Capitolo 25

305 34 11
                                    

Naro

Le vacanze erano giunte ormai quasi alla fine; Mia e Piero finalmente sembravano aver trovato almeno per po la tranquillità.
Erano tornati a Naro, il loro paese, nella ritrovata normalità; lì avevano tanti bei ricordi.
Si trovavano a casa di lei; finalmente erano rimasti soli: suo fratello era uscito con la sua fidanzata e i suoi genitori erano andati a mangiare una pizza fuori.
Mia spense la TV proprio mentre il Milan, tra gli insulti dei tifosi, subiva un'altro goal, stavolta da Pirlo. Piero sembrò non importarsene, ormai per la sua squadra non c'era nulla da fare: perdevano tre a zero a 85' contro la Juventus, e Ignazio come al solito aveva vinto la sua scommessa. Già se lo immaginava abbracciato a Bianca sul divano mentre esultava per la vittoria con il suo completino bianco nero.

"Che facciamo!?" chiese Mia sedendosi sulle sue gambe.
" Mi è venuta voglia di ballare… balliamo?" rispose Piero guardando il suo vestitino rosso, che gli ricordava tanto una ballerina di flamenco.
"Cosa!?"
"Dai si, balliamo!"
"Ma io non sono brava"
"Neanche io lo ero… Ti insegno io"
La prese per i fianchi e la sollevò dalle sue ginocchia come fosse una piuma. Selezionò la playlist sul telefono e una musica passionale iniziò a suonare mentre Piero cantava con la sua voce limpida e potente:
"Besame, besame mucho como si fuera èsta noche la última vez. Besame, besame mucho que tiengo miedo perderte, perderte despues.."
Piero si avvicinava, cingendola in vita con un braccio, posando una mano sul suo fianco, poi intrecciò l'altra mano libera a quella di Mia. Avanzarono con passi lenti e imprecisi verso destra, poi avanti  e indietro, e infine la sostenne in vita facendola inarcare in un casquèt, che  portò i loro visi a due millimetri di distanza, intrecciando i respiri e incatenando gli occhi con un lucchetto invisibile.
"Dai non te la stai cavando tanto male" disse distogliendo lo sguardo e riprendendo posizione per continuare a ballare.
"E invece si, non sono nemmeno concentrata".
Mia muoveva il suo corpo guidata da Piero, che le faceva ondeggiare il bacino con gesti sempre più seducenti, mentre lei lo fissava intento a capire dove mettere i piedi per non essere calpestato dai suoi passi inesperti, e per non sbattere contro qualche mobile.
"Dai non guardare me, m'imbarazzi… concentrati sul ballo".
"Mmh quanto sei serio!"
Smise di fissarlo, concentrandosi sui passi da fare, mentre nella playlist suonava un'altra canzone: Loco di Enrique Iglesias e Romeo Santos.
"Adesso cambiamo i passi…qui ci vuole la baciata".
Lei annuì.
Lui cominciò a guidarla con movimenti più veloci, più sexy, più sensuali. Tre a destra, tre a sinistra, poi avanti e poi indietro.
I respiri cominciarono ad essere irregolari e stanchi, i cuori accelerarono di qualche battito, e i capelli di Mia ormai scappati dal codino sfioravano il naso di Piero, solleticandolo e distraendolo con il loro profumo.
Lei gli pestò il piede, inciamparono, cadendo sul divano, Piero sopra di lei:
"Scusami mi sono distratto"
"Non è colpa tua, io sono proprio una frana a ballare"
"E invece si… mi sono distratto perché tu mi fai diventare Loco… loco por besar tu labios" sussurrò lui sorridendo e azzerando le distanze tra le loro bocche.
Si baciarono: le loro lingue si muovevano lentamente, con dolcezza e assaporandosi come se stessero ballando la baciata, mentre i loro cuori sovrapposti e allineati perfettamente suonavano i tamburi e strimpellavano violini, come se fosse la prima volta.
"Piero che ne dici se andiamo a prendere una granita per rinfrescarci?" disse Mia staccandosi dal bacio con le labbra gonfie e arrossate per i piccoli morsi che lui le aveva dato.
"Hai ragione… fa caldo qui" disse alzandosi e  liberandola dal suo peso;
Si incamminarono tra le strade di Naro, mano nella mano, guardando la luna che spuntava dietro ad una nuvola passeggera.
Si fermarono vicino a un venditore ambulante di granite:
"Una alla fragola per me, e una a limone per la mia ragazza" chiese Piero.
"Te lo ricordi ancora!"
"E come potrei dimenticarlo. Andavamo sempre a prendere la granita quando eravamo piccoli"
"Eccole qui… sono due euro" disse l'uomo delle granite.
Piero allungò le mani per prenderle, quando un bambino sui cinque anni e con gli occhiali rossi simili ai suoi, ma con delle lenti un po più spesse, gli corse incontro aggrappandosi alla sua maglia e mettendo a dura prova la forza di gravità. Stava per cadere tutto a terra, ma lui dimostrò di avere degli ottimi riflessi di prontezza.
"Tu sei quello che canta quella canzone nella TV. La mia mamma e mia sorella quando ti vedono alzano tutto il volume" gridò eccitato il bambino.
"Ehi ciao piccolo… come ti chiami?" lo salutò Piero arruffandogli i capelli con una mano dopo aver dato i bicchieri con le granite a Mia.
"Mi chiamo Niccolò"
"Allora ciao Niccolò, io sono Piero. Ti va una granita?"
"SII" urlò entusiasta.
"Una granita alla fragola per Niccolò" disse Piero rivolgendosi all'uomo delle granite.
"Sai cosa facciamo Niccolò!?"
Il bambino scosse il capo.
"Adesso ti faccio un autografo su un pezzo di carta e tu lo regali alla tua mamma e a tua sorella così saranno contente"
"SII" urlò ancora una volta il bambino.
Piero lo prese in braccio e lo baciò sulla guancia, poi Niccolò si allontanò felice con il suo bicchiere colmo di ghiaccio rosa e con il suo autografo.
Loro lo guardarono allontanarsi mentre sorseggiavano la granita attraverso la cannuccia. Lei osservava Piero di sottecchi, mentre sorridente seguiva con lo sguardo il bambino, e una strana ed inaspettata voglia si impossessò della sua mente.

"Sai a cosa stavo pensando?" chiese Mia.
"Cosa!?"
"Che quando sarà il momento, voglio un figlio che abbia la tua dolcezza".
Piero per poco non si strozzava con la granita, tossì e la guardò meravigliato da quelle parole.
"Non sto scherzando… Ti ci vedo a fare il padre".
"Lo so che non stai scherzando…     è ... è solo che non me l'aspettavo che lo dicessi così… all'improvviso… tu"
"Perché tu non lo vorresti?"
"Certo che lo vorrei…posso mettermi all'opera anche subito se vuoi!" disse scherzando.
"No, subito no... ma più in là"
"Già. Ma non sono d'accordo… perché io vorrei una bambina che abbia la tua bellezza"
"Per me è lo stesso" rispose Mia.
"Facciamo tutte e due allora" concluse Piero.
"Però Mia, prima di fare figli ci dobbiamo sposare e ti devo portare in America"
"Ah si! Poi magari Ignazio e Gianluca ci cantano pure l'AVE Maria in chiesa" rispose Mia sarcastica.
"Guarda che non sto scherzando… dico davvero. Tu ci verresti in America con me?"
"Si, perché ti ho promesso che ti avrei seguito ovunque".
"Solo per questo?" domandò Piero facendo il musetto.
"No… anche perché ti amo sciocco".
Lui l'abbracciò e le schioccò un casto baciò sulle labbra.
Finirono la granita e s'incamminarono verso casa.
L'accompagnò fino alla porta, la baciò e poi si voltò per andare via, quando Mia lo trattenne per un braccio, prese la sua la sua mano e la intrecciò alla sua:
"Davvero mi vuoi sposare?"
"Non avere dubbi. Ti porterò in America, ti sposerò e avremmo due bambini: un maschio e una femmina" le disse guardandola negli occhi e sorprendendola con quelle parole.
"Sull'ultima cosa non essere tanto sicuro" urlò Mia mentre lui si allontanava uscendo dal vialetto di casa sua, e mandandole ancora un'ultimo baciò con la mano, affidandolo al vento e sperando che lo posasse dritto sulle sue labbra.

Era quasi arrivato a casa sua, quando sentì chiamare il suo nome da una voce maschile.
Si voltò e due fari accesi puntati su di lui gli annebbiarono la vista.
Un ragazzo in una Ford nera lo stava chiamando.

Chi ci sara nella Ford nera? Lo vedrete nel prossimo capitolo.
Vorrei ringraziare tutte le persone che leggono questa storia e soprattutto quelle che votano e commentano che non sono molte e si contano sulle dita di una mano, ma sono costanti…
OK ora basta… ci si sente al prossimo capitolo :)

.

Il Volo: Love me Live me Follow meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora