Capitolo 3

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Arrivo in libreria molto tardi questa mattina: non ho avuto neanche il tempo di fare colazione.

Soprattutto non ho nessuna voglia di lavorare, ma mia madre oggi non c'è, quindi devo badare per forza io alla libreria.

Frequenta un uomo da un po' di tempo e sta sempre con lui.

Accanto alle scalette che portano in magazzino, ci sono tre scatole piene di libri e un post-it:

Mi raccomando questi sono gli ultimi arrivi. E non fare come il tuo solito che te ne prendi molti per te! Mamma.

Scusa, allora a che serve avere una libreria tutta mia se non posso prendere qualche libro per me?

Io amo leggere!

«Ciao Giulia», fa Valeria, la ragazza che lavora da noi.

«Buongiorno. Anche tu hai fatto tardi, eh? Meno male che oggi non c'è mia madre se no ci avrebbe fatto la ramanzina tutto il giorno!» le dico sorridendo.

«Quelle?» dice indicando gli scatoloni.

«È un regalo di mia madre. Generosamente, le lascia sistemare a noi!»

«Okay, allora comincio», e si avvia.

«No, aspetta ... perché non chiami quelli del bar di fronte e ci fai portare la colazione?»

«Okay, cosa ordino?» dice componendo il numero di telefono.

«Per me solo un cappuccino.»

Comincio a mettere alcuni libri sugli scaffali.

Do una sbirciatina a ognuno prima di metterlo al proprio posto.

Questo è interessante, penso tenendo in mano un libro di Sophie Kinsella. Me lo prendo, tanto mamma non se ne accorge se lo nascondo bene a casa!

«Buongiorno», dice una voce maschile alle mie spalle.

Mi volto: è il ragazzo del bar con un vassoio in mano. Mi avvicino a lui.

«Grazie, quanto le devo?» dico mettendomi dietro il bancone in cerca della mia borsa.

«Allora, sono due euro e settanta», dice porgendomi lo scontrino.

Lo guardo con insistenza, cavolo è molto carino. Ha gli occhi molto scuri, ma intensi. Alto almeno un metro e settanta o poco meno, ha i capelli cortissimi ben curati e pieni di gel.

Gli sorrido, pago il conto e lui torna al bar.

«Carino il barista, vero?» chiedo a Valeria che ha sulle braccia una fila di libri.

«Sì, è molto carino. Perché, non lo avevi mai notato?» dice lasciando i volumi sul bancone.

«No, forse perché non faccio mai colazione qui!» ironizzo.

Ho finito di sistemare i libri.

Alla fine ne ho sottratto tre in tutto: uno di Sophie Kinsella, l'ultimo libro di Fabio Volo e il romanzo di Silvio Muccino e Carla Vangelista.

Speriamo che mia madre non se ne accorga!

Esco fuori a fumare una sigaretta e chiamo Pamela.

«Ciao Pamy, che fai?» le chiedo facendo un tiro.

«Sono allo studio, meno male che oggi non c'è tanta gente!»

«Allora, ci vediamo più tardi? Visto che ieri sera hai fatto fiasco e non sei riuscita a trovare il tuo futuro sposo, ci facciamo un giro per Via del Corso, magari questa volta sarai più fortunata», sbotto a ridere.

«Ah ah, spiritosa. Vedrai che alla fine dell'anno mi sposo!» ironizza.

Mentre le sto raccontando del ragazzo del bar, ho come l'impressione di essere osservata. Mi guardo intorno, e mi rendo conto che è proprio lui che mi sta fissando dall'altra parte della strada.

Oddio che faccio?

Mi sento in imbarazzo, istintivamente abbasso lo sguardo e faccio finta di nulla.

La mattinata passa velocemente e per tutto il tempo non riesco a fare a meno di guardare quel ragazzo. Ne sono rimasta incantata!

Ormai è ora di chiudere e di tornare a casa.

Non ho il coraggio di andare da lui per conoscerlo.

Vado via, lo guardo per l'ultima volta e lui mi fa un sorriso. Che bello che è.

Mi sento arrossire. Che cretina che sono, sembro proprio una bambina alle prese con le prime cotte!

Arrivo davanti alla macchina e comincio a cercare le chiavi. Apro la portiera, mi infilo di corsa come se stessi scappando e fossi nel film horror "Non aprite quella porta", inseguita da quel bestione sfigurato munito di motosega.

Sono una pazza.

Ora ho dei rimorsi, potevo dirgli qualcosa. Resterò zitella, me lo sento, sono una fifona.



Quel maledetto CupidoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora