Capitolo 14

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La mattina seguente il professore si alzò verso le quattro. Si era destato da un incubo. Aveva sognato che Charlotte veniva rapita e uccisa brutalmente per colpa sua e il rimorso, sotto forma di rapace, gli strappava le interiora dal corpo.
-Devo fermare l'omicida, prima che faccia del male a chi amo- Il professore guardò nel vuoto per una decina di minuti poi esclamò
-Ecco dove caspita l'avevo vista quella ragazza- il professore si ricordò che alcuni giorni prima aveva incontrato un suo alunno, Alessandro Marchi, con la sua fidanzata, un certa Elisabetta Sandri. Ora sapeva cosa avrebbe dovuto fare quel giorno, parlare con Alessandro e con i genitori di Elisabetta. Ma erano le quattro del mattino, non poteva andare in giro ora, quindi prese i libri di Storia e di Storia dell' Arte che usava in terza e annotò alcuni appunti ai lati delle pagine, scrisse sugli Estensi, sui Gonzaga, sugli Sforza e sui Medici, poi tirò fuori tre volumi dell' enciclopedia LA GRANDE STORIA in cui si parlava d'Egitto e si mise a leggere. Senza accorgersene si erano già fatte le sette e mezza e Charlotte si stava svegliando, lasciò tutti i libri sul tavolo e si mise a prepararle la colazione.
-Buongiorno-
-Salve Prof- disse in un grande sbadiglio
-È pronta la colazione-
-Grazie, ehi ma cosa sono tutti questi libri? -
-Solo un po' di storia per iniziare bene la giornata-
-Per iniziare bene la giornata non hai bisogno di questi libri, ma di questo- gli si avvicinò e lo baciò. Si guardarono negli occhi, il professore la prese in braccio e appoggiandosi al piano cottura iniziarono a baciarsi con passione.
-Un attimo, che ore sono Charlotte? -
-Le otto-
-Devo andare ora-
-Non ancora, hai da finire con me-
-Mi piacerebbe assai, ma purtroppo devo andare-
-Allora a dopo- disse prendendosi un ricciolo tra le dita e ammiccando mordendosi il labbro inferiore. Il professore uscì in fretta, si sistemò il farfallino e si diresse in paese.
-Charlotte è una bellissima ragazza, ma finché sarà una mia alunna non posso cedere alle sue avance e ai miei istinti- pensò. Mentre si dirigeva in centro incontrò Alberto, che salutò e a cui disse che nel mezzogiorno sarebbe andato a mangiare all'osteria e quindi di tenergli un tavolo. Alberto rispose con un "certamente" e il professore riprese la sua strada, verso casa dei genitori di Elisabetta.

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