Capitolo 23

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Piove. Guardo scendere la pioggia da dietro il vetro della finestra. Ho mille pensieri che frullano nella mia mente. Quello che mi tartassa il cervello, è il pensiero che torna sempre indietro a qualche mese fa, all'ultima volta che ho visto Luca. Ancora sento risuonare le sue parole nella mia mente.

Mi manca, ma non posso continuare a stare male per questa storia.

Da quel giorno non ho avuto più il coraggio di tornare a Roma.

Tornare alla mia vita di sempre mi spaventa.

Lo so è da vigliacchi non affrontare i problemi a pugni chiusi, senza aver paura, ma la paura fa parte del mio carattere, e il solo pensiero di stare in città con il timore di incontrarlo mi fa stare troppo male.

Preferisco stare in questa casa, sola, con i miei pensieri che mi fanno compagnia, belli o brutti che siamo.

Ho apportato dei cambiamenti alla mia vita, ho cambiato i mobili di casa, è già un inizio!

Continuo a guardare fuori dalla finestra.

Maya si avvicina a me e spinge forte con il muso sulla mia gamba.

Mi volto e sorrido di fronte al suo musetto buffo.

«Che c'è piccola?» dico allungando una mano per accarezzarla, lei si stiracchia e comincia a girare contenta intorno a me.

«Vuoi la pappa?»

Mentre riempio la ciotola di croccantini, la guardo.

È cresciuta molto, su due zampe è alta quanto me, anche se poi alla fine non ci vuole molto ad essere più alti di me!

Esco a fare due passi.

L'aria mattutina mi piace.

Mentre passeggio mi rendo conto di aver lasciato il telefono a casa.

Torno indietro scocciata, però, senza cellulare davvero non ci posso stare!

Guardo per terra, conto i mie passi, lo faccio da quando sono piccola.

E non mi accorgo neanche che davanti casa c'è parcheggiata una macchina.

Alzo lo sguardo verso quella Ka nuovissima, sembra essere appena uscita dal concessionario.

Chi sarà?

Non aspettavo nessuno.

Mi avvicino all'auto ma dentro non c'è nessuno.

Prendo le chiavi ed entro nel viale.

Eccolo lì, seduto sul dondolo.

Restiamo a guardarci per un istante.

Imbarazzati.

Che diavolo ci fa qui?

Mi avvicino e lui si alza.

«Ciao», dice.

«C ... Ciao», balbetto.

«Scusa, lo so non sarei dovuto venire qui senza avvisarti. Sono mesi che non ci vediamo.»

«Mhm già, è tanto che non ci vediamo», dico imbarazzata.

«Come stai?» accenna un sorriso.

«Io sto bene. Tu piuttosto come stai? Ti sei ripreso alla grande vedo.»

«Ora sto bene, ma è stata dura fare riabilitazione e tutto il resto, ma ce l'ho messa tutta per tornare quello di prima!» sorride.

Cavoli è sempre bello.

Quel maledetto CupidoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora