Capitolo 1

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Okay, ce la posso fare. Guardo l'orologio. Sono le 16:00. Ho solo trenta minuti per andare a prendere Pamela, e recarmi al compleanno di Sara. No, non ce la farò mai, devo ancora prepararmi, e non so cosa indossare!
Prendo il cellulare e chiamo Pamela.
«Ehi, sei pronta?»
«Pronta per cosa?» dice confusa.
«Te ne sei dimenticata, vero? Dobbiamo andare alla festa di Sara! Sei sempre la solita. Dai, vestiti che passo a prenderti.»
«Oddio è vero!»
«Tra mezz'ora sono da te.»
Riattacco senza neanche darle il tempo di dire ciao.
Corro in bagno a fare la doccia.
Prendo dall'armadio il mio abito preferito, nero, aderente che arriva sotto il ginocchio e che lascia la schiena scoperta. Questo vestito mi calza a pennello.
Indosso dei sandali alla schiava con gli strass, mi trucco leggermente.
Mi guardo allo specchio, ancora una volta.
«Perfetto ... oddio, mancherà qualcosa?» dico ad alta voce, facendo una piroetta su me stessa, per guardarmi un'ultima volta. Nel frattempo mia madre passa davanti alla porta della mia stanza e mi osserva.
«Non credo che ti manchi qualcosa. Ah, gli orecchini?» dice entrando.
La guardo e mi tocco i lobi delle orecchie.
«Hai ragione. Quali metto?» le sorrido.
«Quelli con i pendenti: hai i capelli raccolti, ti staranno benissimo.»
«Sì, infatti. Grazie, mamma.»
«Giulia, mi raccomando, non fare troppo tardi stanotte, ricordati che domani devi lavorare.»
«Ma domani potrei anche venire più tardi in libreria, c'è Valeria con te!»
«Va bene. Però stai attenta.»
Odio quando mi dice di stare attenta, mi fa sentire una bambina!
Prendo la borsa, ritocco un po' le labbra con il gloss ed esco di casa.
Prima di entrare in macchina, chiamo Pamela al cellulare.
«Pamy sto arrivando. Se non sei pronta vado a farmi un giro qui intorno.»
«Sono pronta tra cinque minuti. Giuro!»
«D'accordo, ma ti avviso: non voglio fare la buca sotto casa tua!».
Arrivo sotto casa di Pamela e di lei neanche l'ombra.
La odio quando mi fa aspettare per ore davanti casa sua.
Eccola che arriva tutta sparata, entra in macchina e le dico un po' acida:
«Avevi detto cinque minuti!»
«Scusa, ma non trovavo le chiavi.»
La classica scusa di uno che fa tardi!
Pamela mi guarda con la tipica faccia di una persona che non sa più cosa dire e, cercando di sviare il discorso, dice: «Speriamo che ci sia gente nuova alla festa così, se ci scappa, magari conosciamo l'uomo della nostra vita ... ci sposiamo, facciamo dei bambini, andiamo a vivere in una grande casa in campagna, con tanti cani che corrono con i nostri figli nel giardino di duemila metri. Ti va a genio la cosa?»
«Sì, magari! Però la casa deve essere almeno di quattro piani, con ascensore tipo teletrasporto. Avremmo una Ferrari per il lunedì, per il martedì una Porsche GT3, per il mercoledì una Lamborghini Murcièlago, per il fine settimana e per i giorni rimanenti ...», dico prendendola in giro.
«Sì, sì, ho capito! Ho fatto un film di Woody Allen alla romana!» se la ride a crepapelle.
«Beh effettivamente hai un po' esagerato! Almeno prima troviamo un ragazzo e poi chi vivrà ... vedrà!»
Il locale che ha scelto Sara, si trova in Via di Monte Testaccio. Quando arriviamo, la musica è altissima e la sala è invasa da ragazzi che sfrecciano sulla pista da ballo.
Entriamo e vedo con gioia Sara che si sta scatenando, ballando e ridendo come non faceva da molto tempo. Ci avviciniamo a lei.
«Saretta, auguri. Sei bellissima stasera», le dico, e lo penso davvero. Indossa un tubino nero molto aderente, delle decolté gialle, e i capelli sono raccolti in una coda alta.
«Grazie. Si sentiva la vostra mancanza, sapete? E ora scateniamoci! Andiamo a ballare, ci sono anche degli amici di Danilo, anche se ovviamente lui ancora non è arrivato!»
L'afferro per le mani e la trascino tra la mischia.
«Non ci pensare: devi divertirti, è il tuo compleanno e nessuno te lo rovinerà», dice Pamela.
Ci mettiamo a ballare tutte e tre insieme, saltellando al centro della pista da ballo. Ci stiamo divertendo da morire ed era tanto che non svagavo la mente, per una sera, riesco a non pensare alla mia smania di trovare l'amore. Lo so, in fondo, a venticinque anni le ragazze sono spensierate, pensano solo al divertimento e non a trovare l'amore vero, quello che ti fa girare la testa, che ti rende felice, un amore come Satine e Christian in Moulin Rouge (anche se poi è finita male!).
E per me trovare il ragazzo giusto, sarebbe bellissimo. Non voglio rimanere zitella a vita, e a ogni festa comandata sono costretta a sentirmi rivolgere da tutti i miei parenti la solita domanda: "Ti sei fidanzata?".
Oddio che palle! Desidero proprio trovare un fidanzato.
Meglio lasciare stare questi pensieri, e pensare solo a divertirmi ora.
Esauste, ci sediamo a un tavolo.
Sara si siede accanto a me e appoggia i gomiti sul tavolino, e si incupisce. La guardo preoccupata: ha una faccia troppo triste: «È tutto okay?»
«Sono stanca di questa storia. Danilo non mi calcola. Per lui sono trasparente: ogni volta devo chiamarlo io, non ha mai tempo per me e trova sempre una scusa per non vedermi quando ne ho bisogno», dice con gli occhi lucidi.
La guardo dispiaciuta, vorrei dirle di lasciarlo stare, ma in fondo so già che quando si tratta d'amore Sara è troppo fragile e ingenua per accettare un consiglio del genere. D'altronde, lei è come tutte le donne che quando sono innamorate preferiscono soffrire, invece di lasciare andare via un amore sbagliato.
«Non ce la faccio più, cosa devo fare?»
«Se fosse il mio pseudo ragazzo l'avrei già mollato, ma so già che tu non lo farai. Perciò decidi tu, è il tuo cuore che deve dirti cosa fare. Io ti appoggio sempre e tu lo sai, però vorrei vederti felice come un tempo, mi infastidisce vederti stare male.»
«Hai ragione, sono troppo confusa ora. Però c'è una cosa che mi rende comunque felice ...»
«Cosa?»
«Sapere che ho delle amiche come voi!»
Ci abbracciamo e rimaniamo così per qualche minuto, poi Sara si stacca da noi.
«Allora, chi di quei ragazzi ti porteresti a letto e, soprattutto, perché?» dice tirando su con il naso con un tono di voce calmo.
«Tu sei fidanzata, quindi sono tutti per noi!» ride Pamela.
«Sì, ma il mio ragazzo non c'è e allora posso fare sesso immaginario anche io.»
«Okay, quello mi piace», indico un ragazzo seduto al bancone del bar: ha capelli rasati a zero, occhi scuri, lineamenti molto mascolini e un fisico palestrato, forse un po' troppo per i miei gusti, indossa dei jeans e camicia nera, e sta bevendo un drink. Lo guardiamo per un istante.
«Decisamente bellissimo ... » diciamo tutte e tre in coro.
Gridiamo così tanto che tutti si voltano per guardarci, compreso il tizio preso di mira, così scoppiamo in una risata.
«C'è Danilo», dice Pamela indicandolo.
Danilo ci vede e si avvicina al tavolo, dà un bacio a stampo a Sara e poi saluta anche noi due.
«Allora, ragazze, vi state divertendo?»
Sara lo guarda in cagnesco e dentro di me penso, "adesso gli tira un bicchiere in testa!".
So che si aspettava da lui che fosse il primo ad arrivare alla festa, e invece è stato l'ultimo!
«Ti sei ricordato presto del mio compleanno! Beh, come sei venuto, puoi anche andartene!» dice con rabbia.
La fissiamo entrambe perplesse.
«Scusa, che hai detto?» le chiede Danilo leggermente confuso, non aspettandosi questa reazione.
«Ho detto vattene.»
«Spero che tu stia scherzando», risponde spavaldo.
«No, hai capito benissimo. Vai via!» strilla lei.
«Se me ne vado non mi vedi più.»
«Bene, così puoi dedicare più tempo a te stesso ... ah, lo fai già, che sciocca! Allora, addio.»
Danilo la guarda per un istante e poi alza i tacchi e se ne va con la coda tra le gambe!
Sara si volta verso di noi e fa un finto sorriso.
«È come quando vai dal dentista e ti togli il dente marcio: all'inizio fa male, ma poi passa tutto», dice a denti stretti trattenendo le lacrime che non vuole far scendere.
«Facciamo un brindisi, a me e alla mia nuova vita da single, tanto era uno stronzo!» dice alzando il bicchiere della birra.
Ci avviciniamo preoccupate.
«Sei sicura di quello che hai fatto?» le chiedo.
«Sì. Avevi ragione tu, bimba, è un anno che sta temporeggiando. Se non è convinto di voler stare con me, che vada a 'fanculo!» fa una smorfia.
Pamela alza la birra.
«Allora ... a Sara e ...»
Quando mi rendo conto che Sara sta piangendo, la interrompo, dandole una botta sul braccio con il gomito.
«Dai, tesoro, è tutto okay, ci siamo noi», le dico accarezzandole la mano.
Ormai siamo sbronze, ci rimettiamo in pista e balliamo fino a tarda notte.


Quel maledetto CupidoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora