Milano
Mia stesa sul letto della camera degli ospiti, osservava il soffitto, il gesso dal cui centro pendeva uno di quei lampadari antichi, lo zio era un appassionato di antiquariato, sicuramente anche quello come il resto dell'arredamento era merito suo. Poi contava le crepe, una, due. Beh erano soltanto due, ma dal modo in cui le guardava sembravano davvero interessanti.
Lo sguardo dalle crepe passò alle tende viola che si intonavano con l'intonaco delle pareti, ovviamente quel colore era merito della zia. Dopo un po le pupille dei suoi occhi cominciarono a girovagare per la stanza quasi come se stessero inseguendo qualcosa: una mosca. Anche quella mosca sembrava interessante.
Ovviamente nè il soffitto, nè le crepe, ne le tende e tantomeno la mosca erano interessanti. Li stava guardando, ma la sua resta era altrove, fuori da quella stanza. Si trovava tra le strade di Milano, insieme a Piero. In fondo non era stata male la loro ultima uscita. Sapeva che non era infezione di Piero metterla a disagio, era lei che doveva smetterla di sentirsi inferiore. Avrebbe dovuto affrontarlo dirgli la verità, dirgli che li amava, che se si trovava a Milano era per lui, dirgli che sarebbe voluta tornare a Naro con lui, dirgli che se e si era tirata indietro era per paura, codardia, perché non era abituata a quel mondo ma che ce l'avrebbe fatta con il suo aiuto. Ma sopratutto doveva dirgli che aveva mentito l'ultima volta che si erano visti al suo albergo quando gli aveva detto che non sapeva se amava Marco, perché lei lo odiava, adesso ne era sicura. La mattina prima di incontrare Piero, lui era arrivato a Milabo, l'aveva ascoltato, ma lui non l'aveva convinta, non sembrava davvero pentito, aveva usato un tono arrogante e spavaldo. Spesso si chiedeva come aveva fatto a stare con uno cosi per tutto quel tempo. Lui era troppo diverso da Piero: non era galante, non amava i bambini alla follia, non credeva si valori della famiglia, non era dolce ne romantico. Era tipo tutto muscoli e palestra, che se prendeva per mano la sua fidanzata era solo pwe dare l'ennesima dimostrazionehe tutte le ragazze gli morivano dietro, lo bramavano, si li bramavano perché era bello: fisico scultoreo, addominali scolpiti, alto, occhi azzurri e labbra allo Garco, carnose, piene, che sapevano come farti zittire e chiudere un occhio su tutto il resto. Eh già su tutto il resto, perché la bellezza era l'unica qualità di quell'uomo se lo si può definire cosi. Anche ai suoi genitori non era mai andato a genio,poi quando avevano scoperto che aveva tradito e fatto soffrire la loro adorata figlia, ci aveva pensato suo fratello a gonfiargli quei zigomi così alti e perfetti. Lo stomaco cominciava a risentirne di quei brutti pensieri. Praticamente il suo organismo paragonava il ricordo di Marco a quello di un topo morto sul marciapiede mentre veniva spappolato da un gatto."Blah… che schifo!". Insomma due mondi opposti. Mentre mille pensieri attraversavano la sua mente, si accorse che faceva davvero caldo. Anche il meteo del TG aveva annunciato che le temperature sarebbero salite, sfioravano i 33 gradi ormai.
Allungò la mano verso il comodino per prendere il fermaglio e raccogliere i suoi morbidi boccoli in uni chignon, ma mentre alzava la mano per portarselo ai capelli, gli cadde di mano e scivolò sul tappeto accanto al letto.
Avrebbe dovuto rialzarsi e prenderli, e già che si trovava in piedi, avrebbe dovuto aprire la finestra, stava cominciando a sudare. Ma non li fece, il torpore sembrava essersi impossessato del suo corpo. Si sdraiò, appoggiò le mani dietro la nuca, incrocio le gambe distese sul letto, chiuse gli occhi e lasciò che il sudore scendesse sul suo corpo, che gli attaccasse i vestiti alla pelle, ma quello non era sudore, per nostalgia liquida che sgorgava dal cuore e fuoriusciva attraverso i minuscoli pori dell'epidermide.
Stava pensando a Piero un 'altea volta, e con la mente costruiva castelli d'aria. Immaginava che qualcuno bussasse alla porta, la porta si apriva e c'era Piero. Ma non era un sogno, davvero qualcuno stava bussando, e davvero la porta si stava aprendo, ma non era Piero, era zia Matilde.
"Ehi Mia, tesoro, tutto a posti?"
"Si zia, stavo per scendere io, tu non dovresti fare le scale con la caviglia in queste condizioni, lo sai!"
"Su, non dire sciocchezze che ce la faccio. Ma bambina mia, come fai a stare in questa stanza che si muore dal caldo!?" Si avvicinò alla finestra e la spalancò, poi zoppicando si avvicinò al letto, si sedette accanto a lei, e gli posò la mano sul ginocchio.
"che ti succede? Sei così strana, non hai toccato cibo. Non sarà per quel l'armadio che stai così?"
"Quel l'armadio!?",chiese Mia confusa.
"Si quel palestrato con cui stavi".
Mia sorrise, un effetto la sua aveva ragione, Marco sembrava davvero un'armadio.
"NOH zia che ti salta in mente! Non soffro più per lui. L'ho lasciato".
"Ah menomale, sono contenta. Lo sai che non mi è mai piaciuto!? Ho sempre preferito l'altro"
"L'altro?", Mia finse di non capire.
"Si, Piero mi sembra proprio un un bravo ragazzo, poi si vede che ti ama".
"Zia!!!"
"Eh non ti scandalizzare, guarda che sono stata giovane anch'io. Ti ho già raccontato quando ho conosciuto tuo zio!? Beh…"
"Zia" Mia la interruppe. Sapeva dove voleva arrivare: la zia si era messa contro tutto e tutti per amore dello zio e lo aveva seguito a Milano anche se i suoi non volevano. Voleva raccontarglielo di nuovo per incoraggiarla nella relazione con Piero.
"Va bene, ma te lo volevo ricordare perché ho notato che ultimamente cambi spesso umore, sei triste, eppure eri così raggiante quando lo hai ritrovato! Se hai bisogno di qualcosa, dimmelo, magari ti posso aiutare"
"No zia, è che avvolte sono così confusa, lui è famoso ora , è adorato da molte fans, è ricco ed è apprezzato in tutto il mondo ed io non mi sento all'altezza, ma so che non è cambiato dal ragazzo CGE conoscevo una volta, il successo non l'ha mutato e questo mi conforta"
"Mia ma tu lo ami questo ragazzo?"
"Si zia, e tanto ed è per questo che ho paura. Io non voglio soffrire ancora, non ne ho più voglia"
"Tesoro, io capisco queste tue insicurezze, sei giovane, ma si vi amate non ha senso soffrire così. Ti stai facendo solo del male. Parti, vai da lui"
"E se dovesse andare male?"
"Almeno ci hai provato. Ma non vivere con il rimpianto di non averlo fatto, fidati e la cosa peggiore del mondo"
"Hai ragione, domani parto, ma mi dispiace lasciarti sola"
"Io non sono sola, e poi in queste condizioni non mi sei d'aiuto".
![](https://img.wattpad.com/cover/43609511-288-k235870.jpg)
STAI LEGGENDO
Il Volo: Love me Live me Follow me
FanficLa storia che sto per raccontare è puramente casuale ed è frutto della mia immaginazione. Ho adattato le vite di questi tre meravigliosi ragazzi a quello che più mi ispiravano. Spero di non deludere nessuno. Tutto ha inizio a Milano, città...