Capitolo 2

55 2 0
                                    

- Prof per domani non ci da compiti ?-
- No, c'è già troppo da studiare-
- Grazie-
- Ricordatevi di studiare però-
- Certo prof, arrivederci-
- Arrivederci ragazzi-
Chiusa la porta della classe, il professor Alighieri si recò in aula insegnanti a prendere il cappotto. Lì incontrò alcune alunne di quinta.
- Prof-
- Ditemi-
- Verrebbe a cena l' ultimo giorno di scuola prima delle vacanze natalizie ?-
- Non saprei-
- Per favore- gli chiesero implorandolo.
- Ok, ditemi dove e a che ore e ci sarò-
- Grazie, le comunichiamo domani-
- Va bene-
Tutte le ragazze se ne andarono tranne una, Charlotte Pasini. Secondo le voci di corridoio lei era innamorata del professor Alighieri, perché vedeva in lui il fidanzato Roberto, morto in un incidente l' anno precedente. Lei era una ragazza di diciannove anni, alta, snella, occhi verdi e capelli biondi e ricci. Il professore di inglese, Mr. Smith, le diceva che sembrava un' albero con quei capelli, ma l' unica critica che le interessava era quella di Filippo Alighieri e quando, pochi giorni prima, le aveva detto che stava benissimo, lei arrossì. SI avvicinò al professore e gli porse un bigliettino, poi se ne andò senza fiatare. Il professore lo mise in un taschino e non gli diede molta importanza, uscì e si diresse verso l' osteria dove lo aspettava l' amico Alberto, che gli avrebbe dovuto riferire una cosa molto importante. Il professore era alcuni mesi che si teneva in contatto con una ragazza che aveva visto una sola volta, ma da subito rivide in lei una delle quattro ragazze che aveva amato profondamente. Il signor Ruggeri avrebbe dovuto comunicarli se era arrivata la prima lettera che la ragazza aveva promesso di mandargli, aveva detto ad Alberto di prenderla subito dal postino, così quando sarebbe andato in osteria avrebbe potuto leggerla.
- Salve professore-
- Salve Tonio-
- Solito posto ?-
- Certamente-
- Ecco a lei allora-
- Vada a dire ad Alberto e a sua moglie che sono arrivato, così possono mangiare con me-
- Certo professore-
- Prima che tu vada, mi porteresti una birra piccola per favore ?-
- Certo-
- Grazie mille Tonio-
Il professore prese dal taschino il biglietto che poco prima Charlotte gli aveva dato e lesse :
Professore io la amo, non posso nascondere i miei sentimenti per lei, da quando è morto Roberto in quella maledetta notte di febbraio lei è stato il primo raggio di sole nella mia vita. Per tutto il periodo in cui sono stata a casa a piangere per Robby ho pensato più volte al suicidio, di tagliarmi le vene, di buttarmi dall' ultimo piano della scuola, di spararmi. Tutti vedevano che stavo cambiando e piano piano mi allontanarono e mi lasciarono sola a piangere in silenzio negli spogliatoi della palestra. Poi è arrivato lei con i suoi complimenti, il suo amore per la storia, che ha contagiato tutti gli studenti. Quindi le vorrei chiedere una cosa ......... vorrebbe essere il mio ragazzo ?
Charlotte
- Oh Charlotte solo chi ha un cuore di pietra rimarrebbe impassibile davanti a tale supplica, ma mi spiace sono un professore si creerebbe un problema e non posso, l' universo , dopotutto, è pieno di stelle e vedrai che prima o poi un' altra illuminerà la tua vita - pensò il professore rimettendo il fogliettino in tasca. Guardò il suo orologio da tasca, poi tirò fuori il cellulare e guardò se c' erano novità su Whatsapp, ma nessuna. Ecco arrivare i coniugi Ruggeri che portavano anche la birra che il professore aveva ordinato.
- Alberto ! Ginevra ! Come state ?-
-Professor Alighieri ! Noi stiamo bene e lei ?-
-Diciamo che sto bene anch' io-
-Perché diciamo ?-
-No niente uno stupido pensiero che mi è entrato in testa e non vuole uscirne-
-Non si tratterà mica della ragazza che le ha scritto vero ?-
-Quindi mi ha scritto ?-
-Certamente, ecco a lei la lettera e il postino mi ha detto che gli è stato detto da un collega, il postino del paese della sua amica di penna, che la ragazza risponde al nome di Carolina Caselli -
-Carolina Caselli ?-
-Sì, perché ?-
-No niente pensavo fosse un' altra persona, ma mangiamo e non pensiamoci-
-Chi credeva che fosse ?- chiese Ginevra incuriosita.
-Ginevra !-
-Cosa ? Sono solo curiosa di saperlo-
-Non si preoccupi signor Ruggeri la domanda è più che lecita, vede Ginevra pensavo fosse una mia vecchia compagna di classe-
-Una delle sue muse ispiratrici ?-
-Esattamente-
-Ma non ha più i loro numeri-
-Purtroppo no-
-Li ha persi-
-Sì- si vedeva che il professore stava mentendo e che la verità era molto più dura, ma no lasciò trapelare nulla. Continuarono a mangiare tranquilli mentre la neve cadeva silenziosa sulla strada, il silenzio mette ansia, ma in quel caso mise a tutti una sensazione di calma. Il professore si alzò, ringraziò i coniugi, pagò e se ne andò verso casa. A casa lo aspettavano una fila di temi, verifiche di storia, filosofia e arte da correggere al solo pensiero il professore si stava addormentando mentre camminava, ma qualcosa lo riusciva a tenere sveglio, forse erano le lettere che aveva ricevuto o forse il caffè che aveva bevuto. Mentre camminava verso casa incontrò alcuni suoi alunni.
-Salve prof-
-Salve ragazzi-
-Va a casa a quest' ora ?-
-Sì e voi non dovreste essere a studiare a quest' ora ?-
-Beh, sì ma ....-
-Ok, ho capito, non sono affari miei-
Allora riprese a camminare dopo aver salutato garbatamente i ragazzi. Pensava ancora alle lettere che aveva ricevuto, ai momenti bui della sua vita e a chi amava. Più pensava a lei più arrossiva come un ragazzino innamorato. Arrivò a casa e lì il suo husky lo aspettava. Era un cucciolo di nome Leone, bianco e nero con un occhio azzurro e uno marrone. Il professore lo aveva trovato il mese prima tra la neve, infreddolito e abbandonato. Dopo alcuni giorni si era ripreso bene e il professore decise di tenerlo con sé, riempiva l' enorme vuoto che aveva nel suo cuore, quel piccolo e morbido peluche che sarebbe diventato un ottimo cane da guardia e compagno di viaggio. Il professore si levò il cappotto, si sedette in poltrona prese una tazza di tè e si mise a leggere un tema della classe 1°N.
Marco Marchi 16 Dicembre 2014
Tema n. 1 Commenta la seguente frase di Aristotele : Ad un uomo felice non si addice essere solo
Io penso che Aristotele disse questo perché vide con i suoi occhi cosa significasse essere solo e triste . Io non sono fidanzato e ogni volta che qualcuno mi si para davanti con la sua fidanzata e inizia a baciarla mi verrebbe voglia di sputargli in un occhio. Quando arrivo a casa mi metto a guardare i porno e non ci penso due volte a farmi una sega.
Il professore smise di leggere, continuava per altre tre pagine. Bevve un sorso di tè poi riprese a correggere e infine lo valutò : 8 + . Dopotutto il ragazzo aveva presentato la propria situazione e , probabilmente senza volere, aveva riflettuto anche sulle parole di Aristotele. Mise però una piccola nota sotto il voto : Marchi complimenti per il tema, ma occhio al linguaggio che usi. Comunque i miei complimenti. Finì a notte inoltrata di correggere i temi, dopo essersi versato almeno cinque tazze di tè, ma non andò a letto, anzi si mise a leggere un buon libro. L' orologio a pendolo rintoccò le due del mattino, il professore decise che si era fatto tardi ed era ora di andare a letto. Pensava, pensava e pensava ancora. Pensava al passato, al presente e al futuro, un incerto futuro pieno di forse e di vie secondarie da poter prendere, pensava all' amore, qualcosa che aveva provato più di una volta. Ricordava e rifletteva sul fatto che ogni volta erano iniziati in modo molto dolce, ma si erano poi tramutati in aspro veleno che lo uccidevano lentamente da dentro. Pensava alla famiglia che sin da piccolo voleva realizzarsi attraverso lui, ma quando si laureò, non c' era nessuno dei suoi se non la madre e i nonni materni. Pensando e riflettendo era già trascorsa un' ora insonne, forse era ora di addormentarsi, la giornata iniziava tra tre ore.

Una famiglia per beneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora