7. Story Of My Life

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12:20 AM.

Sono a pranzo accompagnata di nuovo dalla signora Khaterin. É di una compagnia fantastica, mi ricorda molto mio nonno...mi manca così tanto, non lo vedo da una settimana esatta. Mi mancano le sue cavolate.
La signora attira la mia attezione picchiettando la forchetta sul tavolo.

"Qualcosa non va piccola?", mi chiede tristemente.

"No, é solo che mi mancano i miei nonni. E mio padre. Mi mancano tanto", sento gli occhi che iniziano a bruciare.

"Chiamali, sarebbero contenti di sentirti", mi prende la mano e io ricaccio indietro le lacrime.

"Scusa dolcezza ma devo andare, fanno un corso di zumba in palestra oggi e non voglio perdermelo!", non è proprio nelle condizioni adatte per fare zumba. "Dovresti venire anche tu, ti divertiresti!"

Rido, "Immagino ma oggi non posso, ho un appuntamento!"

"Posso provare ad indovinare? Uan Direson?", ridacchia.

"Si si, é lui!", rido più forte.

Mi da una pacca sulla spalla, "Divertiti cara", si gira e se ne va.

Salgo di sopra e controllo l'ora. Sono le due, manca troppo prima dell'appuntamento...devo vederlo subito! A parte che già mi sembra strano il fatto che lo vedo praticamente tutti i giorni. Solo ieri non l'ho visto. Sto facendo dannatamente il calcolo...l'ho incontrato per due giorni di fila e oggi é il terzo! Tre cazzo di giorni! Contando che ci scriviamo tutti i giorni, sono in estasi!!

Ma poi ripenso a prima...i miei nonni...se dovesse succedergli qualcosa? Io non sarei li...non deve succedere niente, ci starei troppo male! Ma ora é come se avessi il cuore diviso in due...li sento così lontani...mi mancano da morire! Senza pensarci, vado a prendere di nuovo la lametta nella valigia e mi provoco altro dolore.
Non so perché ma é diventato come una droga, non riesco più a smettere, appena mi sento un po' giù di morale, devo farlo! Non é una cosa buona, lo so. Ma devo sfogarmi in qualche modo e non ho nessuno con cui farlo.

4:05 PM.

Lo vedo arrivare con la sua Range Rover nera e mi fa cenno di salire.

"Ciao signorina. Come stai?", sorride.

"Ciao, bene e tu?"

Sorride un po' stranito, "Bene grazie. Ho deciso di portarti al parco. Ma non é un appuntamento per divertirsi sappilo. Ti devo parlare"

Balbetto un ok e inizio ad andare in panico...cosa mai dovrà dirmi...

Appena scesi, ci sediamo su una panchina e io inizio ad osservare i bambini che corrono. Mi divertono sempre, sono così dolci.

"Dunque, ci conosciamo solo da pochi giorni, però so che c'è qualcosa che mi nascondi"

Vado subito in panico. 

"Ma no, figurati! Cosa mai dovrei nasconderti?"

Mi guarda serio. 

"Dovresti dirmelo tu. Potresti cominciare spiegandomi perché hai pianto"

"Come fai a dirlo??", sgrano gli occhi.

"Hai gli occhi arrossati e la voce roca. Puoi fidarti di me lo sai", abbasso lo sguardo e lui continua. "Avanti, non so praticamente niente di te, ma ho capito che c'è qualcosa che non va"

Mi scendono involontariamente le lacrime e inizio a raccontare.

"Non sono qui per caso, sono scappata di casa. A parte la mia migliore amica nessuno sa che sono qui. Non ne potevo più, in quella casa nessuno mi capiva, nessuno mi ascoltava, nessuno hai mai provato a farlo. Mi sentivo in gabbia, non avevo più il coraggio di chiamare casa quelle quattro mura. Anche se ammetto di sentire la mancanza di molti di loro, non mi pento della scelta che ho fatto...il problema più grande diciamo che é sorto quando ho detto che il mio sogno é quello di fare la cantante. Hanno iniziato a insultarmi e ha infrangere tutto e poi, poi...", scoppio a piangere e lui mi accarezza la spalla tenendomi sempre più vicina a lui.

"Vai avanti, sfogati"

"Poi mi hanno detto tutti che non so fare niente, che non sono realista, che non so cosa farmene della mia vita, che questo è un sogno stupido! Tutti i giorni. Tutti i giorni mi dicono questo arrabbiandosi con me...avevo chiesto a mia madre di farmi prendere lezioni di canto ma non voleva farmelo fare. Non mi hanno mai fatto fare quello che mi stava a cuore. Mai! Ero stanca e ora sono qui, sperando in qualcosa di migliore. Questa é la storia della mia vita, é sempre stato così. Se tornassi indietro non so se riuscirei a resistere ancora", mentre continua ad accarezzarmi la spalla mi risponde.

"Scappare non é la scelta migliore. Però capisco anche come ti sei sentita. Deve essere stata davvero dura per te, le parole che ti dicevano ti hanno ferita molto. Ne soffri ancora, vero?", annuisco.

"Pensa che ora non hanno più la forza di abbatterti. Sei fuori dal loro controllo adesso. Sai cavartela da sola e ci riesci benissimo!", mi consola.

"Certo, infatti quando litigo con Cara devi sempre venire tu ad aiutarmi..."

Sorride dolcemente, "Lo faccio per mia scelta, non perché non ne sei in grado. Le hai tappato la bocca un bel paio di volte!", ride. "Vedrai, le cose andranno meglio adesso"

Mi asciugo le lacrime e mi soffio il naso. Lui ha uno sguardo cupo adesso, completamente diverso da quello del solito Niall.

"C'è qualcos'altro che dovrei sapere?", alza lo sguardo.

"N-no perché?", alla risposta si fa sempre più serio.

"Fammi vedere il braccio"

"Non ce n'é bisogno, dico davvero", inizio a diventare nervosa. 

"Laura...fammi vedere", inoltra i suoi occhi nei miei.

Grugnisco quando me lo prende. Bruciano ancora da stamattina.

Tira su la manica della mia camicia e passa un dito sui tagli.
Sospira tristemente, e poi mi guarda.

"Laura perché?", caccia un altro sospiro, "Smettila di farlo, non ne hai bisogno..."

"Invece si...devo sfogare il mio dolore", mi stringe più forte e il cuore inizia a martellarmi nel petto.

"Ci sono io adesso. Puoi sfogarti con me. Sarò io la tua lametta, scaccerò via ogni tuo dolore. Non ti preoccupare", a quelle parole piango più forte bagnandogli la maglietta.

"Tu sei sempre stato la mia lametta...", dico mentre lui cattura una lacrima con il dito.

"Allora lascia che io continui ad esserlo. Voglio assicurarmi che tu non ti faccia più del male", mi stringe tra le sue braccia per l'ultima volta e mi fa alzare.

"Sono le sei e mezza adesso. A che ora hai cena?", chiede dolcemente.

"Alle otto di solito", tiro su col naso.

"Mmm...abbiamo un'ora e mezza, togliendo mezz'ora di viaggio per riportarti indietro, direi di fare una passeggiata ti...oh, ho un'idea migliore, vieni!", mi prende il braccio e io gemo dal dolore.

"Oh scusa...mi sono dimenticato"

"Fa niente, tranquillo.", sorrido, lui mi prende la mano e mi fa sedere su un'altalena. Sul serio?

"Non fare quella faccia, dai ti spingo io!", mi siedo e inizia a darmi degli spintoni.

"Piano!! Mi vuoi uccidere?", rido.

"Nah, sei troppo giovane. Se proprio dovessi uccidere qualcuno prima lo farei soffrire almeno!", ride. 

La sua risata mi fa esplodere il cuore. Non avrei mai pensato di poterla sentire dal vivo. Ora mi ha fermata.

"É già ora di andare?", metto il broncio.

"No, é il mio turno! Tocca a te spingere"

Sospiro e mi piazzo dietro di lui. Inizio a spingere gentilmente. 

"Dai più forte, non è divertente così!", mi incita.

"L'hai voluto tu!", gli mollo uno spintone e per poco non cade. Ma lui ride, ride sempre.

"Wiiiii, questo é divertente!"

"Scemo!", rido divertita.

In macchina, appena arrivati davanti all'Hotel, mi saluta con un abbraccio e, mentre riparte con la sua Range Rover, io entro nella mia stanza a ripensare a tutto questo.

Stardust |Niall Horan|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora