Era notte fonda quando uscirono dall'ospedale. Ginevra era rimasta con Gianluca, Ignazio si era fermato a casa di Bianca perché i suoi genitori non c'erano, e non era il caso di guidate fino a Bologna in piena notte. Piero invece era seduto su una panchina, con lo sguardo rivolto verso il basso, vicino all'entrata del pronto soccorso.
C'era anche Mia con lui."Grazie per avermi accompagnato, se avrei saputo che non era grave non ti avrei disturbato, lo so che ti costa starmi vicino"
Mia non poteva credere a quelle parole, come faceva dopo aver ascoltato quelle parole a rivelargli le sue intenzioni. Come poteva pensare quelle cose di lei. Ma era così arrabbiata che non riuscì ad obiettare.
"Beh adesso puoi andare, io chiamo un taxi, e prenderò una camera in albergo" continuò Piero, offeso da quel silenzio.
"Dove credi di andare!? A quest'ora non troverai una camera"
"Lo so, ma ci proverò, non posso mica dormire su questa panchina"
"Vieni da me. Mia zia ha un'altra stanza"
" No grazie. Non ti voglio disturbare oltre"
"PIERO SMETTILA!" urlò Mia stanca di ascoltare quelle parole, poi guardò la faccia di Piero, confusa per aver alzato la voce. Anche lei era sorpresa dalla sua stessa reazione; si calmò e lo guardò negli occhi parlando sottovoce e prendendogli le mani: "smettila di dire che mi disturbi… non lo fai"
"Scusami, io pensavo…".
Piero non riuscì a finire la frase che Mia si avvicinò, posandogli un dito sulle labbra, prese il suo viso fra le mani, chiuse gli occhi e iniziò a baciarlo.
Lui la baciò prima esitante, confuso, poi convinto la corrispose con voglia, con quella voglia repressa da troppo tempo. Le loro lingue si abbracciarono e si scontrarono con forza, poi si fermarono.
Fronte su fronte, naso su naso, riprendevano fiato dopo averlo impiegato tutto in quel bacio.Andarono a casa, Mia gli preparò una stanza. Piero si girava e rigirava tra quelle lenzuola.
Era tardi, era stanco ma non riusciva a prendere sonno, era contento di aver baciato Mia, ma aveva paura che poi finiva di nuovo tutto all'improvviso.
Nella stanza il silenzio veniva spezzato dal rumore dell'acqua che cadeva verso il basso, scontrandosi con il piatto di gesso della doccia: era Mia che si stava lavando nel bagno che aveva il muro in comune con la camera in cui dormiva lui.
Dopo qualche minuto sentì l'acqua fermarsi e dei passi di piedi scalzi in corridoio, che svanivano dietro il rumore di una porta che si chiudeva.Non riuscì a resistere, si alzò dal letto e andò in camera sua. Senza bussare entrò.
La piccola lampada sul comodino era accesa, ed emanava una fioca luce gialla; Mia era sdraiata sul letto con le gambe incrociate: indossava solo un reggiseno e degli slip grigi in pizzo, i capelli ondulati le cadevano sulle spalle nude, facendo da cornice al viso più bello e dolce che lui avesse mai visto.
Tra le mani aveva il telefono, e la luce bianca del display, colpiva il suo viso, illuminandolo, mostrando ancora una volta la sua rara bellezza. Con le sue labbra piene e perfette, accennava un sorriso rivolgendolo allo schermo dell'iPhone."Scusa… sono entrato senza bussare" disse arrossendo e indietreggiando di un passo per andarsene.
"No Piero… entra… vieni, stavo vedendo le nostre vecchie foto" disse facendo cenno con la mano di sedersi accanto a lei.Piero si avvicinò, ma non si sedette sul letto; appoggiò la schiena vicino al muro accanto al comodino e si lasciò scivolare sul pavimento, appoggiando la testa sulla parete viola; alzò le ginocchia e le incrociò sul petto.
Cercò di non guardarla troppo e di non sfiorarla: vedere la sus pelle candida così scoperta, gli faceva provare una strana sensazione lì in basso.
Fece vagare lo sguardo per la stanza, quando gli occhi gli caddero su una valigia."Mia perché hai preparato la valigia?"
Lei non rispose subito; distolse lo sguardo dal telefono, si alzò dal letto e si sedette accanto a lui. Appoggiò la testa sulla sua spalla nuda e sospirò.
"Io stavo tornando a Naro… da te… ma poi è successo l'incidente, tu mi hai chiamato, mi hai detto che mi disturbavi… e non te l'ho detto più … tu non mi disturbi mai… io… io ti amo".
Piero le sollevò la testa dalla spalla, prese il suo viso fra le mani, e la guardò dritto negli occhi e sorridendo.
"Sai perché non riuscivo a dormire e sono venuto qui da te?"
Mia scosse il capo.
"Perche avevo paura che finisse di nuovo tutto all'improvviso come l'altra volta, e volevo sapere cosa ha significato per te quel bacio… Mia io ho bisogno di sicurezze da te… io ti amo"
Mia sorrise, sfoggiando quelle due fossette agli angoli della bocca che piacevano tanto a Piero.
Avvicinò il suo viso al suo, prese le sue mani fra le sue e si portò sulle sue gambe."Significa che io ti amerò, ti vivrò e ti seguirò senza più paura" sussurrò.
Le loro bocche si cercarono, le loro lingue si intrecciarono, si inseguirono prima con dolcezza, poi quella dolcezza si trasformò in passione, in un fuoco che riaccese gli animi.
Di nuovo quella situazione: fronte su fronte, naso su naso, bocca contro bocca, senza più fiato; ma non si fermarono, andarono avanti.
Le mani di lei nei suoi capelli, mentre mille gemiti abbandonavano le loro labbra; le mani di lui si muovevano ansimanti sulla sua schiena alla ricerca del gancietto del reggiseno.
Si disfarono dei pochi indumenti e si trascinarono verso il letto.
Erano l'uno sull'altro: le loro mani si intrecciarono, le loro bocche si unirono, le loro lingue su incatenarono, i loro cuori si sfioravano, i loro corpi nudi e abbracciati si toccarono più e più volte, mentre gemiti e sussulti colmavano il silenzio di quella stanza.
La luce si spense, ma non la loro voglia, che restò accesa fino alle prime luci dell'alba.
Fecero l'amore: loro due insieme erano scintille.
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Il Volo: Love me Live me Follow me
Hayran KurguLa storia che sto per raccontare è puramente casuale ed è frutto della mia immaginazione. Ho adattato le vite di questi tre meravigliosi ragazzi a quello che più mi ispiravano. Spero di non deludere nessuno. Tutto ha inizio a Milano, città...