Si spogliarono: i loro corpi freddi fuori e caldi dentro si avvinghiarono tremanti, si scaldarono abbracciandosi e unendosi, facendo vibrare il sangue nelle vene, che pulsavano forte sotto la pelle increspata e fremente.
Trascorsero la notte insieme, non era la prima volta, ma di sicuro fu la più speciale.
Quando si svegliarono, passeggiarono sulle sponde, lasciando lì le loro impronte che l'acqua cancellava dopo qualche istante, e lasciando lì il profumo mischiato della loro pelle che in quella notte aveva fatto tremare il cielo, e aveva agitato le acque che finalmente calme rilasciavano sulle rive una schiuma bianca e pura come il loro amore, adesso, era diventato.

Ecco fatto!!!  Fatemi sapere la vostra opinione bella o brutta che sia, perché per me è importante sapere cosa pensate.

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