Sorpresa di compleanno

5.4K 283 36
                                    

È da quando sono nata che i miei genitori mi dicono sempre che sono una persona speciale.

Anche se io credo che si sbaglino.

Non ho nessuna qualità, o meglio niente di particolare: non ho una bellezza da capogiro (con i capelli e gli occhi castani non posso mica pretendere tanto), il mio naso non è dei migliori (a patata, insomma), non ho una qualche strana abilità (solo il nuoto, se si può contare), e non ho una vita come le classiche ragazze figlie di papà super viziate.

Ma non mi lamento. Non sarò la ragazza più sociale del mondo, ma mi piace la mia vita.

Ho dei genitori pressoché nella norma, una casa nella norma, un cane nella norma e dei voti nella norma. Potrei dire di essere la ragazza più nella norma del mondo.

Ma oggi, 11 agosto 2015, è il mio sedicesimo compleanno. I miei sono fissati per questo: hanno sempre detto che sarebbe successo qualcosa oggi, qualcosa che avrebbe cambiato la mia vita.

Mi ha sempre spaventato questa parte di loro, questa convinzione sulle mie future abilità.

Vedete, secondo mio padre, la mia famiglia (quella da parte di mia madre) discende da un non so che druido del popolo celtico. Da quello che ho capito, un "druido" era una specie di sacerdote con dei poteri mistici, o roba del genere. Non ho mai creduto a queste cose.

E adesso sono qui, in camera mia a subire mia madre che cerca di farmi capire che oggi è un giorno importante bla bla bla ... tutte cose così.

«Tesoro, ti prego ascoltami una buona volta. Perché non vuoi capire quanto sei speciale? Lo sai da quanto aspettavamo questo giorno?»

«Oh insomma mamma, smettila! – urlo ad un certo punto – è da tutta la vita che mi dici "oh, non sai quanto sarà bello essere speciali come te" "oh, quanto sei speciale". Beh, io non voglio esserlo. Vorrei che tu la smettessi di credere a tutto questo. Io non sono speciale, va bene?» mi alzo dal letto e comincio a correre. Sento lei che mi chiama gridando il mio nome, ma non me ne importa niente.

Scendo le scale e mi dirigo verso la porta, la apro e corro.

Corro finché non sento che mi manca il fiato. Solo quando mi fermo mi accorgo che sono arrivata fino alla Greenwich Square. È praticamente deserta, essendo una sera di pioggia e temporali.

Mi metto il cappuccio della felpa sulla testa, e comincio a camminare.

Sento le gocce di pioggia cadermi sulla testa. Alzo lo sguardo e un lampo squarcia il cielo, seguito subito dopo da un forte rumore, tanto forte che mi fa tremare lo stomaco.

Abbassando lo sguardo noto una figura. È chiaramente un uomo: noto le spalle larghe e la sua altezza. Anche lui indossa il cappuccio ed è per questo che non riesco a vedere il suo volto. Sta allungando un braccio. Tiene l'indice puntato verso di me. Mi spaventa. Comincio a indietreggiare, come se servisse a qualcosa.

E poi un dolore. Un dolore assordante al braccio destro. Me lo copro, cercando di alleviare il male, ma come se il braccio avesse preso fuoco, la mano comincia a bruciarmi e non mi resta altro che toglierla. L'uomo continua a puntare il dito verso di me, e più sta lì, più mi fa male. Sento le lacrime scendermi dagli occhi. Guardo il braccio per vedere se sta succedendo qualcosa o è solo una fantasia, ma la felpa copre qualsiasi visuale. Torno a guardare l'uomo.

Non c'è più. È scomparso.

Mi guardo intorno per cercarlo ma no lo vedo più. E il dolore smette.

Meglio se torno a casa.

Trovo mia mamma sul portico che mi aspetta. Si copre il corpo con le braccia e ha i brividi: conoscendola sarà stata lì tutto il tempo che io sono rimasta fuori. La raggiungo.

«Mamma, che ci fai ancora qui? Su dai entriamo» cerco di spingerla dentro casa, ma lei si blocca e mi abbraccia.

«Oh, tesoro. Non farlo più, va bene? Ero così preoccupata» mi appoggia le mani sulle braccia e io sussulto per il dolore. Fa un male cane. Lei se ne accorge: mi fa entrare dentro casa e comincia a tirarmi via la giacca con movimenti frenetici.

«Mamma? Cosa stai ...» smetto di parlare perché sta guardando il mio braccio ormai scoperto con gli occhi sgranati. Seguo il suo sguardo.

Oh cazzo.

Ho un tatuaggio.

L' Amante del Tempo ||Winner #Wattys2016||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora